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elazioni tra gli attori sono definite interdipendenze e possono dare origine a differenti<br />

meccanismi di coordinamento.<br />

Pertanto il coordinamento può essere definito come l’attività di gestione delle<br />

interdipendenze per il raggiungimento di un obiettivo comune e ‹‹se non ci sono<br />

interdipendenze, non c’è coordinamento… le interdipendenze tra le attività possono<br />

essere analizzate in termini di obiettivi che sono comuni ad entrambe le attività››<br />

(Malone, Crowston, 1994: 6). Un approccio simile è quello di Klein che sostiene che ‹‹il<br />

coordinamento è il tentativo, da parte di soggetti diversi, di agire in modo comune per<br />

raggiungere un obiettivo attraverso la realizzazione e definizione di un copione a tutti<br />

comprensibile›› (2001: 70) e di Comfort che definisce il coordinamento come la<br />

capacità di allineare le proprie azioni con quelle di altri attori e con l’organizzazione<br />

complessiva in modo da poter raggiungere un obiettivo comune (Comfort, 2006).<br />

Thompson (1967) sostiene che tra le unità di un’organizzazione vi sia<br />

interdipendenza (task interdipendence) e che tale interdipendenza può essere di tre tipi,<br />

ognuno dei quali richiede un diverso processo di coordinamento:<br />

• Interdipendenza per accumulazione (pooled interdependence) quando<br />

un’organizzazione è composta da parti interdipendenti che non dipendono e<br />

non si sostengono in modo diretto 1 . A questo tipo di interdipendenza viene<br />

associato il coordinamento per standardizzazione, per il quale il livello di<br />

coordinamento necessario a mantenere l’immagine o l’identità organizzativa e<br />

ad assicurare l’uniformità del servizio attraverso le varie unità, può essere<br />

ottenuto adottando regole e procedure standard da applicare a operazioni di<br />

routine;<br />

• Interdipendenza sequenziale (sequential task interdependence) quando<br />

un’organizzazione produce in forma seriale e un’unità organizzativa non può<br />

iniziare il suo lavoro se l’altra non lo termina 2 . A questo tipo di<br />

interdipendenza viene associato il coordinamento per piano cioè l’istituzione<br />

di schemi operativi per le unità interdipendenti in base ai quali le azioni delle<br />

unità possono essere governate. Il coordinamento per programma non richiede<br />

la stessa forte stabilità e “routinizzazione” del coordinamento per<br />

standardizzazione risultando adatto alle produzioni più dinamiche;<br />

1 Thompson (1967) fa l’esempio di una società con tre filiali (A, B, C) che non interagiscono fra di loro e<br />

operano indipendentemente. Quando, però, una di queste filiali non si comporta adeguatamente, sarà<br />

l’organizzazione nel suo insieme a trovarsi in difficoltà. Sotto questo aspetto le filiali A, B e C risultano<br />

essere interdipendenti.<br />

2 Thompson (1967) fa l’esempio di due stabilimenti, A e B, dove B non può entrare in azione prima che A<br />

finisca di operare e A non può avere l’output finché B non entra in azione.<br />

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