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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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Terza parte<br />

Così Così Così è è finita finita miseramente miseramente dopo dopo <strong>di</strong>eci <strong>di</strong>eci anni anni la la <strong>di</strong>nastia <strong>di</strong>nastia francese francese sul sul trono trono <strong>di</strong> <strong>di</strong> Napoli: Napoli: due due del del regno<br />

regno<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Giuseppe</strong> <strong>Giuseppe</strong> Bonaparte Bonaparte e e otto otto <strong>di</strong> <strong>di</strong> Gioacchino Gioacchino Mura <strong>Murat</strong>. Mura t.<br />

Ora è ritornato il regno sotto il dominio del despota re Fer<strong>di</strong>nando Borbone, per <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

conquista e <strong>di</strong> legittimità.<br />

Nel corso della serata, con la famiglia Langent passeremo al piano sottostante per rendere visita<br />

al nostro rispettivo amico il duca D. Filippo Leto.<br />

24 24 maggio maggio. maggio Ieri sera ci recammo con la famiglia Langent dal duca Leto, né vennero altre persone<br />

estranee a turbare la nostra conversazione intima. I nostri <strong>di</strong>scorsi si raggirarono sugli ultimi<br />

avvenimenti della giornata.<br />

Il duca, rivolgendosi dalla parte del Sig. Paolo, così incominciò il <strong>di</strong>scorso: “Purtroppo le nostre<br />

idee che ci siamo scambiate per lo passato, si sono dolorosamente avverate, per la testardaggine<br />

del re Gioacchino che non ha voluto ascoltare consigli <strong>di</strong> sorta!<br />

Il trono, amici miei, è una meta assai <strong>di</strong>fficile a realizzarsi a chi viene da privata con<strong>di</strong>zione; e<br />

per giungervi, non solo deve nascere fortunato, ma benanche possedere gran<strong>di</strong> qualità e doti che<br />

nel nostro Gioacchino concorrevano in parte. Egli, benché formato <strong>di</strong> animo gentile non comune,<br />

era poco capace <strong>di</strong> ben governare un regno; ma si mostrò sempre <strong>di</strong> squisita bontà senza<br />

infingimenti, riunendovi un <strong>di</strong>scernimento esatto e giusto.<br />

Fu sempre cortese e gentile nei mo<strong>di</strong>, amante della giustizia senza rigore continuatamente<br />

<strong>di</strong>sposto a fare del bene, forte nella sua volontà e coraggio sotto ogni rapporto, come voi sapete.<br />

Tutti questi pregi venivano oscurati dalla folle vanità e dalla smodata passione <strong>di</strong> arrotondare il<br />

regno con opera sua personale, senza l'intervento d’altri, e questa è stata la causa vera che lo ha<br />

perduto.<br />

Le sue più belle opere eseguite nello spazio <strong>dei</strong> suoi otto anni <strong>di</strong> regno sono state le savie leggi<br />

ed un buon sistema finanziario, equilibrando nel medesimo tempo le pubbliche imposte. Ebbe la<br />

felice idea <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre le terre demaniali ai poveri, fece costruire ponti, strade per attivare le<br />

comunicazioni <strong>di</strong>fficoltose. Fondò in tutte le province collegi, onde facilitare l'istruzione, ed istituì<br />

nella capitale accademie <strong>di</strong> scienze e <strong>di</strong> belle arti ecc. Egli insomma voleva innalzare il regno<br />

napolitano al livello degli altri popoli civili”.<br />

“È tutto vero quello che avete manifestato, Sig. duca”, rispose il Sig. Paolo Langent,<br />

soggiungendo: “Egli portò seco quando venne in Napoli nel 1808 una fortuna immensa per un<br />

privato, e molto cospicua ancora per un sovrano; facendosi ascendere a quel tempo il suo tesoro<br />

privato a 16 milioni <strong>di</strong> piastre napolitane, pari a oltre 81 milioni <strong>di</strong> lire francesi in contante effettivo.<br />

La metà la fece erogare in vantaggio della pubblica amministrazione dello Stato, onde riparare<br />

e restaurare le necessità della finanza del regno e non aggravare <strong>di</strong> altri balzelli i popoli del<br />

napoletano, come si potrà rilevare dagli uffizii <strong>di</strong> finanza. Un'altra porzione venne spesa a<br />

restaurare ed abbellire i siti reali, che si trovavano in decadenza. Altro denaro profuse<br />

nell'equipaggiare quasi tutta a sue spese la Guar<strong>di</strong>a Reale. Tutto questo <strong>di</strong>mostra la generosità del<br />

suo animo, e certamente non gli poteva sfuggire dalla mente un facile rovescio <strong>di</strong> fortuna, che lo<br />

doveva rendere più accorto.<br />

“Tutto questo mi riesce nuovo”, obiettò il duca Leto.<br />

“Si, Sig. duca”, rispose il Sig. Paolo, continuando il suo <strong>di</strong>scorso: “ora il re Gioacchino è fuggito<br />

povero e ramingo, forse senza potere più afferrare questa bella corona, che <strong>di</strong> suo capriccio ha<br />

voluto barattare. Per lui non ci furono mezzi persuasivi onde farlo desistere da quello insano partito<br />

<strong>di</strong> far la guerra all'Austria.<br />

Egli doveva almeno attendere fino a quando l’Austria inviate avesse le sue truppe in Francia<br />

contro Napoleone, e avesse minori forze con cui combattere in Italia. Doveva prima rinforzare il<br />

presi<strong>di</strong>o d'Ancona e scegliere poi il tempo opportuno; invece scelse il peggiore, commettendo un<br />

ammasso <strong>di</strong> errori.<br />

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