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- Il coordinamento pre-progetto, ovvero i meccanismi di coordinamento durante<br />

tutte le attività che precedono l’avvio di un progetto di sviluppo;<br />

- Il coordinamento durante la fase di progettazione;<br />

- Il coordinamento durante la fase di realizzazione;<br />

Per ciascuna fase sono state individuate le differenti modalità che un meccanismo di<br />

coordinamento può assumere. Per esempio, nel caso un’organizzazione decida di<br />

adottare come meccanismo di coordinamento la standardizzazione, nella fase iniziale<br />

del progetto tale meccanismo si tradurrà nell’adozione di procedure standard o nella<br />

ridefinizione di procedure standard che possono garantire la realizzazione del progetto.<br />

Durante la fase di progettazione tale meccanismo si traduce nell’identificazione e<br />

definizione di precise regole di progettazione e nell’utilizzo di conoscenza tacita. Infine,<br />

nella fase di realizzazione, il coordinamento tramite standard si riferisce all’adozione di<br />

meccanismi di flessibilità che possono garantire il raggiungimento dell’obiettivo<br />

stabilito (Adler, 1995). La stessa distinzione è possibile anche nel caso in cui<br />

l’organizzazione decida di adottare un differente meccanismo di coordinamento, come il<br />

coordinamento attraverso piani e procedure, attraverso adattamento reciproco oppure<br />

attraverso gruppi di lavoro. Ogni fase di realizzazione di un nuovo progetto comporterà<br />

non un cambiamento del meccanismo di coordinamento in quanto tale, ma una sua<br />

“trasformazione” al fine di gestire in itinere l’interno processo di realizzazione del<br />

progetto.<br />

Il coordinamento attraverso standardizzazione e formalizzazione può portare<br />

all’adozione di procedure di routine che offrono la possibilità di usufruire delle<br />

esperienze precedenti, senza doverle continuamente reinventare. Usando le routine per<br />

codificare le migliori pratiche, le capacità individuali possono essere trasformate in<br />

capacità organizzative, e quindi in potenziali fonti di vantaggio competitivo (Nelson,<br />

Winter, 1981; Levitt e March, 1988). Tutto ciò dipende dalla capacità di utilizzare gli<br />

standard di lavoro per catturare e mettere in atto l’apprendimento precedente e quindi<br />

creare una piattaforma per l’ulteriore miglioramento (Deming, 1986; Adler e Borys,<br />

1995). Tale pratica è adottata soprattutto negli ambienti sanitari, dove le routine da<br />

tempo assumono la forma di protocolli. Più recentemente, i protocolli si sono evoluti in<br />

percorsi clinici, che combinano i protocolli usati da diversi soggetti in un unico<br />

documento, che delinea i compiti da realizzare, la sequenza con cui devono essere<br />

eseguiti e le decisioni da prendere. Le routine di lavoro riducono la necessità di<br />

un’interazione tra i partecipanti e quindi rappresentano una modalità di coordinamento a<br />

basso costo. Sebbene ci sia poca o nessuna evidenza che dimostri che le routine sono in<br />

grado di migliorare le prestazioni riducendo la necessità di interazione, vi è qualche<br />

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