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Da evidenziare che a quanto definito dal Metodo Augustus si affiancano le leggi<br />

regionali di cui si è dotata ogni regione italiana, a partire dagli anni ’80, per disciplinare<br />

le attività regionali di Protezione Civile. La legge regionale abruzzese risale al<br />

14.12.1993 (Legge regionale n.72 del 14.12.1993) che disciplina ciò che la regione deve<br />

attivare per un servizio di Protezione Civile adeguato 3 .<br />

Come definito in un recente rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione<br />

Economica e lo Sviluppo (OCSE, 2010), il modello italiano di Protezione Civile appare<br />

come un mosaico costituito da vari livelli e con una struttura piramidale che prevede il<br />

successivo coinvolgimento delle strutture a tutti i livelli.<br />

Tale modello presenta due caratteristiche chiave, la prima legata alle capacità delle<br />

strutture locali di agire in modo autonomo, se ogni struttura conosce lo scenario<br />

dell’evento per cui si prepara a mobilitarsi e il punto di coordinamento a livello locale a<br />

cui riferirsi e predispone il numero di uomini e mezzi da inviare, garantendo la<br />

comunicazione delle operazioni, il grado di incertezza delle prime ore di gestione<br />

dell’evento tende a ridursi. La struttura di comando e controllo (Di.coma.c) sarà<br />

alleggerita nelle sue operazioni logistiche ed organizzative e potrà dedicare maggiore<br />

attenzione all’individuazione di modalità di gestione delle situazioni meno prevedibili.<br />

Il modello comunque prevede che l’intervento del livello nazionale e locale siano<br />

sempre integrati e coordinati.<br />

La seconda caratteristica del modello Augustus è il suo carattere non prescrittivo e<br />

la sua capacità di adattarsi alle esigenze generate da differenti situazioni. Il modello<br />

definisce l’organizzazione modulare e propone lo schema da seguire per le operazioni di<br />

intervento, ma consente anche variazioni per massimizzare l’efficienza durante la sua<br />

applicazione. Esempi di questa flessibilità sono stati il terremoto in Umbria e Marche<br />

del 1997-1998 e l’emergenza Etna del 2002 che data l’intensità dell’evento<br />

sismico/vulcanico ha richiesto l’intervento a livello nazionale, pur essendo coinvolto un<br />

territorio ristretto alle pendici dell’Etna, ma la catena di comando e controllo è stata<br />

accorciata, rispetto a quanto previsto dal modello di intervento, infatti non sono stati<br />

istituiti i CCS e i COM sono stati posti alle dipendenze dirette della Di.coma.c. Questa<br />

flessibilità, come si vedrà nel paragrafo successivo, ha riguardato anche il terremoto<br />

dell’Aquila.<br />

3 Si rimanda al paragrafo successivo per una descrizione dettagliata di quanto definito dalla legge<br />

regionale e di quanto avvenuto in occasione del terremoto in Abruzzo.<br />

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