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solitudine nei suoi ritorni. Sparge il proprio sangue nelle lotte di piazza dove pare tradisca il
proprio sangue.
La pelle d’oca 1
Il corpo di Erri De Luca sembra marcato a ferro dalla sua città d’origine. Viene scosso e
scorticato vivo dal di dentro nell’età “dei dolori e dei ricordi”(56) che gli fa riaffiorare sulla
pelle “brividi e sudori”(57). Il tufo lo ha soffocato, Napoli lo ha tatuato. Lo ha addestrato a
fior di pelle e lo ha perso. In guisa di addio essa si è conficcata nella sua pelle senza
abbandonarlo mai più:
Mentre mi staccavo la città mi finiva sottopelle come quegli ami da pesca che entrati dalle ferite,
viaggiano nel corpo inestirpabili 2 .
Nella “pelle d’oca”(15) del napòlide permangono gli odori, i suoni rimasti intatti nella
sua memoria. Sparisce la città “stracolma”(19), non c’è più il vicolo 3 , né la solare Ischia né le
passeggiate coi taralli. Solo il ricordo liberatore del “molo di Mergellina”(43) per tenersi la
città alle spalle, per dimenticare i suoi colpi, per “addestrarsi allo spaesamento”(47). Il primo
“colpo”(31) lo ha subito a Napoli. Si sente forse in colpa di essere partito per sempre. Allora
scrive su di essa perché sente la sua voce parlargli sottopelle.
I sensi a voce
Il corpo lontano, ma sempre orientato verso Napoli, soffre la propria colpa nel corpo e
nei colpi della vita. Nella solitudine e il silenzio Erri De Luca ritrova la città che lo chiama
con la voce dei sensi, tramite il naso “barocco”(12). La voce gli detta i “libri dispari”(21), lo
fa parlare in dialetto che è lingua madre “di asfissiati”(19), e cantare con nostalgia al suono
della chitarra. La voce dell’età dell’infanzia fa eco alle altre: della lotta politica, dell’età
operaia, del volontariato, dove Napoli è sempre presente perché lo “ha addestrato agli
altri”(18).
E se non so più vedere la città com’è, mi capita di sentirla sotto altri luoghi e nomi 4 .
1
ERRI DE LUCA, Pelle d’oca, in Il risveglio della ragione, Quarant’anni di narrativa a Napoli 1953-1993, a
cura di Giuseppe Tortora, Atti del Convegno Il mare non bagna Napoli, 15 aprile 1993, Cava dei Tirreni,
Avagliano editore, 1994, pp. 144, ivi pp. 35-38. In questo intervento Napoli è già città «di contropelo... di
rianimazione». D’altronde qualche trafiletto di questo articolo verrà rimaneggiato e poi incluso nel primo
racconto di Napòlide. Ma lo scrittore parla di pelle d’oca già in Non ora, non qui del 1989.
2
ERRI DE LUCA, Napòlide, Napoli, Libreria Dante § Descartes, 2006, pp. 51, ici p. 5
3
Solo una volta l’autore ricorda in Pasta l’uscita nel vicolo per comprare la pasta Garofalo, la pasta
dell’infanzia.
4
ERRI DE LUCA, Napòlide, op. cit. , p. 24
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