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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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Seconda parte<br />

Non saprei descrivere in quale scompiglio è piombato questo residuo della Grande Armata! Invece<br />

<strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> rianimarla e rior<strong>di</strong>narla alla meglio, avendo sempre alle nostre calcagna i cosacchi, si<br />

è cercato da ognuno, cominciando dal nostro re, vice-re Eugenio, generali, Stato-maggiore, ecc.<br />

ecc. pensare solo a trovarsi un rifugio in queste luride e schifose capanne, per garantirsi dal<br />

crudelissimo freddo.<br />

I soldati si son dati a far legna, <strong>di</strong>struggendo le misere capanne, e così in breve tempo si sono<br />

formati migliaia <strong>di</strong> falò, attorno ai quali si sono ammassati, cercando riscaldare le gelate membra,<br />

senza conoscere questi infelici che tale cosa contribuisce a formare tosto la cancrena.<br />

Lungo la marcia quasi tutti i soldati avevano gettato le armi, spossati dal rigoroso freddo, e<br />

quello che mi fa meraviglia si è vedere <strong>dei</strong> soldati venuti carichi <strong>di</strong> scu<strong>di</strong> d'argento, i quali per il<br />

troppo peso barattano 100 franchi per un pezzo da 20 franchi in oro, altri hanno delle rarità<br />

preziose che cercano <strong>di</strong> vendere a vilissimo prezzo, come sarebbero vasellame d'oro, d'argento,<br />

rare pellicce, vestiti serici, ecc...<br />

Forse tutta questa roba oltre quella abbandonata, si sarebbe salvata, se si fosse presa la via<br />

Wilna- Wen-Troki, un pochino più lunga, ma in piano, come han fatto il sassoni, come fra breve<br />

<strong>di</strong>rò.<br />

Questo piccolo villaggio, formato quasi tutto da gente ebrea, abbenchè abbia visto <strong>di</strong>strutto quasi<br />

per tre quarti le loro capanne, pure per quegli abitanti il passaggio dell’armata è stato <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong>ssima risorsa.<br />

I nostri soldati, come più su ho detto, avevano la maggior parte abbandonato le armi, e i carichi<br />

<strong>di</strong> bottino <strong>di</strong> molto valore hanno aumentato il numero degli sbandati. Costoro ora si sono trasformati<br />

in ven<strong>di</strong>tori per le vie, cercando <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfarsene per alleggerirsi, donando uno scudo da cinque franchi<br />

d'argento per un rublo in carta (eguale a centesimi 85, pari al tarì napolitano d'argento) e <strong>dei</strong> pezzi<br />

d'oro da lire 20 per un rublo d'argento, allo scopo, secondo loro, d'essere più commerciabili. Non<br />

vi <strong>di</strong>co poi <strong>di</strong> suppellettili d'oro, d'argento, verghe d'oro, vesti, pellicce, e <strong>di</strong> tanto altro ben <strong>di</strong> Dio,<br />

che hanno barattato per poche grana!<br />

I pochi cavalli che ci restano si sono foraggiati alla meglio con paglia racimolata dalle capanne<br />

<strong>di</strong>strutte e ne sono morti moltissimi, che tosto sono stati <strong>di</strong>vorati dalle truppe, alla meglio arrostiti.<br />

Verso le ore 2 pom. siamo un gruppo <strong>di</strong> uffiziali <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse armi attorno ad un gran falò, quasi del<br />

tutto carbonizzato, il quale dà un dolce calore, senza recare preoccupazione alcuna. Io mi occupo<br />

vergando questi pochi righi per tener <strong>di</strong>etro agli avvenimenti della giornata, e presso <strong>di</strong> me è<br />

accoccolato il tenente del 2° cacciatori italiano, che ho conosciuto nella notte scorsa. Egli è un<br />

giovine <strong>di</strong>stinto e dai mo<strong>di</strong> molto garbati, e mi ha fatto conoscere che l'armata del Regno d'Italia<br />

era forte alla partenza da Milano <strong>di</strong> oltre 27.397 uomini con 58 cannoni, e così si è espresso:<br />

“Ora non abbiamo più nulla, e siamo ridotti a circa un migliaio o poco più, e del nostro bel<br />

reggimento son quasi periti tutti, ed anche il nostro bravo colonnello Banco, il quale ebbe la fortuna<br />

<strong>di</strong> morire con un colpo <strong>di</strong> cannone, e noi che moriamo da un momento all'altro <strong>di</strong> congelazione e <strong>di</strong><br />

stenti. Come sapete, la Grande Armata ha seminato lungo la via da Mosca fino a questo falò<br />

cannoni, carri, bagagli, uomini e cavalli, e chissà se il nostro turno è anche molto vicino!”<br />

Passa a noi vicino un uomo sparuto e zoppicante, sorretto da due giovani: tosto il nostro amico<br />

ha riconosciuto in lui il conte Mèjan, consigliere <strong>di</strong> Stato del Regno d'Italia, del seguito del vice-re<br />

Eugenio, e subito si è messo a sua <strong>di</strong>sposizione, accompagnandolo alla <strong>di</strong>mora del suo signore.<br />

Dopo circa un'ora è ritornato, dandomi le seguenti notizie: “Alla presenza del principe è caduto<br />

in un <strong>di</strong>rotto pianto; costui ha fatto la via a pie<strong>di</strong>, dalla collina, dove questa notte abbiamo fatto il<br />

famoso halte, fino a qui, avendo perduto i due cavalli attraccati alla slitta. Dei due che lo<br />

sorreggevano uno era il figlio capitano, avendo anche perduto l'altro figlio minore nell'ultimo<br />

combattimento <strong>di</strong> Polotsh, presso la Beresina. Quest'uomo, senza essere un militare ed un poco<br />

avanzato negli anni, ha avuto tanta energia <strong>di</strong> potere attraversare vie gelate e brutte fino a questo<br />

luogo!”<br />

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