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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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1810<br />

Un tenente del 5° <strong>di</strong> linea qui <strong>di</strong> stanza poco mi seppe <strong>di</strong>re all’uopo; ma però mi presentò ad un suo<br />

vecchio tenente <strong>di</strong> circa quarant'anni del reggimento Real Corso, che nell'azione era restato<br />

leggermente ferito al braccio destro.<br />

Egli ci accolse affabilmente, e quasi piangendo per la forte percentuale data dal suo<br />

reggimento, fra morti e prigionieri, così si espresse: “Appena cessato come per incanto la sera del<br />

17 volgente quel forte vento <strong>di</strong> levante che aveva sconvolto in tempesta il placido stretto, da<br />

obbligare la squadra inglese a prendere rifugio nel vicino porto <strong>di</strong> Messina, noi del 1° battaglione<br />

del Real Corso, verso le 10 pom. abbiamo l'or<strong>di</strong>ne del generale Cavaignac <strong>di</strong> prendere imbarco su<br />

15 lancioni, serviti da ottimi marinai. Prese imbarco con noi anche il Sig. Zenar<strong>di</strong>, generale in<br />

secondo, che ci doveva seguire con la seconda spe<strong>di</strong>zione, della quale già cominciava <strong>di</strong><br />

imbarcarsi il 1° battaglione del 4° <strong>di</strong> linea, comandato dal colonnello D’Ambrosio; questi due<br />

battaglioni furono destinati quale antiguardo. Tosto, a furia <strong>di</strong> remi e vele, fummo, molto lontani dal<br />

lido.<br />

La traversata fu coronata da buon successo, senza ostacolo o incidente alcuno. Appena<br />

incominciò lo sbarco, misimo in fuga una cinquantina <strong>di</strong> militi inglesi. Fra i primi a prendere terra fu il<br />

generale Zenar<strong>di</strong>, che <strong>di</strong>resse lo sbarco con molta celerità ed esattezza.<br />

La seconda spe<strong>di</strong>zione arrivò tosto, ed anch'essa con molta spe<strong>di</strong>tezza seguì lo sbarco, <strong>di</strong>retto<br />

dal colonnello D’Ambrosio. Come vedete, lo sbarco avvenne verso le 2.40 ant.; il convoglio delle<br />

barche ritornò sulla spiaggia calabra per imbarcare un battaglione del 3° <strong>di</strong> linea al comando del<br />

colonnello Rossarol, ed un altro del 2° leggieri al comando del colonnello Graziani; il resto del<br />

grosso della spe<strong>di</strong>zione veniva col generale Cavaignac,<br />

Arrivati, come più su ho detto, sul suolo siciliano, si dovette per circa un'ora indugiare, poiché il<br />

generale Zenar<strong>di</strong> aspettava <strong>dei</strong> segnali convenuti, per mezzo <strong>di</strong> razzi, per conoscere quello da<br />

farsi, e durante l’aspettativa, presimo posizione su <strong>di</strong> un'altura prossima al mare, presso la fiumara<br />

<strong>di</strong> S. Stefano.<br />

Il cielo cominciava ad albeggiare, e non si scorgevano ancora né segnali né il grosso della<br />

spe<strong>di</strong>zione. In simile e <strong>di</strong>fficile circostanza, il nostro generale supponendo qualche malaugurato<br />

incidente che avesse impe<strong>di</strong>to le comunicazioni, ideò <strong>di</strong> mandare nel prossimo villaggio <strong>di</strong> S.<br />

Stefano una mezza compagnia del 4° <strong>di</strong> linea per sondare le acque; ma tosto dovette ritornare<br />

in<strong>di</strong>etro, dopo <strong>di</strong>versi spari <strong>di</strong> fucile, avendo trovato quella popolazione molto ostile. In questo stato<br />

<strong>di</strong> perplessità, il generale Zenar<strong>di</strong> stava decidendo con i due colonnelli il da farsi in simile e spinoso<br />

caso, quando scorgemmo in lontananza il grosso della spe<strong>di</strong>zione che veniva.<br />

Lo sbarco avvenne a circa 400 tese da noi, ed in un punto agevole, <strong>di</strong>retto dal generale<br />

Cavaignac. Il nostro battaglione ed il 4° <strong>di</strong> linea avemmo l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> muoverci verso l'interno su<br />

alcune colline; presso la Contessa, e da quel posto vi<strong>di</strong>mo l’intero convoglio <strong>di</strong> barche e lance<br />

staccarsi dalla riva sicula e ritornare sulla costa calabra per il trasporto <strong>di</strong> altre truppe ed artiglierie.<br />

Il re, visto il felice esito della nostra spe<strong>di</strong>zione, or<strong>di</strong>nò al generale in capo francese Grenier, <strong>di</strong><br />

imbarcare le due <strong>di</strong>visioni francesi, sotto gli or<strong>di</strong>ni <strong>dei</strong> due generali Lamarque e Partouneaux; ma il<br />

Grenier si negò recisamente per or<strong>di</strong>ni superiori (secondo che si <strong>di</strong>ce). Allora il re dovette segnalare<br />

per telegrafo il reimbarco subito alla <strong>di</strong>visione Cavaignac per il nostro lido, ed alle cannoniere<br />

proteggere a qualunque costo il convoglio delle truppe.<br />

L'or<strong>di</strong>ne però era venuto quando l'intero convoglio <strong>di</strong> barche era ben lungi da noi. Si dovette<br />

alla fortuna <strong>di</strong> una lancia del generale Cavaignac, che <strong>di</strong> persona vi s’imbarcò, se si potette<br />

raggiungere a ranca forzata il convoglio <strong>di</strong> barche che si <strong>di</strong>rigeva sulla nostra costa. Tutte le barche<br />

del convoglio allora per or<strong>di</strong>ne espresso del Cavaignac, a ranca forzata ritornarono in<strong>di</strong>etro e<br />

fortunatamente si potette dare il tempo <strong>di</strong> rimbarcare il grosso della <strong>di</strong>visione per l’acume e la<br />

sveltezza del generale in capo. Molta confusione successe nell'imbarcazione, come avviene in simili<br />

circostanze; ma relativamente la cosa andò bene.<br />

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