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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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Terza parte<br />

inaugurale pronunziato dal comandante principe <strong>di</strong> Campana il 25 marzo 1813, in ricorrenza<br />

dell'avvenuta trasformazione, alla presenza <strong>di</strong> tutta l’uffizialità e militi”.<br />

“Ora mi farai la cortesia <strong>di</strong> tenermi informato come fu organizzata l’uffizialità e da chi è<br />

composta”.<br />

“Amico mio, volentieri, ma mi sfuggirebbero date e nomi, non tenendo tutti presenti nel cervello”.<br />

Tosto ascoltiamo uno squillo <strong>di</strong> trombetta: è il principe <strong>di</strong> Campana che giunge. Egli smonta dalla<br />

vettura con un poco <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, avendo parecchie falangi delle mani mutilate dalla congelazione<br />

(quando scortammo Napoleone!). Noi siamo irrigi<strong>di</strong>ti osservandolo; a me rivolge parecchie<br />

domande, facendoci poi il cenno <strong>di</strong> seguirlo del suo uffizio. Sedutosi ad una poltrona, ci ha<br />

squadrati da capo ai pie<strong>di</strong>, col seguente interrogatorio: “Da quando loro sono in Napoli?”<br />

“Principe, dal giorno 8 corrente”.<br />

“Solo o con altri?”<br />

“Nel numero <strong>di</strong> 19, cioè: due capitani <strong>di</strong> cavalleria, che prima erano nella Spagna, due tenenti<br />

(io e l'altro <strong>dei</strong> veliti), due sotto-tenenti (il presente e l'altro <strong>dei</strong> veliti a cavallo), 4 marescialli<br />

d'alloggio, uno <strong>di</strong> questi <strong>dei</strong> veliti, 3 briga<strong>di</strong>eri ed 8 semplici”.<br />

“In che reggimenti eravate piazzati?”<br />

“Nel 3° reggimento corazzieri della guar<strong>di</strong>a imperiale”.<br />

“Quando e dove abbandonaste l’armata francese?”<br />

“Nel 27 ottobre 1813 dal bivacco <strong>di</strong> Gotha, cioè dopo tre giorni che S.M. Gioacchino aveva<br />

lasciato l’armata francese”.<br />

“Chi fu il comandante del vostro drappello lungo il viaggio?”<br />

“Il capitano Cirelli”.<br />

“In che reggimento militava costui?”<br />

“Nel 9° reggimento lancieri”.<br />

“Appena giunti nella città dove vi siete presentati?”<br />

“Al Ministro della Guerra e Marina, il quale <strong>di</strong>spose il nostro alloggio temporaneo al<br />

Castelnuovo”. Lungo il mio interrogatorio, il principe ha fatto scrivere il tutto dal suo aiutante<br />

maggiore, e tosto ci ha licenziati.<br />

Al ritorno <strong>di</strong> Montecalvario passiamo per Toledo; è già tar<strong>di</strong>, e propongo al Tocco se vuol<br />

pranzare meco alla Corona <strong>di</strong> Ferro; egli mi ringrazia, essendo impegnato. Finito <strong>di</strong> pranzare, circa<br />

alle 2 pom. ho deciso passare dalla casa del capo squadrone Huiart, che fortunatamente ho<br />

trovato in casa. Appena annunziato, mi è venuto incontro abbracciandomi e facendo un mondo <strong>di</strong><br />

felicitazioni, rimproverandomi perché non mi fossi fatto vedere qualche ora prima. Tosto gli ho fatto<br />

notare come aveva passato la mattinata, ragione per cui mi era sbrigato tar<strong>di</strong>.<br />

Egli subito mi ha invitato per il <strong>di</strong>mani a pranzo, ma ho dovuto fargli conoscere che per tale<br />

giornata ero impegnato dal duca Leto, ed allora siamo rimasti d'accordo per la prossima<br />

domenica. Poscia, sedutosi al mio fianco, così ha favellato: “In primo luogo, mi congratulo <strong>di</strong><br />

vederti bene, ed in secondo poi mi compiaccio della meritata decorazione che ti fregia il petto. Mi<br />

rincresce che son costretto uscire al momento e poco o nulla posso <strong>di</strong>rti, <strong>di</strong> quanto vorrei farti<br />

conoscere. An<strong>di</strong>amo un po' insieme. Amico mio, la stella <strong>di</strong> Napoleone può <strong>di</strong>rsi tramontata, e la<br />

colpa è tutta sua <strong>di</strong> questo gran <strong>di</strong>sastro. Le armate, come tu sai, non si possono creare <strong>di</strong> botto, ma<br />

si formano mano mano e col tempo si agguerriscono, i generali acquistano pratica e saggezza. Se<br />

Napoleone non è uscito vittorioso dalla campagna del 1813 si deve alla completa <strong>di</strong>struzione<br />

dell’armata in Russia, la quale era stata invincibile per ben 18 anni. L'esercito ch’egli aveva<br />

me<strong>di</strong>ante il suo genio raggranellato e creato in quattro mesi, era in tutto deficiente: soldati coscritti<br />

giovanissimi, l’uffizialità per lo più creata <strong>di</strong> fresco e non adatta al proprio uffizio, e la maggior<br />

parte <strong>dei</strong> generali incapaci; tutto ciò Napoleone doveva valutarlo e considerarlo”.<br />

“Capo squadrone, voi avete colpito nel segno, è stata questa la vera ragione della sua rovina;<br />

poteva, se l'avesse voluto, fare una pace onorevole nel luglio 1813, con qualche lieve sacrifizio,<br />

salvo poi a rivalersi in miglior tempo”. Lungo la via si è <strong>di</strong> nuovo scusato meco <strong>di</strong> dovermi lasciare,<br />

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