Consulter le texte intégral de la thèse - Université de Poitiers

Il richiamo di Napoli viene sentito attraverso la visione di altre città, per prima la voce sacra
di Gerusalemme. Napoli sta ora “a contrappeso e dirimpetto ai luoghi delle storie sacre” (21).
Del titolo Napòlide lo scrittore esplicita la radice ebraica na (22) che lo incoraggia ad amarla.
Erri De Luca si fa voce prorompente con venti voci del “buon vento”(56) della Napoli ora a
lui sacra.
La voce Napoli
Se le storie di Erri De Luca sono sempre brevi e a mezza voce, quella della città si fa ora
più altisonante che mai. Nel solo racconto Napòlide, la voce “Napoli” prorompe più che mai
eloquente: viene difatti riportata 35 volte, contro una sola nel primo libro Ora, non qui, del
1989. Viene inoltre corredata 27 volte dalla voce più generica di città, in cui la sua di origine
diventa «pentola 1 ...bisettrice»(23/26), correlata di ogni sorta di preposizioni (a, di, da, su), di
genitivi «di contropelo... di rianimazione» 2 (12/14) o di epiteti affermativi «barocca...
esperta»(12/18), perché «stracolma... stremata e tremata»(19/32), o negativi «mai materna,
mai indulgente»(18). La voce di Napoli grida forte perché è «infanzia acustica»(53), è il
bacio negato, la cittadinanza perduta. Napoli urla dal cuore straniato e dilaniato di Erri
straniero che mai si è sentito più lontano e solo dal luogo di nascita, dai suoi veroni
napoletani. Se la “pasta”(95) colma la “fame”(48) della città, la musica nel taciturno Natale ne
lenisce la nostalgia, quella del dolore della perdita delle proprie radici. È storia di sensi.
Per concludere il titolo si avvera antinomico al contenuto del libro. Nessuno scrittore
potrebbe sentirsi più napoletano di Erri De Luca che seppur ritornando sulle sue colpe, sui
suoi silenzi, sul martirio dei colpi in corpo, conferma in Napòlide il suo amore viscerale per la
città che gli ha dato i natali e ne sottolinea il rapporto inscindibile e indissolubile.
1 ERRI DE LUCA, Pelle d’oca, op. cit., p. 36
2 Ibidem , p. 35-38
453