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ai FAL « nostro Gio. Francesco ci avea « fatti dimentichi di aver abban- >» donato la patria, la famiglia, le »> cose più care ; né ci era più sì » penosa la relegazione ". Nel 1 8 1 restituito gloriosamente a Roma Pio VII, premiò le virtù e i pa- timenti solFerti dal nostro Falza- cappa , col promoverlo all' arcivescovato in parlihus di Atene , ed alla carica di segretario della congregazione del concilio, finche nel concistoro de' io marzo 1823 lo creò Cardinale dell'ordine de' preli, ed insieme vescovo di Ancona ed Umana , conferendogli poscia per titolo la chiesa de* ss. Nereo ed Achilleo. Rinunziate le dette sedi vescovili, Leone XII a' 24 maggio 1824 le provvide di altro pa- store, e poscia lo trasferì al titolo di s. Maria in Trastevere, facen- dolo prefetto del tribunale supremo della segnatura di giustizia. Intervenne ai conclavi per le elezio- ni di Leone XII, di Pio Vili e di Gregorio XVI, il secondo a* 5 luglio i83o lo elevò al vescovato suburbicario di Albano (Fedi), al quale articolo si fece onorata menzione del Cardinale. Gregorio XVI lo nominò presidente del censo, e di- venuto sotto-decano del sagro collegio, nel concistoro de' 22 novembre 1839, gli conferì le sedi suburbi- carie di Porto, s. Rufina e Civi- tavecchia unite. Ma colpito da lenta malattia, a' 1 8 novembre 1 840 con pubblico rincrescimento passò agli eterni riposi, nell'età di settantatre anni. Nella chiesa di s. Marcello gli furono celebrate le consuete e- sequie, e nella sera il suo cadave- re fu portato nella chiesa della ss. Concezione de' cappuccini, ove giu- sta la di lui testamentaria dispo- sizione, rimase tumulato presso l'il- 4 FAM lustre genitore ed altri della no- bile sua famiglia, benefattori insi- gni di quell'Ordine venerando. Ri- cordevole delle sue tre chiese , di Ancona, Albano e Civitavecchia, comandò che gli arredi suoi e paramenti sagri si suddividessero tra le medesime. Commendato per dot- trina, pietà, integrità di vita, at- taccamento alla santa Sede, e cor- tesia di modi , il complesso delle sue qualità furono encomiale da F. M. colla bella iscrizione latina, che si legge nel numero io del Diario di Roma del 1 84 1 ; e col- laltra elegante iscrizione , che si legge sul suo sepolcro, decorato del proprio stemma gentilizio. Appar- tenne alle congregazioni cardinali- zie del s. offizio, della concistoriale, del concilio, dell' immunità, dell'in- dice, de' riti, della cerimoniale, del- l' esame de* vescovi in sagri cano- ni, del buon governo, e delle acque. Fu protettore del monistero di s. Maria, dell'università de' librari dell' arciconfraternita degli agonizzanti, della congregazione urbana de' signori cortigiani, del collegio degli speziali, tutti luoghi di Roma; non che della confraternita del gonfalone in Corneto, delle cappuccine di Fabriano, e senza nominare altri sodalizi, monasteri e pii luoghi della città di Albano, sebbene ne fosse vescovo, di Maidica, di Ponte Corvo e di Montalto, oltre diverse comunità. FAMAGOSTA. Città vescovile della Turchia asiatica, sulla costa orientale dell'isola di Cipro, san- giacato, distante trenlasetle miglia a levante di Nicosia. Eretta sopra una roccia, è di figura quadrata. Le sue antiche mura, fiancheggiate da circa tredici gran torri, sono in parte rovinate. Il porto è difeso ,
FAM da un forte e da una grossa torre, ma essendo il suo ingresso stretto, non può ricevere che piccoli na- vigli. Questa città ha due porle con ponte levatoio, 1' una dalla parte del mare e l'altra dal lato di terra. L'interno non offre che abi- tazioni e templi in rovina. Vi si vedono molte chiese abbandonate, la cattedrale , beli' edifizio gotico una parte della quale fu converti- ta in moschea , e gli avanzi del palazzo del governatore veneto. Un tempo assai famosa per il com- mercio, al presente è molto decaduta. Non è abitata che da poche famiglie turche, ed i suoi dintorni sono sabbiosi ed aridi , e restano la maggior parte incolti. Questa città chiamata anche Salamina, e Thamassus , occupa il luogo di Arsinoe, che aveva rice- vuto un tal nome dalla sorella di Tolomeo Filadelfo sua fondatrice. Ojdinariamente Famagosta dicesi in latino Fama-Augusta j, Hama- costoSy € Famagosta. Guido di Lusignano vi fu coronato re di Gerusalemme, e la fece fortificare nel 1193. Durante il dominio dei genovesi e dei veneziani , fu la città abbellita con diversi osserva- bili edifìzi , come aumentata di nuove fortificazioni. Neil' invasione the fecero i genovesi dell' isola di Cipro ^vel 1372, a mezzo di Pietro Fregoso fratello del doge di Ge- nova, ritennero Famagosta, che fecero loro colonia, obbligandosi Pie- tro di Lusignano re di Cipro di pagar ogni anno ai genovesi qua- rantamila scudi, come tributo tem- poraneo, dando ai vincitori in o- slaggi Giacomo da Lusignano, i figli del principe d'Ani iocly^, e diversi principali baroni. Narra il Piinaldi all'anno i^6i, num. 71, , FAM 23 che Giacomo, il quale «* intitolava re di Cipro, s' impossessò in questa isola della fortezza Cerinese, quindi costrinse Famagosta ad arren- dersi dopo tre anni di assedio, permettendo ai genovesi ivi rima- sti, che si governassero colle loro leggi; e siccome venne in cognizio- ne che il capo de' mamelucchi saraceni voleva ucciderlo, ed annientare la religione cristiana, Giacomo fece man bassa sui saraceni. Di poi occuparono Famagosta i veneziani, finche Selim II imperatore de'turchi la conquistò malgrado la valo- rosa resistenza degli assediati, che si difesero con istraordinario valo- re. Dopo la presa di Nicosia, i turchi portaronsi ad assediare Famagosta il 22 settembre 1570, ed essa si rese loro per capitolazione, il 4 o 9 agosto dell'anno seguen- te. In tale incontro Mustafà generale de'turchi, contro il diritto delle genti, fece morire crudelmente, segandolo per mezzo, il Bragadino, generale veneto, che avea tanto va- lorosamente difeso la piazza, e che non si arrese se non per mancan- za di viveri e munizioni. Poco distante da questa città, all'imboc- catura del Pedio, stanno le rovine di Salamis o Constantìa, chiamate oggidì Eski -Famagosta. Abbiamo da Cofn man ville che Famagosta, città fortissima sulla costa orientale dell' isola di Cipro, divenne la capitale di essa dopo la rovina di Salamina, seu Constantia^ metropoli, e che l'arcivescovato greco ivi trasportò la sua sede verso il nono secolo, nella chiesa dedicata a s. Giorgio. Quindi i latini vi fondarono una sede vescovile verso il decimosecondo secolo nella chiesa di s. Nicola ; ma il Pontefice Innocenzo HI la tras-
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