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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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Terza parte<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> prima, senza poter subire aggravio delle sue posizioni, e pensò a qualche colpo <strong>di</strong><br />

sorpresa.<br />

Egli spedì subito i generali Severoli e Graziano, e poscia il valoroso Grenier alla volta <strong>di</strong><br />

Piacenza; appena giunse, tosto attaccò gli austriaci verso Piacenza obbligandoli a passare il fiume<br />

Enza con per<strong>di</strong>te.<br />

Gli austriaci sotto gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Nugent si ritirarono presso Parma, onde resistere con vantaggio<br />

del luogo, ma l’inimico li respinse ancora. Verso punta d'alba dell’8 marzo il generale Severoli<br />

fulmineamente si fece innanzi ed investì Parma con tutte le forze della sua <strong>di</strong>visione. Gli austriaci,<br />

temendo che la città venisse presa d'assalto, si ritirarono oltre mettendosi quasi in rotta,<br />

attraversando Reggio e Modena e fermandosi in Ferrara, dopo aver subito gravi per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> circa<br />

1.000 tra morti e feriti, oltre ad un 1.500 prigionieri, e <strong>di</strong> due cannoni e bagagli.<br />

Dopo questa <strong>di</strong>screta vittoria riportata sugli austriaci, il Severoli, il giorno 9, senza alcuna<br />

resistenza, potette occupare Reggio, entrandovi con 12.000 uomini tra la gioia <strong>di</strong> quella<br />

popolazione.<br />

Il giorno innanzi il generale Carascosa, con la prima <strong>di</strong>visione napolitana e con 3.800 austriaci<br />

sotto il suo comando, <strong>di</strong> necessità dovette abbandonare Reggio ritirandosi in buona posizione verso<br />

Rubiera, onde fronteggiare l’inimico vittorioso; ed all’istesso tempo la seconda <strong>di</strong>visione napolitana<br />

uscì da Modena marciando sopra Rubiera, e venne a piazzarsi in seconda linea, occupando con la<br />

prima un fronte <strong>di</strong> circa due miglia.<br />

Il giorno 10 il generale Severoli con la totalità delle sue forze uscì da Reggio, facendo gran<strong>di</strong><br />

promesse a quella popolazione. Il generale Carascosa intanto venne tosto avvertito dai suoi<br />

avamposti della marcia <strong>dei</strong> franco-italiani e li attese a piè fermo. Poco dopo si vide assalito in più<br />

punti con forte urto, ma vigorosamente i napolitani li respinsero parecchie volte; però i francoitaliani<br />

con forti ed impetuose cariche <strong>di</strong> cavalleria cercavano <strong>di</strong> spezzare il centro, ma non<br />

ottennero alcun utile, perché furono sempre respinti con sanguinose per<strong>di</strong>te. Vista la buona piega<br />

della battaglia, il Carascosa or<strong>di</strong>nò subito la carica generale, alla quale mal resistettero i francoitaliani,<br />

ripiegando su tutti i punti. Circa 1.000 rimasero sul campo, tra morti e feriti, ed un 500<br />

prigionieri. Una brigata cercò rifugiarsi in Reggio; la rimanenza si sbandò prendendo altre vie.<br />

Dopo questa vittoria i napolitani subito circondarono Reggio; tutte le porte erano state<br />

conquistate, eccetto quella sulla via <strong>di</strong> Parma, contro cui venne poscia a marcia forzata il 3°<br />

reggimento d'infanteria <strong>di</strong> linea al comando del colonnello Bernardo Palma, composto <strong>di</strong> circa<br />

2.500 uomini, più due squadroni <strong>di</strong> cavalleria napolitana ed austriaca. Mentre stavano a poche<br />

tese dalla porta, il re li fece fermare, mandando il generale Livron per la resa della città, che subito<br />

venne pattuita, e per tal modo Reggio fu evacuata dai franco-italiani, che si ritirarono nelle proprie<br />

linee senza subire molestie.<br />

Questa prima vittoriosa battaglia guadagnata dalle truppe napolitane sarebbe stata molto ben<br />

considerata dagli alleati, se il nostro re si fosse comportato <strong>di</strong>versamente, cioè non avesse<br />

permesso ai franco-italiani riparati in Reggio d’uscire, bensì li avesse fatti prigionieri. Ma il re in<br />

questo fatto dette non dubbia prova della sua mala fede verso gli alleati.<br />

Questo bel fatto d'armi portò <strong>di</strong> nuovo i napolitani in Reggio dopo un sol giorno d'assenza,<br />

avendo fatto così pagare amaramente la baldanza al generale Severoli, che rimase prigioniero e<br />

ferito gravemente in una coscia.<br />

Al quartier-generale del re vi era presente il generale russo Balachief, aiutante dell'imperatore<br />

Alessandro, che tosto partì in<strong>di</strong>gnato della condotta tenuta dal re”.<br />

“Sig. capitano a quanto ascesero le nostre per<strong>di</strong>te?”<br />

“Amico mio, a cosa insignificante; a circa un 300, tra morti e feriti. Dopo questi fatti i francoitaliani<br />

abbandonarono per necessità Parma, prendendo posizione sulla riva sinistra del Taro.<br />

Poscia gli austriaci riavutisi dai danni sofferti, furono riorganizzati in Ferrara e ripresero le primitive<br />

posizioni sulla linea <strong>di</strong> Parma, Guastalla, S. Benedetto, e la seconda <strong>di</strong>visione napolitana riprese il<br />

posto in Modena e Carpi, rimanendo stabile qui la guar<strong>di</strong>a reale. Ora staremo a vedere come si<br />

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