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e - Camera dei Deputati

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la Consulta si darà servirà di base ai regolamenti delle Assemblee politiche<br />

siederanno in futuro in quest'aula. Credo che sarebbe per noi di buon auspicio<br />

se la riforma che io vi propongo — piccola riform<br />

e sia pure imperfetta e temporanea, Assemblea delle forze democratiche del<br />

paese ».<br />

Il relatore, il democristiano Micheli, dopo aver rilevato che « la questione<br />

non è di grande importanza », affermò che lo scrutinio segreto rappresentava<br />

una maggiore garanzia e sostenne questa convinzione, sua e della maggioranza<br />

della Commissione, con le seguenti argomentazioni : « La consuetudine parlamentare,<br />

dalla quale noi usciamo e di cui noi siamo la prosecuzione, lo ha<br />

mantenuto sempre. Si è usato poco e questo ha dimostrato appunto quale sia<br />

stata la discrezione <strong>dei</strong> parlamentari di allora nell'usare di questo diritto che<br />

il regolamento consentiva. Non credo che la discrezione <strong>dei</strong> consultori possa<br />

essere minore oggi, penso anzi che sarà ancora maggiore. Certo è che nei vecchi<br />

Parlamenti <strong>dei</strong> guai e <strong>dei</strong> danni e delle difficoltà portati dallo scrutinio segreto<br />

ne abbiamo trovati pochi; dall'appello nominale ne abbiamo avuti spesso, se<br />

non altro per la speditezza delle nostre discussioni. Troppe volte nella <strong>Camera</strong><br />

<strong>dei</strong> deputati si è abusato dell'appello nominale, attraverso il quale si sono forzatamente<br />

allungate molte discussioni anche importanti ».<br />

Alle dichiarazioni del relatore si associarono il liberale Artom e il demo­<br />

cristiano Cappa, mentre il socialista Luzzatto, l'azionista Cianca e il demolabu­<br />

rista Cerabona dichiararono di votare a favore dell'emendamento Fenoaltea, che<br />

venne approvato con votazione per divisione dopo che la votazione per alzata e<br />

seduta aveva dato esito incerto.<br />

(^^) L'onorevole Togliatti aveva iniziato il suo intervento con queste dichiarazioni:<br />

«Noi non abbiamo chiesto il voto segreto e non ce ne importa nulla,<br />

perché il nostro voto è pubblico ; l'abbiamo dichiarato (Commenti). Noi non<br />

vogliamo il divorzio ma non vogliamo nemmeno che si includa la dichiarazione di<br />

indissolubilità del matrimonio in questo articolo della Costituzione ».<br />

{^^) Il Presidente Terracini era in effetti intervenuto, nella seduta pomeridiana<br />

di venerdì 11 aprile 1947, per invitare l'onorevole Andreotti, che aveva richiesto<br />

una votazione per appello nominale soprattutto allo scopo di verificare il numero<br />

legale, a ritirare la sua domanda per non bloccare per ventiquattr'ore il lavoro<br />

dell'Assemblea nel caso di mancanza del numero legale. L'onorevole Andreotti<br />

replicò con queste parole: « Io insisterei nella richiesta di votazione per appello<br />

nominale, anche perché mi pare che sia veramente deplorevole il fatto che numerosi<br />

colleghi non sono presenti alle sedute dell'Assemblea. D'altra parte, non mi<br />

sembra serio votare articoli della Costituzione, che sono tutti importanti, con la<br />

presenza nell'aula di non piìi di un quinto <strong>dei</strong> membri dell'Assemblea costituente<br />

».<br />

Allora il Presidente, dopo aver dichiarato che in tal modo non si sarebbe facilitato<br />

il lavoro comune, obbligando l'Assemblea a restare inattiva per ventiquattr'ore,<br />

procedette alla votazione per appello nominale.<br />

La votazione (sull'emendamento Ravagnan all'articolo 11, relativo alla condizione<br />

giuridica dello straniero e al diritto di asilo) risultò valida per la presenza<br />

di 289 votanti, mentre una successiva votazione, sempre per appello nominale<br />

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