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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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Terza parte<br />

italiani, restituendolo al vice-re. Dell'intero battaglione solo si rese irreperibile il tenente-colonnello<br />

che lo comandava e che s’era nascosto in Bologna.<br />

Questa madornale sciocchezza partorì due gravissimi fatti: primo, che l'Austria cadde in grave<br />

sospetto contro il nostro re, perché pareva che trescasse con il vice-re Eugenio; secondo che<br />

l’armata del Regno d'Italia con i popoli italiani non crederanno mai più che il nostro re abbia la<br />

volontà <strong>di</strong> ricostituir l'Italia in nazione, com'è il desiderio <strong>di</strong> tutti gl’italiani.<br />

Oltre a queste due bestialità ve n’è ancora un'altra più grossa cioè quella d'aver fatto<br />

allontanare quasi tutta l’uffizialità francese dal nostro esercito. Questi pro<strong>di</strong> veterani non si<br />

sentivano certamente nei loro cuori <strong>di</strong> battersi con i propri fratelli francesi, e tra questi ne conoscevo<br />

moltissimi che venivano dalle prime guerre del 1799; invece avrebbero certo molto contribuito alla<br />

riunione <strong>di</strong> tutti gli italiani in nazione, essendo nel loro animo ancora lo spirito repubblicano e <strong>di</strong><br />

libertà.<br />

Ora nella nostra armata quasi tutti i soldati sono coscritti, venuti sotto le armi dalla forzata<br />

coscrizione e <strong>di</strong> contro voglia; la <strong>di</strong>sciplina in questi è molto trasandata, l’uffizialità per la maggior<br />

parte creata dalla nobiltà, salvo qualche soggetto che ha guerreggiato nella Spagna e nelle<br />

seguite campagna <strong>di</strong> Russia e <strong>di</strong> Germania; il resto, come sai, sono cavalli <strong>di</strong> parata”.<br />

Dopo poco mi son licenziato dai coniugi Huiart, e lungo la via ho considerato ch’egli nel vino ha<br />

detto eloquenti verità.<br />

15 15 marzo marzo. marzo Questa mattina ho dovuto passare dalla sartoria militare che trovasi nel castello, ed ho<br />

constatato che il capo sarto aveva già dato principio alla mia uniforme, con promessa della prova<br />

sotto imbastitura domani verso mezzogiorno, e della consegna nel pomeriggio del 17 corrente.<br />

Questi pochi giorni <strong>di</strong> licenza mi sono abbastanza utili, per mettere molte cose in assetto, tanto<br />

che ho cercato nel corso della giornata a trovare un'abitazione per mio uso personale in via Chiaia.<br />

Da segnalazione telegrafica venuta per via Bologna-Roma si è conosciuta la seguente notizia:<br />

Presso Reggio Emilia, il 7 corrente si è svolta una battaglia fra gli austro-napolitani e i francoitaliani;<br />

questi ultimi vennero battuti. S.M. il re comandava in persona la vanguar<strong>di</strong>a austronapolitana;<br />

benché egli fosse leggermente in<strong>di</strong>sposto, pur tuttavia rimase per ben <strong>di</strong>eci ore <strong>di</strong><br />

seguito a cavallo. Si vuole che il generale comandante le truppe italiane del vice-re, Severoli, sia<br />

rimasto gravemente ferito in una coscia; in Livorno poi è cominciato lo sbarco delle truppe inglesi.<br />

17 17 marzo marzo. marzo Finalmente ho ricevuto due lunghissime lettere dalla mia famiglia, una da mio padre e<br />

l'altra da zio Giovanni con data da Polignano del 6 corrente. Loro veramente mi credevano morto,<br />

perché l'ultima mia lettera che pervenne nelle loro mani, fu da Dresda con data dell’8 settembre<br />

1812; invece ne aveva scritte moltissime da quasi tutti i posti dove c’era riposo d'una giornata, e<br />

l'ultima ricordo d’averla scritta dal bivacco <strong>di</strong> Duben presso Lipsia il 7 ottobre 1813. Tutte queste<br />

lettere da me scritte dovevano fare il giro per Parigi, Torino, Firenze, Roma, Napoli, Bari, ed in<br />

questo immenso tragitto avveniva la <strong>di</strong>spersione.<br />

Oltre le tante cose famigliari che mi scrive mio padre, mostra il vivo desiderio che chiedessi una<br />

licenza almeno <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong> mesi. Zio Giovanni poi mi fa conoscere fra le tante cose che mi ha<br />

scritto <strong>di</strong> voler sapere se i 5 polignanesi che fecero la lontana campagna <strong>di</strong> Russia sono ritornati tutti<br />

sani e salvi. Egli <strong>di</strong>ce che uno solo ha dato notizia <strong>di</strong> sé, ed è stato <strong>Giuseppe</strong> Labbate figlio <strong>di</strong> D.<br />

Vitantonio, che scrisse una decina <strong>di</strong> giorni <strong>di</strong>etro da Bologna. Egli <strong>di</strong>ce che venne fatto prigioniero<br />

con molti altri compagni d <strong>di</strong>versi Stati presso Wilna in Russia e <strong>di</strong> lì poscia venne trasportato a<br />

Varsavia, e da qui, eludendo la sorveglianza <strong>dei</strong> russi, fuggirono in molti. Dopo lungo cammino,<br />

stremato <strong>di</strong> forze venne raccolto pietosamente da una famiglia polacca, la quale lo ristorò e<br />

contribuì a farlo passare nello Stato austriaco, allora neutrale, dove poscia venne <strong>di</strong> nuovo fatto<br />

prigioniero, ed in<strong>di</strong> restituito dall'Imperatore d'Austria al nostro re.<br />

19 19 marzo marzo. marzo Questa mattina alle 8 ant. precise, ero già nell’uffizio dello stato-maggiore, dove ho<br />

trovato parecchi bassi-uffiziali dell’istessa arma ai loro tavoli <strong>di</strong> lavoro.<br />

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