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Come si può osservare dalla tabella e dal grafico i terremoti che hanno colpito<br />

l’Abruzzo dal 1900 al 2009 sono stati tre e di questi solo quello del 1915 di magnitudo<br />

superiore di quello registrato nel 2009. Prendendo in considerazione tutte le regioni<br />

italiane emerge che solo tre fenomeni hanno avuto una magnitudo superiore a 7.0 Mw e<br />

due superiore a 6.5 Mw. Pertanto è possibile concludere che il terremoto verificatosi in<br />

Abruzzo è un evento raro per magnitudo e caratterizzato da alta incertezza, dato che,<br />

allo stato attuale delle conoscenze in sismologia, non è possibile prevedere con<br />

esattezza dove e quando avverrà un terremoto e la sua magnitudo (Marzocchi, 2011). Si<br />

possono però fare delle previsioni probabilistiche: si può stimare la probabilità che si<br />

verifichi un terremoto di una certa magnitudo, in un determinato intervallo di tempo e<br />

in una certa area. Un terremoto può generare altri terremoti seguendo regole<br />

predeterminate. Questa capacità è funzione della magnitudo (più è alta la magnitudo<br />

maggiore è la capacità di innescare altri terremoti) e diminuisce nello spazio e nel<br />

tempo con leggi di potenza. In quest’ottica, uno sciame sismico può essere considerato<br />

come un precursore, ma la probabilità che uno sciame sismico annunci un grande<br />

terremoto è solitamente molto debole. Durante uno sciame sismico, la probabilità di<br />

avere un grande terremoto può aumentare anche di due ordini di grandezza rispetto allo<br />

stato normale, ma tale probabilità molto raramente raggiunge l’1% (Ibidem). Questa è<br />

la ragione per la quale gli sciami sismici non sono particolarmente efficaci per<br />

prevedere i grandi terremoti. Probabilità maggiori si hanno solo dopo il manifestarsi di<br />

grandi terremoti quando la perturbazione indotta è molto consistente. L’Italia è il primo<br />

paese in cui questi modelli sono stati utilizzati in tempo reale per prevedere<br />

probabilisticamente le scosse di assestamento. In particolare, durante il terremoto<br />

dell’Aquila, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha fornito alla Protezione<br />

Civile previsioni di questo tipo ogni 24 ore. Il confronto a posteriori delle previsioni<br />

probabilistiche e della sismicità realmente avvenuta ha mostrato che il modello ha<br />

previsto bene sia il numero di eventi avvenuti dopo il 6 aprile, sia la loro<br />

localizzazione.<br />

Se l’alta incertezza nelle attività di previsione è da attribuirsi all’assenza di una<br />

procedura scientificamente approvata, ciò che risulta difficile da spiegare è l’alta<br />

incertezza della popolazione nel fronteggiare la situazione, soprattutto se si paragona il<br />

terremoto dell’Aquila con il recente terremoto che ha colpito il Giappone (11 marzo<br />

2011) che è stato superiore per magnitudo (8.9 Mw). La popolazione abruzzese non<br />

aveva istruzioni particolareggiate sui materiali di prima necessità da tenere a portata di<br />

mano, accanto alle vie di fuga. Osservando le immagini provenienti dal Giappone,<br />

colpisce, l’estrema calma con la quale i giapponesi hanno seguito alla lettera le<br />

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