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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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Gli aiuti tanto strombazzati dagli italiani non li ebbe mai, né seppe approfittare dello spirito<br />

pubblico degli italiani l'anno scorso, ma invece si alleò con l'Austria ai danni del vice-re d'Italia<br />

Eugenio; allora sì egli avrebbe potuto con facilità scacciare dalla penisola gli austriaci”.<br />

Con queste ultime parole dette termine al suo <strong>di</strong>scorso il Sig. Paolo, e rivolgendosi dal mio lato<br />

con lo sguardo, volle vedere se col suo <strong>di</strong>re avesse colpito nel segno. Tosto ho dovuto entrare nel<br />

<strong>di</strong>scorso, facendo eco a tutto quello che saviamente aveva manifestato il Sig. Paolo.<br />

Feci anch'io notare altri errori gravissimi, commessi dal re Gioacchino nella presente campagna.<br />

In primo luogo egli volle assalire un esercito più del doppio del suo, molto bene armato ed<br />

agguerrito e <strong>di</strong>sciplinato, e combatterlo tanto lontano dalla sua base. In secondo luogo poi avrebbe<br />

dovuto iniziare il primo attacco con tutta la totalità della sua armata, conoscendo che gli austriaci si<br />

erano concentrati e bene rafforzati sul basso Po. Ivi doveva avvenire per necessità <strong>di</strong> cose a<br />

decisiva battaglia campale con la sorte delle armi. Ma il re aveva già <strong>di</strong>visa l’armata tra la Toscana<br />

e la Romagna, mostrando all'occhio dell'avversario maggiormente la sua debolezza.<br />

Di maggior gravità si fu che giunsimo in Bologna fiacchi e stanchi, uomini e bestie, dalle gran<strong>di</strong><br />

marce forzate, eseguite con brevissimo riposo notturno e senza avere un piano <strong>di</strong> guerra<br />

antecedentemente prestabilito.<br />

Quivi lasciammo il gran parco d'artiglieria per inseguire con più spe<strong>di</strong>tezza la fuggente <strong>di</strong>visione<br />

austriaca del generale Bianchi, ed allargando poscia troppo la linea tra Reggio e Ravenna, <strong>di</strong> circa<br />

90 miglia. In terzo luogo, oltre alla mancanza delle lontane artiglierie, non avevamo alle spalle una<br />

linea <strong>di</strong> riserva, che ci poteva portare in tempo utile soccorso, nel caso <strong>di</strong> un rovescio per forza<br />

preponderante dell’inimico.<br />

In questo luogo infine mancato il voluto colpo dell'insurrezione <strong>dei</strong> popoli italiani all'apparizione<br />

del re, e mancato per conseguenza un buon contributo <strong>di</strong> uomini promessi in nostro aiuto, fummo<br />

costretti a battere in ritirata, che per necessità <strong>di</strong> cose, <strong>di</strong>venne precipitosa.<br />

“Lungo sarebbe poi”, Sig. duca, continuai, “il tempo per poter narrare punto per punto tutte le<br />

madornali sciocchezze commesse nella precipitosa ritirata, in cui mancò il tutto: vettovaglie, foraggi<br />

alle bestie, materiali per la costruzione <strong>di</strong> ponti volanti sui fiumi, onde facilitare il passaggio delle<br />

truppe; tutte cose che determinarono a preferenza le <strong>di</strong>serzioni <strong>dei</strong> soldati”.<br />

“Si, è verissimo, rispose il Sig. Paolo, e a tutto questo aggiungasi l'altro errore <strong>di</strong> non aver dotato<br />

anteriormente l’armata <strong>di</strong> un ottimo stato-maggiore.<br />

L'attuale capo <strong>di</strong> Stato-maggiore che tutti conoscete, era Millet, buona persona, salito senza<br />

meriti personali e perciò sfornito delle attitu<strong>di</strong>ni necessarie per adempiere bene tale alta e delicata<br />

funzione.<br />

Molto meno poi poteva essergli utile con savio aiuto, o supplirlo in circostanze il suo sottocapo <strong>di</strong><br />

Stato-maggiore Caldemar, uomo privo <strong>di</strong> tutto, ed anche <strong>di</strong> coraggio, come quasi tutta l'uffizialità<br />

che componevano detto corpo, oltre alla me<strong>di</strong>ocrità <strong>di</strong> quasi tutti i generali.<br />

L'altro errore madornale si fu quello d'affidare il vettovagliamento dell’armata al Sig. Vacchelle,<br />

or<strong>di</strong>natore in capo dell'esercito, il quale, come forse sapete, dette tristissima prova al campo <strong>di</strong><br />

Piale (impresa <strong>di</strong> Sicilia) in Calabria nel 1810, quando l'esercito restò affamato, pur trovandosi in<br />

luoghi d'abbondanza. Com’è a vostra conoscenza, il re Gioacchino è stato il comandante supremo<br />

dell’armata; or egli era un buon esecutore, ma mancavangli le maggiori qualità per essere un buon<br />

generale in capo. Poscia ha ripreso la parola il Sig. duca con queste savie osservazioni,<br />

concludendo il <strong>di</strong>scorso: “Re Gioacchino non ebbe i promessi aiuti dagli italiani, perché i più non<br />

avevano fidanza in lui.<br />

Il manifesto della in<strong>di</strong>pendenza dell'Italia, lanciato il 30 marzo da Rimini, non fece buona presa<br />

sulle popolazioni. Egli non ebbe il sentimento della vera italianità, come forse si crede da molti, ma<br />

bensì una mania <strong>di</strong> arrotondare meglio il suo reame. Poco importava a lui delle sparse membra<br />

della penisola; solo agognava <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire il possessore, onde guardare in prosieguo da pari il<br />

cognato Napoleone.<br />

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