14.11.2017 Views

esame-commentato-2014

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

aims<br />

altre cellule della flogosi, che inducono il danno cellulare e il successivo meccanismo di riparazione<br />

anomalo con formazione di noduli fibrotici. Il nodulo silicotico sarà quindi costituito da<br />

cellule della flogosi, fibre collagene e particelle di silice. La silicosi viene pertanto definita come<br />

pneumoconiosi sclerogena indotta da polveri minerali di silice, non da alluminio né da solventi<br />

(risposte A e C errate).<br />

Esistono sostanzialmente tre forme cliniche di silicosi:<br />

• Silicosi acuta: colpisce lavoratori esposti per breve tempo a grandi quantità di polvere di<br />

sílice e si manifesta con un quadro radiologico di infiltrazione miliare o consolidamento;<br />

rappresenta una malattia grave e rapidamente progressiva che può essere fatale nel giro<br />

di un paio d’anni.<br />

• Silicosi cronica, la forma classica e più comune. Si associa a esposizioni prolungate a dosi<br />

relativamente basse e si manifesta tipicamente con la formazione di piccole opacità nodulari,<br />

prevalentemente ai lobi polmonari superiori, associate ad adenopatie ilari, che in un<br />

20% dei casi possono calcificarsi assumendo la tipica forma “a guscio d’uovo”.<br />

• La fibrosi nodulare in alcuni casi può progredire anche dopo l’interruzione dell’esposizione,<br />

con la confluenza e la formazione di masse irregolari di diametro superiore al cm (silicosi<br />

complicata), fino alla fibrosi polmonare massiva.<br />

La silicosi tipicamente si associa ad un’aumentata suscettibilità alla riattivazione dell’infezione<br />

tubercolare, per cui è di per sé un’indicazione per trattare un’infezione latente, e negli ultimi<br />

anni sta prendendo sempre più corpo l’ipotesi per cui potrebbe trattarsi anche di un potenziale<br />

carcinogeno bronchiale.<br />

Domanda #22 (codice domanda: n.223):<br />

Il virus Ebola appartiene alla famiglia:<br />

A: dei Reoviridae<br />

B: dei Togaviridae<br />

C: dei Filoviridae<br />

D: degli Adenoviridae<br />

Risposta corretta: C<br />

Il virus Ebola è un virus a Rna, appartenente alla famiglia dei Filoviridae, genere Filovirus(<br />

risposta C corretta). Sono stati identificati cinque diversi sottotipi del virus: Zaire, Sudan, Ivory<br />

Coast, Bundibugyo e Reston, ciascuno con una diversa diffusione geografica. I primi quattro<br />

sono patogeni per l’uomo e hanno provocato epidemie in Africa. Il sottotipo Reston, invece,<br />

isolato per la prima volta a Reston, in Virginia (Usa), in macachi provenienti dalle Filippine,<br />

è responsabile di malattia nei primati, mentre nell’uomo provoca una forma asintomatica. La<br />

malattia da virus Ebola, precedentemente nota come febbre emorragica da virus Ebola, è una<br />

malattia grave, spesso fatale, con un tasso di mortalità di circa il 50%. Nelle epidemie passate<br />

il tasso di mortalità variava dal 25% al 90%. La malattia colpisce gli uomini e i primati (scimmie,<br />

gorilla, scimpanzé). L’origine del virus non è nota, ma i pipistrelli della frutta (Pteropodidae),<br />

www.accademiamedici.it pag. 25

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!