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Una terza classificazione è quella proposta da Laegreid e Serigstad (2006) che, con<br />

riferimento alla sicurezza nazionale, distinguono tre approcci al coordinamento che<br />

fanno riferimento a tre diversi modelli organizzativi.<br />

• Il primo è un approccio top-down focalizzato sul modello gerarchico e presume<br />

che l’organizzazione della sicurezza debba iniziare al top ed essere diretta verso il<br />

basso, il che implica un forte controllo politico. L’idea di un coordinamento<br />

dall’alto verso il basso deriva dal presupposto che le organizzazioni per essere<br />

coordinate devono già aver identificato dei coordinatori interi, che il rapporto tra<br />

le organizzazioni debba essere già definito e così anche le modalità per il<br />

raggiungimento degli obiettivi (Wise, 2002).<br />

• Il secondo modello è quello a rete che risulta più adatto in situazioni non<br />

strutturate e complesse (Kettl, 2003; Wise, 2002). Questo approccio si basa<br />

sull’idea che il coordinamento sia un problema contingente. Che cosa è, come<br />

funziona e il modo migliore per attuarlo dipendono dalla natura del problema,<br />

dalla natura dell’organizzazione e degli attori coinvolti (Lawrence e Lorsch,<br />

1967). Standard e modelli gerarchici non sono adatti per le organizzazioni che<br />

operano in ambienti instabili e che richiedono: flessibilità, decisioni rapide e<br />

cambiamenti continui, un bisogno di maggiore decentramento del potere e meno<br />

enfasi sulla struttura formale per far si che le informazioni circolino rapidamente.<br />

In questo approccio l’accento non è su un forte controllo centrale, ma su come<br />

migliorare la raccolta e il trattamento delle informazioni, a partire dal basso e<br />

dall’esterno (Kettl, 2003).<br />

• Il terzo modello può essere definito il modello dell’agenzia (Pollitt e Talbot,<br />

2004; Pollitt et al. 2004). Nel modello dell’agenzia il forte ruolo di vigilanza e di<br />

regolamentazione è legato al principio della responsabilità integrata. Il modello<br />

cerca di migliorare la responsabilità complessiva, sostenendo che ognuno dispone<br />

di responsabilità specifiche e gode di uno stato di semi-autonomia che gli<br />

permette di operare secondo il principio delle conoscenze professionali<br />

(Christensen, Lægreid, 2005). Tale modello rappresenta un ibrido, attribuisce<br />

potere al vertice e responsabilità di coordinamento e regolazione a tutte le<br />

organizzazioni coinvolte.<br />

Nella realtà raramente viene impiegato un unico strumento di coordinamento; più<br />

comuni sono combinazioni di diversi modelli, spesso a seconda di quelli che sono gli<br />

scopi perseguiti. Una rappresentazione chiara di come le modalità di coordinamento<br />

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