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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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Italiani! Voi foste per lunga stagione sorpresi <strong>di</strong> chiamarci invano. Voi ci tacciaste forse ancora<br />

d’inazione allorché i vostri voti ci suonavano d'ogni intorno. Ma il tempo opportuno non era per<br />

anco venuto, non per anco aveva io fatta prova della perfi<strong>di</strong>a de’ vostri nemici, e fu d’uopo che<br />

l'esperienza smentisse le bugiarde promesse <strong>di</strong> cui ne erano così pro<strong>di</strong>ghi i vostri antichi dominatori<br />

nel riapparire fra noi.<br />

Speranza pronta e fatale! Me ne appello a voi, bravi ed infelici italiani <strong>di</strong> Milano, <strong>di</strong> Bologna, <strong>di</strong><br />

Torino, <strong>di</strong> Venezia, <strong>di</strong> Brescia, <strong>di</strong> Modena, <strong>di</strong> Reggio e <strong>di</strong> altrettante illustri ed oppresse regioni.<br />

Quanti pro<strong>di</strong> guerrieri e patriotti virtuosi svelti dal paese natio! Quanti gemiti tra i ceppi! Quante<br />

vittime ed estorsioni ed umiliazioni inau<strong>di</strong>te!<br />

Italiani! Riparo a tutti i mali, stringetevi in salda unione ad un governo <strong>di</strong> vostra scelta; una<br />

rappresentanza veramente nazionale, una costituzione degna del secolo e <strong>di</strong> voi garentiscono la<br />

vostra libertà e prosperità interna, tosto chè il vostro coraggio avrà garantita la vostra<br />

in<strong>di</strong>pendenza. Io chiamo intorno a me tutti i bravi per combattere. Io chiamo del pari quanti hanno<br />

profondamente me<strong>di</strong>tato negl’interessi della loro patria, a fine <strong>di</strong> preparare e <strong>di</strong>sporre la<br />

costituzione e le leggi che reggono oggimai la felice Italia, la in<strong>di</strong>pendente Italia!<br />

Rimini, li 30 marzo 1815<br />

firmato Gioacchino Napoleone<br />

Qui abbiamo ricevuti ottimi alloggi ed io sono stato ospitato nella nobile famiglia Gambutti,<br />

dalla quale ho appreso parecchie notizie che riassumo.<br />

La sera del 29 venne abbattuta la porta <strong>di</strong> San Bartolomeo e le truppe del generale Carascosa<br />

invasero la città; circa un migliaio d'austriaci tosto scapparono per porta San Giuliano.<br />

Le principali vie della città vennero in qualche modo illuminate dalla popolazione<br />

spontaneamente. La mattina del giorno 30 entrò tutta la rimanenza della prima <strong>di</strong>visione del<br />

generale Carascosa. Verso le 9.30 giunse il re circondato dal suo brillante Stato-maggiore, accolto<br />

festosamente dalla popolazione. Poco dopo venne affisso alle cantonate delle vie un gran<br />

proclama a stampa, come tuttora si trova, col quale faceva appello a tutti gli italiani <strong>di</strong> stringersi<br />

intorno a lui, per cacciare fuori lo straniero e rendere libera e grande la nostra bella Italia, come ai<br />

tempi <strong>dei</strong> nostri gran<strong>di</strong> padri romani.<br />

“<strong>Capitano</strong>, mi ha chiesto il Sig. Gambutti, la vostra armata a quanto ascende?”<br />

“A circa 40.000 uomini”, gli ho risposto.<br />

Egli è rimasto meravigliato, abbenchè sia un ardente entusiasta del nostro re ed un nemico<br />

acerrimo dell'Austria e del governo papale. Egli, schiettamente parlando, mi ha detto aver <strong>dei</strong><br />

dubbi sulla gran<strong>di</strong>osa riuscita dell'unificazione italiana per l'esiguo numero <strong>dei</strong> nostri soldati.<br />

Secondo le sue vedute, l'esercito napolitano ora occupa la più piccola parte del centro della<br />

penisola. Tutti i forti della Toscana, le fortezze della Lombar<strong>di</strong>a, del Veneto, del Piemonte, del<br />

Genovesato, sono nelle mani degli austriaci o <strong>dei</strong> principi ad essi collegati, oltre la linea del Po,<br />

messa in assetto <strong>di</strong> guerra. Ora, secondo lui, per poter vincere questi gran<strong>di</strong> ostacoli, sarebbe stato<br />

necessario entrare in campagna con almeno 100.000 uomini e 100 bocche da fuoco.<br />

Io gli ho risposto che l’armata si sarebbe per via ingrossata dell'elemento borghese ed ex<br />

militari, secondo le promesse e le offerte fatte al re. Alla qual cosa egli mi ha soggiunto: “Le<br />

popolazioni, capitano, non ne vogliono sapere <strong>di</strong> guerra; è quasi un ventennio che si è vissuti in<br />

queste con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> cose. Ora ognuno non desidera altro che <strong>di</strong> vivere sotto un qualsiasi padrone,<br />

purché li lasci vivere in quiete; questa è l'attuale mentalità delle popolazioni italiane. Meno però <strong>di</strong><br />

pochi uffiziali ora in pensione, che desiderano acquistar grido dell'onore delle armi con la guerra,<br />

nonché la classe degli impiegati, che per ragioni del nuovo sistema cessarono in parte o in tutto<br />

dalle loro cariche opulenti che si erano create col governo napoleonico; questi sono i <strong>di</strong>ssidenti del<br />

momento.<br />

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