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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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Terza parte<br />

5 5 luglio luglio. luglio Quasi tutta la notte l'ho passata in continuata veglia, avendo forse riposato nel meriggio <strong>di</strong><br />

ieri un pochino.<br />

Questa mattina sono uscito verso le 8 ant. e questa è l'ultima giornata che passo nella bella e<br />

cara Napoli; e chissà poi quale sarà il triste avvenire nel mio piccolo paesello!<br />

Verso le 7 ant. mi son <strong>di</strong>retto all'abitazione del Sig. D. Luigi La Greca prima ch’egli uscisse <strong>di</strong><br />

casa per recarsi al suo uffizio. Egli ha approvato pienamente la mia ferma decisione <strong>di</strong> aver dato le<br />

<strong>di</strong>missioni dall’armata napolitana; e con insistenza affettuosa ha voluto invitarmi a pranzo. Da tanta<br />

cortesia non ho potuto esimermi.<br />

Poco dopo siamo usciti <strong>di</strong> casa, avvicinandosi l'ora del suo uffizio giornaliero. Durante il pranzo<br />

siamo stati soli, trovandosi il figlioletto Augusto affidato ad un precettore, e madama, con la quale<br />

convive, presso i suoi, fuori <strong>di</strong> Napoli.<br />

Durante il pranzo mi ha comunicato il seguente <strong>di</strong>spaccio, venuto da Zurigo con data del 23<br />

giugno passato il quale fa noto “che il giorno 18 del detto mese l’Imperatore Napoleone in persona<br />

partecipò a una gran battaglia, a Monte San Giovanni o Waterloo, contro l’armata inglese del<br />

generale Wellington. Il generale prussiano Blücher con la sua armata arrivò verso sera, attaccando<br />

vigorosamente <strong>di</strong> fianco e alle spalle l’inimico; l'effetto <strong>di</strong> questo movimento fu decisivo.<br />

L’armata napoleonica abbandonò tutta l'artiglieria, facendosi gran numero <strong>di</strong> prigionieri,<br />

compresovi anche l'equipaggio dell'Imperatore Napoleone”.<br />

A questa granve notizia, che tosto ho copiata, D. Luigi così ha conchiuso: “Ai maggiori <strong>di</strong>sastri <strong>di</strong><br />

Napoleone una buona parte <strong>di</strong> colpa va dovuta al re Gioacchino, per averlo parecchie volte<br />

tra<strong>di</strong>to, come tu sai meglio <strong>di</strong> me”.<br />

Nel congedarmi da lui mi ha abbracciato e baciato affettuosamente, così <strong>di</strong>cendomi: “Con tutta<br />

la facilità <strong>di</strong> questo mondo, t'assicuro che tra breve forse ci rivedremo in Polignano, perché con<br />

questo governo borbonico, <strong>di</strong> cui conosco bene la perfi<strong>di</strong>a, non potrò a lungo rimanere nella<br />

presente carica”.<br />

Verso sera mi son <strong>di</strong>retto al palazzo del duca D. Filippo Leto per salire forse l'ultima volta la bella<br />

e spaziosa scalinata e licenziarmi definitivamente tanto da lui che dalla cara famiglia Langent.<br />

Il duca era sulle mosse <strong>di</strong> uscire <strong>di</strong> casa, e nel rivedermi si è rallegrato.<br />

“Dunque, capitano, si parte domani?”<br />

“Si, Sig. duca, questa è l'ultima volta che ho l'onore <strong>di</strong> salutarvi e ringraziarvi <strong>di</strong> tutto quello che<br />

avete fatto per me”.<br />

“Cosa <strong>di</strong> poco conto; solo mi <strong>di</strong>spiace <strong>di</strong> perderti; se le cose non si fossero capovolte, tra breve<br />

con l'aiuto del Sig. Paolo ti avrei visto colonnello. Ora vieni dal secondo piano?”<br />

“No, Sig. duca, ci vado adesso”.<br />

“Come hai passata quest'ultima giornata?”<br />

“Salutando qualche mio amico e tra questi D. Luigi La Greca, il quale mi ha comunicato una<br />

dolorosa notizia”.<br />

“Quale sarebbe?”<br />

“La <strong>di</strong>sfatta completa <strong>di</strong> Napoleone, avvenuta il 18 dello scorso mese”.<br />

“Amico mio, se fosse stata vera, oh da quanto tempo prima si sarebbe saputa! 42 Né il generale<br />

austriaco Bianchi sarebbe partito l'altro giorno dal nostro porto con truppe <strong>di</strong>rette per la Francia”.<br />

Dopo poche altre parole, baciata la mano alla duchessa e a lui mi son congedato, mentr’essi mi<br />

auguravano il buon viaggio.<br />

Affannosamente e con riluttanza son salito al secondo piano, ove la famiglia Langent mi<br />

aspettava. Baciate le mani alle dame e stretta quella del Sig. Paolo, siamo passati per l'ultima volta<br />

nel bel salone.<br />

Ivi riuniti, tanto per spezzare il silenzio, ho fatto leggere al Sig. Paolo il <strong>di</strong>spaccio della <strong>di</strong>sfatta<br />

dell'imperatore Napoleone. Egli, dopo restituitomi lo scritto, così ha risposto: “Tutto quello che è<br />

42 Invece era del tutto vera<br />

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