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Diario Giuseppe Mallardi Capitano dei Lancieri di Murat

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Terza parte<br />

Salendo pian pianino le scale, siamo penetrati nella sala da stu<strong>di</strong>o, in cui ha lasciato il mio<br />

braccio e si è sdraiato su un seggiolone.<br />

“Ora, tenente, sie<strong>di</strong>, e <strong>di</strong>mmi un poco qualche cosa della campagna fatta, e quali sono stati gli<br />

utili ricavati dal nostro re Gioacchino”.<br />

“Sig. duca, si <strong>di</strong>ce che l'Austria appoggerà nella prossima riunione che avrà luogo in Vienna tra i<br />

plenipotenziari delle potenze alleate, la cessione della Marca d'Ancona al re <strong>di</strong> Napoli oltre alla<br />

garanzia degli alleati <strong>di</strong> rimanerlo tranquillo nel Regno”.<br />

“Può darsi, ma stento a crederlo”.<br />

“E perché, Sig. duca, lo mettete in dubbio?”<br />

“Amico mio, povero chi ha a che fare con l'Austria! Sappi che Luigi XVI perdette la testa sul<br />

patibolo per causa <strong>di</strong> sua moglie Maria-Antonietta d'Austria, sorella dell'attuale imperatore<br />

Francesco, la cui figlia sposò Napoleone nel 1809, e quel matrimonio ci è stato fatalissimo. L'Austria<br />

fu alleata della Francia da quell'epoca fino a tutto il 1812; poscia ella passò alla neutralità nel 1813,<br />

e nel medesimo anno si cambiò in nemica senza alcuna ragione, tanto da spostare la bilancia in<br />

favore <strong>dei</strong> coalizzati. L'Austria non solo tra<strong>di</strong>va la Francia sua alleata con l'intervento, ma faceva<br />

crollare dal trono Napoleone, genero dell'imperatore Francesco. Ora figuriamoci quale riguardo<br />

potrà avere questa per il nostro re, meschino pullone del grosso tronco napoleonico!”<br />

“Sig. duca, ma il re queste cose credo che le conosca”.<br />

“Allora peggio per lui che si fa girare da cattivi consiglieri, pensando a sopprimere la carboneria<br />

colle sue ven<strong>di</strong>te. Il nostro re, uomo <strong>di</strong> gran fegato, ma <strong>di</strong> corte e meschine vedute, in questi tempi<br />

tanto turbinosi avrebbe forse ben quotata la partita con altri mezzi che ora ti spiegherò; ma egli non<br />

ha fatto altro che protrarre per pochissimo tempo la tempesta addensatasi sulla sua corona. Però, a<br />

<strong>di</strong>r vero, in tutti questi fatti la maggior colpa bisogna attribuirla a Napoleone, il quale non volle<br />

ricostituire a gran Stato l'Italia con la sua capitale naturale Roma. Egli dopo i rovesci <strong>di</strong> Francia<br />

avrebbe sicuramente trovato alle spalle uno Stato forte ed agguerrito che l'avrebbe tratto dalla<br />

miserabile caduta.<br />

Il secondo fatto è stato il meschino dualismo da lui creato tra Eugenio e Gioacchino, che si<br />

tirarono sempre pietre a vicenda, e non sono stati buoni a collegarsi tra loro per i rancori precedenti<br />

contro la comune nemica. Il terzo errore poi è tutto del re: quello <strong>di</strong> non aver voluto largire la<br />

Costituzione secondo quella concessa dal furbo Fer<strong>di</strong>nando in Sicilia; ma invece si è messo a<br />

combattere aspramente la carboneria, quella che forse l'avrebbe potuto rinvigorire e salvare.<br />

Da Bologna il 4 aprile egli proclamava la soppressione <strong>di</strong> tutte le società della Carboneria del<br />

reame, concedendo perdono a tutti gli affigliati ascritti a qualche società, con esclusione <strong>di</strong> quelle<br />

<strong>di</strong> Penne ecc. Ma se invece avesse prima proclamata ed adottata la Costituzione e poscia avesse<br />

inalberato lo stendardo della in<strong>di</strong>pendenza dell'Italia, certamente non solo l'esercito del Regno<br />

d'Italia avrebbe fatto adesione, ma tutti gl’italiani che già aspettavano questo gesto”.<br />

“Sig. duca, vi rinnovo quella tale preghiera....”<br />

“E quale, tenente?”<br />

“Se mi farete tener presente per il mio avanzamento in qualche reggimento della guar<strong>di</strong>a reale”.<br />

“Si, si <strong>di</strong>ci bene; ora sarebbe opportuno fare qualche cosa al riguardo; vieni venerdì sera, fino<br />

allora mi sarò del tutto rimesso”.Dopo qualche altra parola mi son licenziato.<br />

8 8 giugno giugno. giugno Nel nostro uffizio del comando parecchi colleghi hanno confermato la notizia che<br />

circolava ieri. Il brigantaggio comincia <strong>di</strong> nuovo a farci notare le sue brutte gesta. Il procaccia che<br />

veniva da Bari trasportava l'ingente somma <strong>di</strong> Ducati 120.000, più una cassa <strong>di</strong> monete <strong>di</strong> rame.<br />

Per precauzione era stata raddoppiata la scorta a 80 gendarmi a cavallo oltre ai pochi soldati <strong>di</strong><br />

cavalleria. Ad un certo punto oltre il vallo <strong>di</strong> Bovino vennero assaliti da circa 150 briganti a cavallo.<br />

Benché i gendarmi si fossero <strong>di</strong>fesi con grande energia, furono sopraffatti e <strong>di</strong>spersi, restando sul<br />

posto <strong>di</strong>versi cadaveri, e la cassa delle monete <strong>di</strong> rame sventrata per terra. I 120.000 Ducati, <strong>dei</strong><br />

quali 20.000 si appartenevano a privati, furono involati dai briganti.<br />

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