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garantisce un maggior contatto diretto tra i soggetti, la minor distanza tra la linea<br />

operativa e i centri decisionali, offre maggiori opportunità di integrazione dei soggetti<br />

nella struttura decisionale e, di conseguenza, una maggiore cooperazione e un maggior<br />

coordinamento per il raggiungimento degli obiettivi comuni.<br />

Divisione e specializzazione del lavoro<br />

La specializzazione e divisione del lavoro, fonte di vantaggio competitivo delle<br />

organizzazioni, può portare anche ad una frammentazione eccessiva delle responsabilità<br />

e alla mancanza di integrazione, impedendo di orientare unità organizzative<br />

disomogenee verso obiettivi comuni. La progettazione dei sistemi di integrazione si<br />

pone quindi come obiettivo quello di coniugare comportamenti e atteggiamenti<br />

differenziati in quanto derivanti da assetti organizzativi e da mappe cognitive sviluppate<br />

nel tempo da soggetti che svolgono attività specialistiche.<br />

Il ricorso alla divisione del lavoro e alla specializzazione e l’eccessiva<br />

concentrazione sui processi di lavoro può portare a trascurare l’importanza del<br />

coordinamento e dell’integrazione, dando origine a quello che Heath e Staudenmayer<br />

(2000) definiscono coordination neglect che può assumere differenti “sfumature”<br />

(Figura 1).<br />

Figura 1 – Coordination neglect<br />

Fonte: Heath e Staudenmayer, 2000<br />

Il problema del coordinamento emerge a seguito della divisione del lavoro, ovvero<br />

della scomposizione dei processi operativi in un numero definito di mansioni assegnate<br />

a singoli attori o unità organizzative.<br />

Il risultato ottenibile dalle varie unità è fortemente dipendente dalle condizioni<br />

operative di quelle ad esse collegate. Ciò significa che l’aumento della divisione del<br />

lavoro ha un effetto, in termini di efficienza ed efficacia, solo se si riescono a gestire le<br />

interdipendenze che la stessa divisione del lavoro contribuisce a creare. Ogni<br />

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