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organizzazioni devono rapidamente valutare la situazione e la loro capacità di intervento<br />

che potrebbe essere stata danneggiata o diminuita dall’evento stesso. Inoltre, ogni<br />

organizzazione è chiamata a valutare l’adeguatezza formale dei propri piani di<br />

intervento a causa dell’intrinseca unicità degli eventi estremi che invariabilmente<br />

rendono necessario un adattamento. Questa valutazione implica non solo un’analisi dei<br />

piani preesistenti, ma anche un’integrazione delle risorse necessarie e una ridefinizione<br />

delle strategie decisionali. Sebbene processi di policy making centralizzati possano<br />

essere necessari, il modello decisionale deve essere adattato o modificato per far fronte<br />

a situazioni inattese in tempo reale ed anche i piani di comunicazione necessitano di una<br />

revisione, in particolare, se si verifica il coinvolgimento di attori non previsti dai piani<br />

definiti prima del manifestarsi dell’evento stesso, oppure se si vengono a creare<br />

organizzazioni emergenti. Questo processo di adattamento non è facile da attuare.<br />

Rispetto ai tre casi analizzati è possibile identificare un processo di adattamento per il<br />

caso italiano del terremoto in Abruzzo, infatti il modello decisionale previsto dalla<br />

normativa viene adeguato al contesto e pur conservando le caratteristiche di una<br />

gerarchia si combina con strutture decentralizzate che gestiscono attività e processi<br />

decisionali in modo autonomo garantendo però sempre una comunicazione con le<br />

strutture centrali.<br />

Per i due casi americani invece emerge l’adozione di un modello gerarchico a rete<br />

che presenta una chain-of-command e responsabilità delineate per ogni posizione, cerca<br />

di assicurare ordine e utilizzo di una terminologia uniforme in grado di garantire<br />

l’immediata identificazione delle risorse e delle funzioni organizzative, ma che in realtà<br />

fallisce in tale compito. Il fallimento è determinato da diversi fattori: la presenza di più<br />

leader e la mancata chiarezza delle responsabilità loro attribuite, l’incapacità di stabilire<br />

partnership con nuovi attori/organizzazioni in grado di dare un contributo alle<br />

operazioni di risposta e intervento, la scarsa fiducia e la propensione alla<br />

centralizzazione del potere. Tale struttura è risulta anche poco flessibile e “creativa”,<br />

ovvero poco capace di adattarsi alle caratteristiche del contesto per poter superare<br />

ostacoli e criticità. Le singole organizzazioni hanno agito come burocrazie inerti in<br />

attesa che la situazione si adattasse ai lori codici di intervento anziché cercando di<br />

collaborare per trovare risposte adeguate alle nuove sfide determinate dall’evolversi<br />

della situazione; i leader non sono stati in grado di utilizzare le informazioni di cui<br />

disponevano per poter indirizzare una risposta condivisa e comune e di costruire forti<br />

relazioni e partnership con nuove organizzazioni perdendo così di lucidità.<br />

Un terzo aspetto riguarda la capacità di utilizzare tutte le informazioni a<br />

disposizione e le tecnologie per garantire una conoscenza completa della situazione e<br />

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