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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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tormenti per i bisogni della vita. Nell’incertezza la sera <strong>di</strong> vedere il sole novello del mattino, e del<br />

dubbioso mattino vedere il tramonto, tutto il mio desiderio era nella ferrea volontà <strong>di</strong> sopravvivere<br />

per abbracciare i miei fratelli giovanissimi, e raccontare loro quello che io aveva visto e sofferto.<br />

Spinto da questo gran desiderio, assiso tutte le notti avanti un fuoco pernicioso, (quando si poteva<br />

avere) e soggetto alla bassa temperatura dai 17 ai 22 gra<strong>di</strong> sotto zero, attorniato da morti e<br />

moribon<strong>di</strong>, io tenevo <strong>di</strong>etro agli avvenimenti della giornata.<br />

Poi vi narrerò le gran<strong>di</strong> battaglie della Germania e così fino alla fine come meglio potrò.<br />

La storia giu<strong>di</strong>cherà in tempi migliori e meno barbari se il più gran capitano della nostra epoca è<br />

stato Napoleone; s’egli fu faro <strong>di</strong> luce e <strong>di</strong> civiltà, o un despota, pieno d’insaziabile ambizione.<br />

Quest’uomo avrebbe potuto trarre i giorni più felici e tranquilli. Da semplice gentiluomo si vide<br />

innalzato sul primo trono del mondo; il suo imperial trono fu una serie <strong>di</strong> segnalate vittorie<br />

fortunatissime; ebbe un figlio che colmò i suoi voti. Popoli e soldati l’ammiravano come un genio ed<br />

il suo dominio imperiale pareva già assicurato alla sua stirpe. Tutti i regnanti stranieri assoggettati<br />

da lui erano <strong>di</strong>venuti vassalli, pagandogli tributi, e mantenendogli truppe, ed appagandolo in ogni<br />

suo lieve capriccio. Nulla poteva mancargli per essere felice. Egli fu un genio nel vero senso della<br />

parola: gran capitano, statista ed ottimo legislatore; ma l’ambizione del dominio dell’Europa intera<br />

lo travolse nella polvere. La ruggine ch’ebbe contro la Russia, si vuole che fu il rifiuto avuto da<br />

Alessandro d’ottenere in moglie sua sorella, anni prima. D’allora cominciò a covare livore, ed<br />

accarezzare l’idea d’una guerra contro la suddetta, credendola facile per la sua gran potenza<br />

militare.<br />

Nella terza parte tratterò del rientro in patria, della infelicissima campagna d’Italia e della<br />

<strong>di</strong>sfatta del generoso re <strong>Murat</strong>, che finisce con il voluto trattato <strong>di</strong> Casalanza.<br />

Il re Gioacchino non ebbe mai l’idea dell’italianità, ossia riunire tutte le sparse membra sotto un<br />

solo scettro e formar dell’Italia una gran potenza; ma bensì d’arrotondare alla meglio il suo regno.<br />

Perciò fece la prima bestialità, allearsi con l’Austria ai danni del cognato, nel 1812, la quale gli<br />

prometteva l’allargamento del regno fino al Po; la seconda fu il combatterla quando non era<br />

tempo, né sicuro dell’adesione <strong>di</strong> tutti gli italiani, e contro la volontà del cognato, col quale si era<br />

rappattumato.<br />

Ma se Napoleone, come più giù vi <strong>di</strong>rò, invece <strong>di</strong> frazionare l’Italia peggio <strong>di</strong> prima avesse<br />

riunito le sue sparse membra, dotandola della sua naturale capitale, cioè Roma, che per tanti secoli<br />

comandò il mondo, mettendovi come re o vice-re il cognato <strong>Murat</strong>, o il figliastro Eugenio<br />

Beauharnais, certo che dopo la <strong>di</strong>sastrosa ritirata <strong>di</strong> Lipsia avrebbe trovato alle spalle uno stato<br />

forte e sicuro. Invece cadde nel grande errore <strong>di</strong> frazionare l’Italia come prima in tanti minuscoli stati<br />

quasi autonomi.<br />

Pose sul, trono <strong>di</strong> Napoli, il 15 giugno 1808, suo cognato <strong>Murat</strong>, grande ammiraglio dell’impero<br />

francese, nato il 25 marzo 1771, sposatosi il 20 gennaio 1800 con Maria Annunziata Carolina,<br />

sorella <strong>di</strong> Napoleone, nata il 25 marzo 1783. Nel Piemonte, il 30 marzo 1806, collocò Maria<br />

Paolina, sua sorella, principessa e duchessa <strong>di</strong> Guastalla, nata il 20 ottobre 1780, maritata il 6<br />

novembre 1803 con Camillo Borghese, principe e duca <strong>di</strong> Guastalla, governatore generale del<br />

<strong>di</strong>partimento al <strong>di</strong> qua delle Alpi con sede a Torino, nato il 19 luglio 1775.<br />

Napoleone, Imperatore <strong>di</strong> Francia, incoronato re d’Italia il 26 maggio 1805, nominò vice-re il<br />

figliastro Eugenio Beauharnais, con sede in Milano, principe <strong>di</strong> Venezia, ed arcicancelliere<br />

dell’impero, nato il 3 settembre 1780, sposato il 13 gennaio 1806 con Augusta Amalia <strong>di</strong> Baviera,<br />

nata il 21 giugno 1788. Diede il ducato <strong>di</strong> Toscana a Marianna Elisa, sua sorella, principessa <strong>di</strong><br />

Lucca e Piombino, granduchessa, avente il governo generale <strong>dei</strong> <strong>di</strong>partimenti della toscana, nata 3<br />

<strong>di</strong> gennaio 1777, maritata il 5 maggio 1797 con Felice Baiocchi, principe <strong>di</strong> Lucca e Piombino, nato<br />

il 18 maggio 1762. Roma fu <strong>di</strong>chiarata, dopo la cacciata del Papa Pio VII nel giugno 1809, città<br />

imperiale con a capo il generale francese Miollis, come Governatore.<br />

Ecco come la bella e povera Italia era <strong>di</strong>visa!<br />

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