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conte di Fondi, e Benedetto conte
Palatino suoi fratelli, e coii Boni-
facio suo nipote. Nel i332 i ca-
stelli di Salvaterra e s. Felice, coi
loro territorii, giuiisdizioni, meio e
misto impero furono donati a fa-
vore del magnifico giovane Nicola
di Fondi, figlio primogenito di
Loffredo Caelani conte di Fondi,
da Giovanni principe d' Acaja e
conte di Gravina, figlio di Carlo II
re di Sicilia e di Gerusalemme, die
avea ricevuti dal nominato Nicola
Caetani vari servigi, ed al quale gli
slessi feudi erano stati precedentemente
donati dal medesimo geni-
tore Loffredo. Nei primordii del
secolo XIV la comune di s. Felice
ottenne da Bonifacio IX una
porzione del territorio di Terraci-
na ad uso di seminarvi nell'area
di quattrocento rubbia circa, come
dal suo breve del i4o3 si rileva,
dato Romae apud s. Petrum sub
annido flucluantìs naviculae, colla
quale indicavasi lo scisma che so-
steneva l'antipapa Benedetto XllI,
e le guerre e le fazioni che agitavano
la Sede apostolica. In seguito,
e nel i4»2, Giovanni XXllI
rinnovò a favore di Giacomo Cae-
tani l'investitura del feudo di s.
Felice a terza generazione, insieme
a quella di altri castelli posti nelle
Provincie di Marittima e Campa-
gna, coll'obbligo di offrire ogni anno
un cero del peso di sei libbre
alla camera apostolica nella festa
di s. Pietro. Giacomo accrebbe con
abitazioni e nuovi edifìzi la popo-
lazione di questo feudo. Nelle guerre
tra Eugenio IV, ed il re d'A-
ragona Alfonso, questi essendosi nel
i44i impadronito di Terracina, e
sapendo che Onorato Caetani con-
te di Fondi non avea voluto la-
sciar le parti del Papa , assali il
FEL
di luì castello di t». Felice, Io «pianò
e distrusse interamente, costringendo
gli abitanti parte a render-
si prigionieri, e parte a trasferirsi
a Terracina ; ma colla pace del
1443 *• Felice fu restituito alla
Chiesa romana, sebbene Onoiato
solo dopo lungo tratto di tempo
potè rientrarne in possesso. Dap-
poiché essendo morto il re Alfonso,
il Caetani prendendo le armi con
Renato d'Angiò competitore, contro
il successore Federico, essendo a
questi unito Pio II, venne a lui
impedita la ricupera di s. Felice,
ciò che poi gli permise nel i46o,
con espressa proibizione di rifab-
bricarne la fortezza. Tutta volta il
Papa si penti della concessione, la
rivocò passati sette mesi, e ritenne
il castello in tutto il pontificato,
come fece il successore Paolo 11,
ad onta della causa che i Caetani
aveano mossa in camera, per esser-
ne reintegrati.
Nel 1473 Sisto IV restituì ad
Onorato, e confermò in perpetuo
il possesso della diruta terra di s.
Felice, eccettuato il sito dove una
volta stava la fortezza, che riservò
alla santa Sede, con espressa proi-
bizione a lui e successori di fab-
bricarne altra, l^oco dipoi volendo
Alessandro VI Borgia innalzar la
propria famiglia sulle rovine delle
grandi case di Roma, non tardò di
trovar motivi di togliere anche ai
Caetani i loro beni, come a confi-
scare i feudi che possedevano nello
stato pontificio, i quali per suo or-
dine a' 12 febbraio i5oo furono
venduti dalla camera apostolica per
ottantamila ducati d'oro, alla pre-
diletta sua figlia Lucrezia Borgia
principessa di Salerno. 1 feudi fu-
rono Sermoneta, Bassiano, Ninfa,
Norma, Se-vera, Cisterna, s. Felice,