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incendio; 11 persone sono morte all’istante, incenerite dalle fiamme, mentre 17<br />

lavoratori sono rimasti feriti (Sole 24 Ore, 21 aprile 2010).<br />

Due giorni dopo l’esplosione, la piattaforma è affondata, depositandosi a circa 400<br />

metri di profondità e a circa mezzo chilometro a nord-ovest del pozzo.<br />

Nonostante fosse affondata, dal pozzo petrolifero sul fondale marino è continuato a<br />

fuoriuscire il petrolio greggio, spinto dalla pressione più elevata del giacimento<br />

petrolifero e poi risalito per via della minor densità rispetto all’acqua (Figura 47).<br />

Figura 47 – Fuoriuscita petrolio dal 22 al 26 aprile 2010<br />

Fonte: NOAA, 27 aprile 2010<br />

La British Petroleum ha immediatamente avviato una serie di tentativi per arginare la<br />

falla, utilizzando dei veicoli comandati da remoto per chiudere le valvole di sicurezza,<br />

ma senza successo. Ha poi provato ad utilizzare degli agenti solventi, che avrebbero<br />

dovuto legarsi chimicamente alle molecole di petrolio, per farlo precipitare sul fondo<br />

del mare. Il 7 maggio 2010 è stata adottata la tecnica “top kill”, utilizzando una cupola<br />

di cemento e acciaio dal peso di 100 tonnellate, ma la perdita non si è arrestata ed il<br />

206<br />

Propagazione del petrolio<br />

dal 22 al 26 aprile 2010<br />

Inclusa la previsione per il 27 aprile

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