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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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Terza parte<br />

Egli non ha avuto la fortuna <strong>di</strong> attirare a sé le popolazioni italiane, perché ormai stufe degli<br />

inganni sofferti per lo passato; certo quelli che lo avevano seguito nel 1814, lo hanno abbandonato<br />

quest'anno.”<br />

Poco dopo terminata la conversazione la famiglia Langent si è ritirata al piano superiore<br />

augurando la buona notte al duca e alla duchessa, restando io pochi altri minuti con lui.<br />

Nell'accomiatarmi dal Sig. duca, egli, stringendomi la mano, mi ha raccomandato che il <strong>di</strong>mani mi<br />

fossi fatto vedere da lui verso le 9 ant. avendo bisogno <strong>di</strong> parlarmi.<br />

25 25 maggio maggio. maggio maggio Puntualmente, alle 9 ant. precise, era già nello stu<strong>di</strong>o del duca Leto. Egli dopo <strong>di</strong><br />

avermi offerto la rituale tazza <strong>di</strong> caffè, così mi ha principiato a favellare: “<strong>Capitano</strong>,<br />

quest’abboccamento l’ho desiderato che il tuo bene, tanto per mettere a posto le reciproche<br />

posizioni con la famiglia Langent. Dietro i dolorosi avvenimenti successi è necessario definire<br />

cor<strong>di</strong>almente la partita con la buona e cara famiglia del nostro Sig. Paolo.<br />

Certamente egli sarà esonerato dal posto eminente che occupa al Ministero della Guerra e<br />

Marina, e sarà rimpatriato, in conformità del trattato, come tutti gli esteri che ora si trovano ad<br />

occupare impiego civile o militare nel regno.<br />

Io fui quello che ti proposi <strong>di</strong> togliere quale sposa la sua bella e gentil figliuola, e fu per due<br />

ragioni: sistemare la tua posizione, sposando l'unica figlia d'un capo impiegato del Ministero della<br />

Guerra, che certamente, me<strong>di</strong>ante la sua grande influenza, ti avrebbe facilitato l'avanzamento<br />

nella militare carriera, e nel medesimo tempo sposare un fiore <strong>di</strong> virtù. Ciò dolorosamente non è più<br />

possibile per ambo le parti: a te quell'uomo non potrà più giovare in nulla, e a loro neppure<br />

converrebbe farti sposare la loro unica e sola figlia, dovendola abbandonare qui, forse per non<br />

vederla mai più. Né a te converrebbe seguirli in Francia in questi brutti tempi, per tacere che a ciò si<br />

richiederebbero <strong>dei</strong> gran<strong>di</strong> mezzi, <strong>di</strong> cui non <strong>di</strong>sponi”.<br />

“Sig. duca, io non ho il coraggio <strong>di</strong> tenergli simile <strong>di</strong>scorso”.<br />

“Di questo ne assumo io l'incarico, perciò ho desiderato avere prima con te un abboccamento al<br />

riguardo. Amalia si persuaderà del suo avverso destino, ed il tempo pian piano lenirà il tutto.<br />

Giacché ci siamo bene intesi, atten<strong>di</strong>amo gli eventi per quin<strong>di</strong> parlare al Sig. Paolo”.<br />

Dopo pochi altri minuti mi sono licenziato, perché persone desideravano vedere il duca. Passato<br />

al secondo piano della casa, ho trovato tanto madama Giulia, che la bella Amalia molto afflitte, e<br />

domandato loro che cosa fosse successo, mi hanno fatto conoscere che il Sig. Paolo è stato<br />

chiamato dal generale in capo austriaco Bianchi al Ministero della Guerra e Marina. Ho cercato<br />

alla meglio <strong>di</strong> confortarle, e col cuore stretto dal dolore sono uscito <strong>di</strong> casa, per assumere delle<br />

informazioni al riguardo e conoscere qualche novità del giorno.<br />

La capitale ora è zeppa <strong>di</strong> soldatesche austriache e siciliane che perlustrano le vie in forti<br />

pattuglioni; il principe D. Leopoldo Borbone ha preso alloggio al real palazzo.<br />

Gironzando per la città senza meta, per fortunata combinazione ho incontrato per via Chiaja<br />

due uffiziali d'infanteria napolitana <strong>di</strong> mia conoscenza, i quali facevano parte della 1° brigata 1°<br />

<strong>di</strong>visione agli or<strong>di</strong>ni del Generale Guglielmo Pepe.<br />

Tosto mi sono avvicinato, e riconosciuto subito sotto le spoglie borghesi, ho loro domandato<br />

donde venissero. Mi hanno fatto conoscere che essi erano nella mattinata venuti da Salerno, ove si<br />

trovano gli avanzi del liquidato esercito napolitano nell'attesa <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni; e che allora erano usciti<br />

dall'abitazione del Generale Guglielmo Pepe, e con la mano mi hanno in<strong>di</strong>cato il portone<br />

d'entrata.<br />

Dopo pochi minuti ci siamo lasciati. In me subito è balenata l'idea <strong>di</strong> recarmi dal generale<br />

Guglielmo Pepe, trovandomi a pochi passi dalla sua abitazione, per chiedergli qualche utile<br />

consiglio. Egli mi conosceva molto bene, avendo fatto sotto i suoi or<strong>di</strong>ni quasi tutta la passata<br />

campagna. Tosto sono stato introdotto da una fantesca in un salotto molto bene arredato. Dopo<br />

pochi minuti <strong>di</strong> aspettativa è venuto il generale, il quale subito mi ha riconosciuto, domandandomi<br />

l'oggetto della mia presenza.<br />

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