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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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Terza parte<br />

bombardamento <strong>dei</strong> napolitani, ed in questo piccolo fatto d’armi morirono 13 napolitani, ma <strong>di</strong><br />

francesi ne perirono 162 a causa dello scoppio della polveriera.<br />

Fra le tante notizie che mi ha comunicato, segno le più importanti per or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> date. Il giorno 26<br />

novembre 1813 le truppe napolitane cominciarono a partire da Napoli alla volta <strong>di</strong> Roma e così tutti<br />

i giorni, fino a quando partì il re colla rimanenza dell’amata per la stessa via. Tutte queste truppe<br />

partite presero la via <strong>di</strong> Roma sotto il comando del tenente generale Carascosa, in<strong>di</strong> parte presero<br />

la rotta per le Marche ed Ancona al comando del tenente generale d'Ambrosio, marciando tutte<br />

verso i loro obiettivi a piccole tappe.<br />

Il giorno 19 <strong>di</strong>cembre le truppe napolitane occuparono definitivamente Roma tra l'immenso<br />

giubilo della popolazione romana; erano una <strong>di</strong>visione d’infanteria e due reggimenti <strong>di</strong> cavalleria,<br />

agli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Carascosa. Il generale francese Miollis, comandante della città, si rinchiuse nel castel<br />

Sant'Angelo senza fare offese alle truppe inva<strong>di</strong>trici.<br />

Il 24 gennaio 1814 giunse il re acclamatissimo a Roma, desiderando la citta<strong>di</strong>nanza l'annessione<br />

al Regno <strong>di</strong> Napoli. Il re aveva spe<strong>di</strong>to in antecedenza quale comandante della città il tenente<br />

generale Lavauguyon, e Carascosa partì due giorni dopo per or<strong>di</strong>ne del re stesso, con la sua<br />

<strong>di</strong>visione d'infanteria e due reggimenti <strong>di</strong> cavalleria per Pesaro, ed or<strong>di</strong>nò pure al maresciallo <strong>di</strong><br />

campo Filangieri <strong>di</strong> trasferirsi a Firenze con la sua brigata.<br />

Giunse nella prima quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre in Ancona una <strong>di</strong>visione d'infanteria al comando del<br />

tenente generale d'Ambrosio. Il comandante della piazza era il generale <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione francese<br />

Barbou, che aveva ricevuto l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidare; visto fermarsi in città le truppe, tosto si ritirò con<br />

1.500 uomini nella cittadella, lasciando il piccolo castello detto <strong>dei</strong> Cappuccini sotto la custo<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

una dozzina <strong>di</strong> uomini, compresovi il sergente. Questo fu subito occupato dai napolitani, che<br />

trovarono ottima quella posizione, perché dominava tanto la cittadella che la città d’Ancona. Il<br />

posto venne occupato per or<strong>di</strong>ne del maresciallo <strong>di</strong> campo Guglielmo Pepe dell’8° reggimento<br />

d'infanteria.<br />

In quell'epoca giunse in Roma la brigata del generale napolitano Macdonald e si fece<br />

proseguire per Ancona, quando già il generale d'Ambrosio con parte della <strong>di</strong>visione e si era<br />

trasferito in Pesaro. Il maresciallo <strong>di</strong> campo Guglielmo Pepe, alla venuta in Ancona della brigata <strong>di</strong><br />

Macdonald, ebbe or<strong>di</strong>ne dal generale d'Ambrosio <strong>di</strong> trasferirsi in Pesaro presso <strong>di</strong> lui, ma dovette<br />

ritornare in<strong>di</strong>etro da Sinigaglia per scacciare un migliaio <strong>di</strong> soldati del Regno d'Italia che si<br />

trovavano tra Macerata e Fermo. Egli prima <strong>di</strong> giungere in Ancona con la sua brigata formata dal<br />

7° e 8° infanteria, cercò con maniere persuasive <strong>di</strong> mandar via 47 uffiziali francesi, facendo<br />

comprendere loro che non era corretto combattere contro i loro fratelli francesi.<br />

Il re fu verso la fine <strong>di</strong> gennaio in Ancona, visitò il piccolo castello <strong>dei</strong> Cappuccini, dove si<br />

trovavano piazzate le batterie e poscia il giorno susseguente col suo stato maggiore si <strong>di</strong>resse verso<br />

Bologna.<br />

Il giorno dopo l’8° reggimento d'infanteria, che faceva parte della brigata G. Pepe, rimase in<br />

Ancona per or<strong>di</strong>ne del re, ed il 9° infanteria della brigata Macdonald passò sotto gli or<strong>di</strong>ni del<br />

Pepe, col quale partì due giorni dopo alla volta <strong>di</strong> Sinigaglia-Pesaro.<br />

La brigata del generale Macdonald era partita da Roma nella seconda quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre a<br />

piccole tappe e giunse il 24 gennaio 1814 in Ancona, occupando venticinque giorni <strong>di</strong> marcia e 12<br />

<strong>di</strong> riposo; e poiché aveva trasportato presso la sua brigata un grosso reparto d'artiglieria, aveva<br />

battuta come via trainabile la strada Roma-Foligno-Fano-Ancona. Il giorno innanzi della sua<br />

partenza da Roma, era giunta la <strong>di</strong>visione del generale Pignatelli Cerchiara, che trovò nella città tre<br />

battaglioni d'infanteria e quattro squadroni della guar<strong>di</strong>a reale, i quali furono aggregati alla sua<br />

<strong>di</strong>visione.<br />

All'uscita che fece da Napoli alla fine <strong>di</strong> novembre Macdonald, il 9° reggimento d'infanteria<br />

faceva parte della sua brigata ed era composto <strong>di</strong> 3.000 uomini, ma fino ad Ancona ne <strong>di</strong>sertarono<br />

circa 800, essendo questo reggimento formato quasi tutto <strong>di</strong> malfattori reclutati da poco tempo<br />

dalle carceri del Regno, perciò erano molto avversi alla militare <strong>di</strong>sciplina. Per simili ragioni il re<br />

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