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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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1814<br />

Napoleone restituì al Papa la libertà il 20 gennaio, ed il 23 questi partì da Fontainebleau, sua<br />

residenza, <strong>di</strong>rigendosi alla volta d'Italia a piccole tappe ed a lunghi riposi per il rigore della<br />

stagione.<br />

Il 24 marzo il vice-re, me<strong>di</strong>ante un parlamentario, fece conoscere alle 5 pom. agli avamposti<br />

austriaci del generale Nugent che il <strong>di</strong>mani alle 10 ant. sarebbe arrivato sul Taro Pio VII <strong>di</strong>retto per<br />

Parma. Grande fu la meraviglia in tutti per simile novità, e con gran pompa venne ricevuto e passò<br />

a Parma.<br />

Il 27 il Papa partì da Parma per Reggio, la mattina del 29 si <strong>di</strong>resse a Modena dove rimase fino<br />

alla mattina del 31. È impossibile descrivere l'entusiasmo degl’italiani per la presenza del Papa<br />

dopo cinque anni d’assenza. Da tutti i punti anche dalle più remote città vengono per ammirarlo.<br />

Il re ha cercato <strong>di</strong>minuire tale importanza per i suoi interessi politici in opposizione a quelli del<br />

papato: non <strong>di</strong> meno ha cercato fingere riguardo a tanta pubblica esultanza, ché basterebbe un<br />

cenno del Papa per mettere in subbuglio tutte le città.<br />

Ora, sotto pretesto <strong>di</strong> omaggio ed onori, Pio VII viene da numerosa truppa napolitana<br />

circondato lungo il suo viaggio; ma in realtà per tenere in freno e moderazione le popolazioni da<br />

dove transiterà Sua Santità fino a Roma.<br />

Qui vi sono ancora i plenipotenziari alleati, arrivati la sera del 27 marzo.<br />

2 2 aprile aprile. aprile Questa mattina cielo coperto; al tar<strong>di</strong> si è stemperato in fitta pioggia, che è durata per<br />

quasi tutta la giornata. Col mio capitano abbiamo ripreso il nostro interrotto <strong>di</strong>scorso del giorno<br />

innanzi, e così ha proseguito:<br />

“Dopo l'accordo stipulato tra il nostro re e l'Austria, giunse una staffetta del maresciallo<br />

Bellegarde al re, facendogli conoscere ch’egli avrebbe incalzato ed assalito dalla parte superiore<br />

le truppe del vice-re verso Piacenza, onde era necessario parimenti che le truppe napolitane unite a<br />

quelle del suo generale Nugent marciassero sulla riva destra del Po verso Piacenza.<br />

Siccome il nostro re faceva quel tale giochetto, d'accordo col capo dello stato-maggiore, allora<br />

il generale Aymé <strong>di</strong>spose essere opportuno per le truppe napolitane rimanere presso Borgoforte, e<br />

che Nugent operasse da solo una finta verso Piacenza. Difatti subito Nugent si avanzò sulla riva <strong>di</strong><br />

Reggio fino alla Nura.<br />

Il vice-re, vista l'inazione <strong>dei</strong> napolitani, non badò per nulla alle truppe del generale Nugent, e si<br />

scagliò sul grosso delle truppe austriache sull’A<strong>di</strong>ge.<br />

Il giorno 8 febbraio il vice-re, che certamente ignorava le <strong>di</strong>sposizioni prese dall’inimico, fece<br />

avanzare la sinistra comandata dal generale Palombini che stava in Peschiera, con l’obbligo<br />

d'uscire da quella piazza, facendolo passare per Cavalcarelle, e nell’istesso tempo fece avanzare<br />

dalla piazza <strong>di</strong> Mantova la guar<strong>di</strong>a reale italiana con due <strong>di</strong>visioni facendole battere la via <strong>di</strong><br />

Roverbella, Rizzolo e Valeggio, con or<strong>di</strong>ne alla sola <strong>di</strong>visione del generale Fresinet <strong>di</strong> passare il<br />

Mincio presso Monzambano.<br />

Dietro questa <strong>di</strong>sposizione attaccò l’inimico in <strong>di</strong>versi punti, ed assai vivace fu l'azione d'ambo le<br />

parti, ma ognuno attribuì a sé la vittoria. Il certo fu, che il vice-re ritornò nelle primitive posizioni, con<br />

una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> circa 3.000 uomini, e gli austriaci s’impossessarono <strong>di</strong> Verona, dopo aver costretto il<br />

castel vecchio alla resa, ma le per<strong>di</strong>te certamente furono superiori a quelle <strong>dei</strong> franco-italiani. Dopo<br />

questi fatti accennati, la guerra <strong>di</strong>venne più attiva e per conseguenza il nostro re dovette <strong>di</strong>chiararla<br />

alla Francia, sia per uscire da quella posizione d’inerzia, e sia per non compromettersi con gli<br />

alleati, motivandola con stupi<strong>di</strong> sotterfugi. Il vice-re per tali fatti dovette restringere il suo fronte<br />

ritirando l’armata sulla riva sinistra del Po, onde fronteggiare le truppe austro-napolitane. La nostra<br />

armata nel 5 marzo si trovava così <strong>di</strong>sposta: la prima <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> Carascosa in Reggio, la <strong>di</strong>visione<br />

d'Ambrosio in Modena, due brigate, una <strong>di</strong> cavalleria e l'altra d’infanteria, a Carpi, la guar<strong>di</strong>a<br />

reale qui e poche altre truppe del generale Minutolo tra Firenze e Livorno.<br />

La vanguar<strong>di</strong>a austriaca, agli or<strong>di</strong>ni del generale Nugent, si trovava tra Piacenza, Parma,<br />

Guastalla e S. Benedetto. Ora, con l'accorciamento del fronte il vice-re si venne a trovare in migliori<br />

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