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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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1813<br />

14 14 14 gennaio. gennaio. Grudziadz Grudziadz. Grudziadz Si parte alla solita ora, ma io essendo un pochino in<strong>di</strong>sposto, non ho fatto a<br />

tempo a partire con l’armata. Mi son levato dal misero e fetido giaciglio, dove ho passato l'infelice<br />

nottata, tutto indolenzito e con un forte dolore <strong>di</strong> testa.<br />

Parecchi militi trovo per la via, esco fuori della città e mi affianco ad un veterano della guar<strong>di</strong>a<br />

francese, che a stento cammina appoggiandosi ad un bastone. Egli mi saluta e mi <strong>di</strong>ce: questa è la<br />

via che dobbiamo battere, mi lascio guidare da lui e cerchiamo alla meglio stu<strong>di</strong>are il passo, ma, a<br />

<strong>di</strong>re il vero, mi sento abbastanza fiaccato.<br />

Consulto la mia ripetizione e siamo già alle ore 12: il cielo è color cenere e comincia a nevicare a<br />

larghe falde. Noi ci affanniamo, ma inutilmente; la nostra rotta l'abbiamo completamente<br />

sbagliata. Continuiamo a camminare, quando per fortuna ve<strong>di</strong>amo a poca lontananza una<br />

gran<strong>di</strong>ssima capanna; ivi ci <strong>di</strong>rigiamo per chiedere asilo, cominciando già ad annottare. Io son<br />

ravvolto in un gran scialle che mi copre quasi tutto il viso per garentirmi dal crudo freddo, e coperti<br />

<strong>di</strong> neve siamo arrivati alla porta della capanna. Dopo replicati bussi si è aperta una feritoia<br />

nell'angolo della porta, e tosto un omaccione è uscito coperto da una grossolana pelliccia, avendo<br />

nella mano un grosso spadone. Vedendo questa brutta faccia barbuta, ho tosto sbottonato il<br />

grossolano cappotto, facendogli vedere la mia qualità d’uffiziale. Abbenchè la mia uniforme fosse<br />

sdrucita, segnava tuttavia il mio grado con le spalline, che avevano oramai perduto la loro<br />

lucidezza e tutte le canottiglie restandone i soli stinchi sopra la <strong>di</strong>visa scucita e sporca. Egli ammira<br />

le due pistole e la sciabola, che mi cingono il fianco. Le mie scarpe fanno pietà a vederle; avendo<br />

però ravvolte le mie povere gambe da sotto i pantaloni con delle pellicce che mi mantenevano<br />

relativamente caldo. Dopo <strong>di</strong>verse domande nell'i<strong>di</strong>oma polacco e francese, ci fece entrare in una<br />

stanza ben riscaldata.<br />

In<strong>di</strong> la sua donna ci porge ad ambidue una grossa tazza <strong>di</strong> latte bollente che ci rianima in parte.<br />

Il povero mio compagno tosto cade sfinito a terra, e lo solleviamo <strong>di</strong> peso portandolo per un<br />

corridoio, facendoci lume la donna, ed all'estremità del medesimo penetriamo in una piccola<br />

camera, dove lo adagiamo su <strong>di</strong> un giaciglio polacco coprendolo bene <strong>di</strong> panni, essendo<br />

febbricitante.<br />

Lasciato il povero soldato, ripassiamo per l'oscuro corridoio, e quell’omaccione mi fa entrare in<br />

una camera alquanto bene arredata all'antica: le pareti sono tappezzate d'un vecchio cuoiame<br />

color marrone a fiori che una volta erano dorati; vi sono pure due vecchi mobili mezzi tarlati a rilievi<br />

dorati. L'uomo mi lascia il lume e facendomi segno <strong>di</strong> sedermi su d'un seggiolone ricoperto del<br />

medesimo cuoiame delle pareti e tosto è sparito per una porta <strong>di</strong> fronte. Poco dopo ritorna<br />

facendomi segno <strong>di</strong> seguirlo. Passiamo per la porta da cui è uscito penetrando nella camera<br />

a<strong>di</strong>acente, ed ivi trovo un vecchio signore dalla bianca barba, seduto in un comodo seggiolone<br />

ricoperto <strong>di</strong> cuoio rosso a gran<strong>di</strong> stelloni dorati, come similmente sono tappezzate le pareti.<br />

Al mio inchino mi ha salutato in francese, facendomi porgere dal servo un altro seggiolone<br />

gemello al suo, dove ho preso posto. Egli indossa una gran veste da camera alla polacca <strong>di</strong><br />

pesante panno <strong>di</strong> lana <strong>di</strong> color verde bottiglia, foderata <strong>di</strong> pelliccia, e frenata ai fianchi da un<br />

cordone <strong>di</strong> seta verdone frammisto a fili d'oro; ha poi coperto il capo da un berrettone <strong>di</strong> fine<br />

pelliccia.<br />

Appena mi son seduto, egli mi ha rivolto la parola in francese, domandandomi: “Sig. uffiziale, a<br />

che nazione appartenete?”<br />

“Italiana”<br />

“Ebbene, avete conosciuto il prode generale polacco Poniatowski <strong>Giuseppe</strong>, maresciallo<br />

dell'Impero <strong>di</strong> Francia?”<br />

“Si, a Wilna”.<br />

“Bravo, egli è un mio lontano parente, il quale fa la causa <strong>dei</strong> poveri polacchi, per sottrarsi alla<br />

barbara schiavitù russa; ma ho visto con dolore questa volta che la fortuna non è stata propizia<br />

all'Imperatore! Mio padre fu un martire, gli vennero anche confiscati i beni dall'Imperatore Paolo I<br />

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