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organizzazione deve dunque soddisfare due esigenze contrapposte: la divisione del<br />

lavoro e il loro necessario coordinamento (Thompson, 1967). Un caso emblematico è<br />

quello della programmazione informatica: i moduli di un programma per computer<br />

elaborati singolarmente dai tecnici devono essere perfettamente integrati all’interno di<br />

un unico software. Affinché ciò accada è necessario che si crei un clima collaborativo e<br />

sinergico tra i programmatori (Heath e Staudenmayer, 2000).<br />

La situazione si complica quando l’organizzazione opera una divisione del lavoro<br />

tra esperti che presidiano ambiti operativi differenti. Si pensi, ad esempio, alla creazione<br />

di un’automobile che richiede una varietà di persone con competenze specifiche nel<br />

campo del design, della meccanica, dell’elettronica, ma anche del marketing per quanto<br />

concerne l’attività di promozione e vendita. In questo caso l’organizzazione deve<br />

integrare i risultati dell’operato di specialisti che utilizzano linguaggi tecnici diversi e<br />

hanno modi di vedere, pensare e agire altrettanto differenti (Ibidem).<br />

La mancanza di integrazione può essere determinata anche dall’incapacità dei<br />

singoli di capire l’importanza del coordinamento e della collaborazione, essenziali per<br />

un’efficiente ed efficace gestione organizzativa. Le persone sono dotate di razionalità<br />

limitata e pertanto hanno difficoltà a formulare le decisioni per loro più convenienti<br />

perché non conoscono tutte le possibili alternative d’azione e le conseguenze che da<br />

esse possono derivare ed hanno, inoltre, una percezione imprecisa e mutevole delle loro<br />

preferenze. Gli attori si costruiscono perciò un modello della realtà semplificato e<br />

approssimativo, soggetto a continue ridefinizioni e dopo aver fissato gli obiettivi da<br />

perseguire, ogni individuo raccoglie notizie dall’ambiente circostante, oppure le<br />

seleziona in modo opportuno fra il repertorio posseduto, con lo scopo di identificare le<br />

alternative risolutive rilevanti. I condizionamenti alla razionalità derivano dai limiti<br />

neurofisiologici (o computazionali) e cognitivo-espressivi che caratterizzano la mente<br />

umana. I primi riguardano la scarsa capacità di raccogliere e immagazzinare<br />

informazioni, di richiamarle alla memoria e di elaborarle senza commettere errori.<br />

Mentre i limiti cognitivo-espressivi si riferiscono all’impossibilità per gli attori di<br />

apprendere tutte le informazioni rilevanti in un processo decisionale e all’incapacità di<br />

articolare le conoscenze attraverso l’uso di un linguaggio comprensibile.<br />

La condizione di razionalità limitata è indotta dall’impossibilità di definire una<br />

catena mezzi-fini compiuta (soprattutto quando il fine è remoto), dalle difficoltà di<br />

individuare gli strumenti operativi più opportuni e dalla stima imprecisa delle<br />

conseguenze dell’azione.<br />

Due aspetti correlati con il coordination neglect sono il partition focus, ovvero la<br />

tendenza degli attori a privilegiare la divisione del lavoro, trascurando l’integrazione dei<br />

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