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istruzioni apprese in decine e decine di esercitazioni effettuate sia sui luoghi di lavoro<br />

che in quelli ad uso privato (Sole 24 Ore, 2012). Hanno atteso una pausa tra le scosse<br />

principali, sono usciti dagli edifici con tranquillità e ordinatamente, hanno raggiunto<br />

aree all’aperto lontane dal raggio d’azione di eventuali crolli. In Giappone la<br />

prevenzione del rischio non riguarda solo la costruzione delle case, ma è un impegno<br />

quotidiano, una regola da osservare ogni giorno. I giapponesi sapevano esattamente<br />

cosa stava succedendo e sapevano esattamente cosa fare, con disciplina.<br />

Le ragioni di tale differenza sono molte: fra tutti i posti più ricchi del pianeta il<br />

Giappone è sicuramente quello che guida la classifica per quanto riguarda la frequenza<br />

degli eventi sismici, precedendo anche se di poco la Cina e distanziando Italia,<br />

California, Nuova Zelanda e Grecia. Rispetto all’Italia ha però una sismogeneticità<br />

estremamente diversa ed è un’area dove i terremoti sono molto forti. Ma sicuramente la<br />

prima ragione è l’alto grado di prevenzione che il governo giapponese mette in campo<br />

nella salvaguardia dell’incolumità dei suoi cittadini, unita alla precisione di un popolo<br />

che sa redigere linee guida efficaci, emanare precise normative antisismiche, rispettarne<br />

i dettami e seguire alla lettera, disciplinatamente, le raccomandazioni riducendo in tal<br />

modo l’incertezza nell’azione post evento. L’insegnamento che deriva dall’esperienza<br />

giapponese sembra banale, le zone ad alto rischio sismico, o anche idrogeologico,<br />

devono sapersi attrezzare e devono promuovere la politica della prevenzione. In realtà<br />

questo modo di agire, l’attenzione alla prevenzione e la capacità di reagire non sono<br />

così diffuse.<br />

Terza caratteristica di ogni evento estremo è la capacità di determinare profondi<br />

cambiamenti. Questo è quello che è accaduto anche all’Aquila, numerosi i danni subiti<br />

in particolare nel centro storico, devastato da smottamenti di terreno e crolli. La figura<br />

26 illustra attraverso la scala MSC il livello di danneggiamento delle varie zone e quelle<br />

maggiormente danneggiate risultano oltre L’Aquila, Onna, S. Eusanio e Castelnuovo.<br />

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