Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

1810
11 11 marzo marzo. marzo Ieri sera, all'ora stabilita, presimo servizio al real palazzo, in alta uniforme, mezza
compagnia, al comando del nostro capitano e mio: fra guardie e bassi uffiziali nel numero di 30,
restando accasermata la seconda metà per ogni ulteriore ordine.
Finalmente sono di servizio nei reali appartamenti, desiderio ed aspettativa di tutto il corpo per
conoscere da vicino quel dolce ritrovo, osservando dappresso il re con la sua sfarzosa Corte.
Si accede ai piani superiori, per una spaziosa e comoda scalinata di nobilissima fattura, la quale
per un braccio porta alla cappella e per l'altro ai reale appartamenti. Si entra in una gran sala e
da questa in una moltitudine di sale, saloni, gallerie, tutte ornate con la più squisita eleganza. Le
soffitte sono state vagamente dipinte da valentissimi artisti, ed imprigionate in larghe e dorate
cornici. Le decorazioni delle pareti la maggior parte sono in stoffe seriche laminate in oro o argento,
e dappertutto vi sono mobili bellissimi dorati, di ricca e squisita fattura francese, che io non saprei
per nulla descrivere. Spero in prosieguo, a furia di starci, poter conoscere tante bellezze qui su
riunite e a me finora ignorate.
Al momento che giunsimo il capitano della 2° compagnia dette la debita consegna colla
rispettiva parola d'ordine della giornata al mio capitano, che tosto venne trasmessa ai primi 15
uomini che dovevano prendere l'immediato servizio. Appena l'orologio della torre di palazzo
battette le ore 4.30 pom., le 12 guardie, 2 brigadieri ed un maresciallo d'alloggio in qualità di
capoposto, erano tutti al mio comando.
Entrati in sala, il capitano andò a mettersi a disposizione del ciambellano di servizio, seguito dai
miei uomini che vennero mano a mano piazzati ai loro posti rispettivi (ritirandosi quelli della 2°
compagnia), al comando di un maresciallo d'alloggio loro capo posto.
Le sale si vennero gradatamente illuminandosi e verso le ore 7 pom. tutte quelle sale, salette,
gallerie, dove era uso e costume trattenersi ministri, generali e cortigiani, erano sfarzosamente
illuminate.
Verso le ore 7.30 le sale cominciarono mano mano a popolarsi di dignitari di Corte, ministri,
ciambellani, grandi dame, generali ed aiutanti del re ecc. tutti in belle uniformi gallonate. A tanto
splendore rimasi attonito, ed essendomi permesso per le mie mansioni, gironzava nelle grandi sale
di trattenimento, per impartire ordini ed osservare se i miei uomini fossero ognuno al suo posto.
La Corte credo che sia il più gran ritrovo esistente; e bisogna esservi dentro per poter valutare i
fatti di tutta quella numerosa falange di cortigiani, vestiti nelle forme più svariate e ricche. Ho sentito
dire che la Corte sia stata sempre il teatro delle grazie e degli onori, con tutte le lusinghe del gran
lusso, che attirano gli occhi ed il cuore dei giovani cavalieri. Qui è il vivere di questa gente fra il
lusso, i piaceri, i conviti, le grandi cacce, i giuochi, i teatri e le grandi veglie danzanti, che formano
una esclusiva della nobiltà e della ricchezza. Qui le grandi dame francesi e napolitane gareggiano
nelle grazie e nel più sfarzoso lusso parigino..
Nelle serate ordinarie il servizio delle guardie d’onore è ridotto, fra guardie e bassi ufficiali, a 15
uomini, come più su ho detto; ma nelle serate di gala o in altre circostanze, il numero viene
aumentato secondo il bisogno lo richiede.
Questa mattina verso le ore 10.30 ant., vi è stata a Corte una riunione di tutti i generali presenti
nella capitale coll’intervento del ministero e delle alte notabilità dello Stato. Il re dovendo partire
per Parigi ha firmato parecchi decreti.
13 13 marzo marzo. marzo Abbenchè sia partito il re, il nostro colonnello principe di Campana, ha voluto che la
guardia d’onore rimanesse in servizio al real palazzo, tal quale si trova; ma alquanto ridotta per il
servizio della minuscola Corte dei principini qui residenti.
Ora avendo molto tempo disponibile, passeggio nei grandi saloni a mio piacimento, perché
vuoti di quello sciame di cortigiani, che riempiono la reggia dalla mattina fin oltre la mezzanotte; se
non fosse per un po’ di servitorame addetto allo spazzamento, addirittura non vedrei anima viva in
queste immense fughe di stanze.
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