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stesse facendo un lavoro piuttosto buono di crisis communication, sia con riferimento ai<br />

rapporti con gli enti governativi che con il pubblico, ma subito dopo la performance è<br />

precipitata, la BP ha commesso l’errore di rassicurare in modo eccessivamente<br />

ottimistico, basti pensare all’affermazione rilasciata dall’amministratore delegato Tony<br />

Hayward, secondo cui una quantità di greggio «relativamente piccola» si stava<br />

riversando in un «oceano grandissimo». Le stime quantitative della BP su quanto<br />

petrolio stava finendo nel Golfo hanno dovuto essere corrette ripetutamente al rialzo,<br />

mentre le sue stime di quanto petrolio si stava riuscendo a recuperare venivano<br />

abbassate. A luglio la compagnia ha iniziato a capire e ha cercato di rimediare<br />

sostenendo che una trivellazione secondaria avrebbero messo fine alla fuoriuscita entro<br />

agosto, ma avvertendo che c’era la possibilità di imprevisti e illustrando persino i piani<br />

di riserva nel caso le trivellazioni secondarie non avessero funzionato (The New York<br />

Times, 2010).<br />

Il secondo fallimento nel processo di comunicazione è dovuto al fatto che non c’è<br />

mai stata assunzione di responsabilità, nessun responsabile della BP ha mai ammesso di<br />

aver contribuito all’evento prendendo delle scorciatoie e ignorando i segnali di allarme.<br />

Nessuno ha mai voluto fare questa ammissione insistendo sulla necessità di dover<br />

aspettare le conclusioni delle molte indagini in corso invece di avanzare ipotesi sui<br />

possibili fattori che combinandosi hanno portato al manifestarsi dell’evento (Sandman,<br />

2010).<br />

5.3.4 Conclusioni<br />

Come per i casi precedenti, la gestione dell’evento ha coinvolto organizzazioni ed<br />

individui con differenti ruoli e nel caso specifico sia organizzazioni che operano a<br />

livello federale, statale e locale che enti privati, le società private proprietarie e<br />

responsabili delle operazioni di estrazione del petrolio.<br />

Dall’analisi condotta ciò che emerge ancora una volta è un processo di gestione che<br />

ha incontrato delle difficoltà in gran parte determinate dalla scarsa capacità dei singoli<br />

attori di creare una base di conoscenza condivisa, un “quadro operativo comune” come<br />

base per l’azione (Hutchins, 1995). A seguito dello scoppio della piattaforma<br />

petrolifera, il governo e gli attori aziendali, che possedevano diversi tipi e gradi di<br />

conoscenza e competenze, non sono sempre stati in grado di condividere le<br />

informazioni per definire le modalità di intervento rendendo complesso il processo<br />

decisionale e rallentandolo. La mancanza di interdipendenza tra gli attori ha generato<br />

ritardi e inefficienze operative.<br />

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