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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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1814<br />

Francesco Carone, che trovasi piazzato nel 1° squadrone 2° compagnia della Guar<strong>di</strong>a del Corpo in<br />

qualità <strong>di</strong> semplice milite.<br />

11 11 agosto agosto. agosto Nel pomeriggio mi son recato alla caserma dell'8° reggimento d'infanteria per appurare<br />

come avvenne la zuffa. Al titolo <strong>di</strong> pretesto ho domandato del milite Vito Lerario <strong>di</strong> Vitantonio, <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zione sarto, ora addetto alla sartoria del battaglione. Appena mi ha visto, subito si è buttato a<br />

baciarmi la mano, così <strong>di</strong>cendomi: “Fu grande la gioia mia e <strong>di</strong> tutti gli altri polignanesi nell'avervi<br />

visto al campo <strong>di</strong> Marte sano e salvo”.<br />

“Ora, Vito, <strong>di</strong>mmi come stai?”<br />

“Sig. tenente, tutti bene sani e salvi”.<br />

“Fammi conoscere come avvenne quella tale orribile zuffa della sera del giorno 7 corrente”.<br />

“Sig. tenente, parecchi giorni <strong>di</strong>etro vi fu un piccolo alterco tra soldati reduci da Danzica e quelli<br />

<strong>di</strong> Spagna per stupi<strong>di</strong> motivi; i rispettivi capitani delle loro compagnie li misero agli arresti; ma in<br />

ricorrenza della festa del 7 corrente vennero tutti messi in libertà dal giorno innanzi. La sera del 7 i<br />

così detti spagnuoli cominciarono a <strong>di</strong>leggiare i reduci <strong>di</strong> Danzica miagolando alle loro spalle<br />

durante la ritirata serale qui innanzi”.<br />

“Dimmi: qual’era il significato <strong>di</strong> questo miagolio?”<br />

“Sig. tenente, siccome questi rimasero asse<strong>di</strong>ati nella piazza forte <strong>di</strong> Danzica per oltre 12 mesi<br />

dai russi, dopo aver <strong>di</strong>vorato fino all'ultimo cavallo e terminate tutte le vettovaglie, finirono col<br />

mangiare i topi, che la fame faceva trovare buoni; e per questo futile motivo è avvenuto il triste<br />

incidente”.<br />

“Ho capito, Vito, <strong>di</strong> che si tratta; or vammi a chiamare gli altri nostri concitta<strong>di</strong>ni prima che abbia<br />

luogo la sortita e ti aspetterò sullo spiazzale. Poco dopo l'ho visto tornare con i suoi commilitoni, che<br />

tutti in attestato <strong>di</strong> stima hanno voluto baciarmi la mano.<br />

“Sig. tenente”, riprese il Lerario, “io e Teofilo abbiamo fatto la campagna <strong>di</strong> Russia del 1812 e<br />

quella <strong>di</strong> Alemagna 1813; quest'altro, La Selva Leonardo Marino, rimase a fare il gatto per oltre un<br />

anno chiuso nella fortezza <strong>di</strong> Danzica, secondo che <strong>di</strong>cono i reduci <strong>di</strong> Spagna”.<br />

“Ora <strong>di</strong>mmi, La Selva: quanto tempo restaste in Danzica?”<br />

“Sig. tenente, dal 17 ottobre 1812 fino al 26 <strong>di</strong>cembre 1813”.<br />

“Domenica al giorno vi aspetterò tutti al caffè del Veneziano in piazza Castelnuovo, dalle 5.30<br />

alle 6 pom.”.Dopo poche altre parole mi son licenziato da quei valorosi concitta<strong>di</strong>ni.<br />

12 12 agosto agosto. agosto agosto Ieri sera fui dal duca Leto, che mi accoglie sempre con squisita affabilità.<br />

Dopo avermi offerto l'abituale tazza <strong>di</strong> caffè, così ha favellato: “Tenente, che ne <strong>di</strong>ci <strong>di</strong> quella<br />

pomposa festa militare svoltasi domenica scorsa in onore <strong>dei</strong> reduci <strong>di</strong> Russia e Spagna, e poi finita<br />

luttuosamente nella loro caserma?”<br />

“Sig. duca, fu un attestato d'onore che han voluto tributare al re, il presi<strong>di</strong>o e la popolazione a<br />

questi meschini avanzi <strong>di</strong> tante balde schiere; il fatto della rissa fu doloroso”.<br />

“Ora veniamo ai fatti nostri. Il Sig. Langent mi riferì che S.E. Il ministro aveva mostrato il desiderio<br />

<strong>di</strong> vedermi, restando a mio talento scegliere il giorno e l’ora per recarmi al Ministero della Guerra e<br />

Marina.<br />

Ieri vi fui verso mezzogiorno e venni introdotto nel gabinetto privato del ministro dal segretario<br />

capo Sig. Langent. Macdonald mi ricevette con quella cortesia tutta francese, così <strong>di</strong>cendomi”:<br />

“Sig. duca, ho desiderato parlarvi <strong>di</strong> persona per meglio intenderci sulla vostra richiesta. Per il<br />

momento nulla posso fare, perdurando sempre il mal vezzo, acquistato dai famigliari <strong>di</strong> Corte, <strong>di</strong><br />

far firmare dal re decreti <strong>di</strong> promozioni o <strong>di</strong> avanzamento qualche tempo prima, tanto per non<br />

restare a me quel <strong>di</strong>ritto che mi compete più degli altri. Ora vi <strong>di</strong>rò quello che si può fare per il<br />

vostro protetto che ha tutte le buone ragioni. State in buoni rapporti col principe <strong>di</strong> Campana?”<br />

“Si, risposi io. E allora, continuò”, “Signor duca, avrete l'amabilità <strong>di</strong> recarvi da lui e fare che<br />

egli proponga il vostro protetto per l'avanzamento al grado superiore. Io ne prenderò nota appena<br />

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