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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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1810<br />

La nostra squadriglia uscì contro il grosso vascello inglese armato <strong>di</strong> 54 cannoni; la nostra<br />

flottiglia composta dalla fregata Cerere al comando del capitano <strong>di</strong> vascello Ippolito Ramatuelle,<br />

dalla corvetta Fama, il brick Sparviero e il gutter l’Achille e da nove cannoniere. Il comandante<br />

Ramatuelle uscì fiducioso dal porto, aspettando il vento d’ovest che non doveva tardare a spirare,<br />

non solo, ma incoraggiato dal contegno bellicoso <strong>dei</strong> suoi uomini, e con un lieto animo si <strong>di</strong>resse<br />

all’attacco. Fece chiamare col porta voce a bordo della Cerere il comandante dello Sparviero Sig.<br />

Raffaele De Cosa, facendogli noto che tanto la sua artiglieria che quella del gutter, erano<br />

insufficienti né proficue all’offesa, ma semplicemente alle <strong>di</strong>fese <strong>di</strong> corto tiro, perciò innocue alla<br />

fregata che si doveva assalire. Dispose che si mettessero al vento e in<strong>di</strong>etro, ed all’occorrenza<br />

sottovento alla Cerere, e gli or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong> trasmettere l’istesso or<strong>di</strong>ne al comandante del gutter Sig.<br />

Grosset.<br />

Dopo avere saviamente tutto <strong>di</strong>sposto fu innalzato il segnale <strong>di</strong> formare linea <strong>di</strong> battaglia. La<br />

fregata Cerere in testa, veniva esposta al maggior fuoco dell’avversaria. Il bravo comandante<br />

Ramatuelle ebbe l’idea <strong>di</strong> passare sopravento del vascello nemico per cercare l’abbordaggio; ma<br />

questo avendo superiorità <strong>di</strong> cannoni della Cerere, non riuscì nel desiderato effetto che si<br />

proponeva ottenere. Venuto a tiro <strong>di</strong> pistola cercò virare <strong>di</strong> bordo per combattere l’avversario ed<br />

infilarlo con mitragliate <strong>di</strong> poppa e prua, in modo <strong>di</strong> coprire anche con la sua nave il brick ed il<br />

gutter, che seguivano con gran coraggio da vicino la fregata Cerere.<br />

Verso le 8 ant. visto il vascello inglese la necessità <strong>di</strong> combattere, cercò <strong>di</strong> virare e passare tra la<br />

Fama e la Cerere, ma la Fama accostò il suo bompresso alla poppa della Cerere e così il vascello<br />

inglese non potette passare fra esse, con l’idea <strong>di</strong> prenderli d’infilata ambedue.<br />

Tutti i cannoni erano stati caricati a mitraglia, le cannoniere ricevettero l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tenersi presso<br />

l’ultimo legno napolitano e starsene un poco in<strong>di</strong>etro, per non cadere sotto il fianco del vascello<br />

nemico ed avvicinarsi con celerità appena la nave avversaria virasse <strong>di</strong> bordo. Emanato<br />

quest’or<strong>di</strong>ne col portavoce, il comandante napolitano credette giusto il momento propizio per<br />

l’attacco or<strong>di</strong>nando subito il fuoco, a secondo che ogni cannone scoprisse il nemico.<br />

Il comandante inglese fece similmente, ed ai primi colpi tirati dalla nave nemica, lo sfortunato<br />

Ramatuelle fu rovesciato da una scheggia <strong>di</strong> mitraglia, spezzandogli il braccio sinistro, per la grave<br />

ferita fu costretto ritirarsi sotto coperta per farsi me<strong>di</strong>care.<br />

Il suo posto fu occupato dal secondo Sig. Barentin che tosto prese il comando della nave e<br />

squadriglia; ma dopo pochi minuti la fatalità volle che mentre impartiva or<strong>di</strong>ni fra il violentissimo<br />

fuoco, cadde morto. A questa grave notizia, il comandante Ramatuelle salì in coperta mal<br />

reggendosi in pie<strong>di</strong>, e dovette per consiglio del chirurgo ritirarsi. Subentrò imme<strong>di</strong>atamente nel<br />

comando il terzo ufficiale <strong>di</strong> bordo Sig. Nicola Scafati, giovine <strong>di</strong> gran coraggio e molto intelligente,<br />

con gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> continuare il combattimento fino agli estremi.<br />

La nave inglese dopo aver con una terribile fiancata oltrepassata la Cerere e la Fama, virò <strong>di</strong><br />

bordo con vento a prua, la flottiglia napolitana non potette fare il medesimo movimento con il vento<br />

in poppa, rimanendo nella stessa linea.<br />

In quel momento la povera corvetta soffrì moltissimo, l’albero <strong>di</strong> parrocchetto venne mozzato, e<br />

l’albero <strong>di</strong> trinchetto rovinato e quasi tutto il velame ridotto a stracci. Il povero brick avendo poco<br />

prima perduto l’albero <strong>di</strong> gabbia, era rimasto in<strong>di</strong>etro. Il vascello inglese anch’egli aveva sofferto<br />

moltissimo e cercò abbandonare le acque del combattimento; il brick trovandosi <strong>di</strong>sgraziatamente<br />

sulla sua rotta, ne <strong>di</strong>venne facile preda con 130 persone d’equipaggio. La fregata e la corvetta non<br />

potettero inseguire il nemico per togliergli la preda, perché non più abili al cammino.<br />

Questa infausta giornata ci ha costato la per<strong>di</strong>ta del brick Sparviero con 130 persone, morti 50,<br />

feriti 111, il comandante Ramatuelle ferito gravemente ad un braccio, il capitano in secondo Barentin<br />

ucciso, il comandante del gutter Sig. Vincent perduto un braccio, ecc.<br />

S.M. ha promesso <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>care tutti questi eroi che nel 4 maggio si son coperti <strong>di</strong> gloria.”<br />

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