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Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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Cinzia GIULIESE<br />

Di fronte ad un nemico così moralmente abietto la <strong>de</strong>cisione di<br />

Costantino di scen<strong>de</strong>re in Italia appare necessaria e per questo ancora più<br />

encomiabile. Occorreva, però, eliminare l’onta <strong>de</strong>lla guerra civile a carico <strong>de</strong>l<br />

sovrano e presentare lo scontro armato tra Costantino e Massenzio come un<br />

bellum iustum: così il panegirista prima <strong>de</strong>nuncia, con un’apostrofe perentoria,<br />

la responsabilità <strong>de</strong>l miles infelix, colpevole di essersi votato ad un mostro<br />

così nefando e di aver costretto, con la sua scelta, Costantino „a versare<br />

tanto sangue” di Romani 9 , poi con l’uso <strong>de</strong>lla prosopopea 10 rappresenta la<br />

simmetria rispon<strong>de</strong> alle prescrizioni <strong>de</strong>l genere: ogni argomento può essere utilizzato per la<br />

laus e ex contrariis per la vituperatio (Rhet. Her. III, 8-10; Frontone, 27, 4; Cic. inv. II, 177;<br />

<strong>de</strong> orat. II, 46, 349. Arist. Rhet. I, 1368 a 37; Dione di Prusa (XLVIII, 6; LXVIII, 3;<br />

LXVIII, 2; LXXXVII-LXXVIII, 23-24); Aftonio 2, 63, 7 [Rhetores Graeci, ed. L. Spengel,<br />

III, Lipsiae, 1856]).<br />

9 Paneg. IX, 7, 2 Constantinum tu tantum sanguinis fun<strong>de</strong>re coegisti. Anche in<br />

Paneg. X, 13, 4 (Pugnasti igitur, imperator, coactus qui<strong>de</strong>m, sed hoc maxime victoriam<br />

meruisti quia non <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rabas) vi è il me<strong>de</strong>simo verbo usato per <strong>de</strong>finire la posizione di<br />

Costantino rispetto alla guerra civile: fu necessità a indurre l’imperatore a portare le armi<br />

contro altri romani. Il verbo cogo costituisce un significativo riferimento ai temi <strong>de</strong>lla propaganda<br />

usata sotto il principato di Augusto per sollevare il princeps dall’empia responsabilità<br />

di una guerra civile. Secondo P. Jal (Images d’Auguste chez Sénèque, in REL, 35,<br />

1957, 248-251) anche l’immagine che Seneca ci offre di Augusto corrispon<strong>de</strong>va a quella<br />

più o meno i<strong>de</strong>alizzata consolidatasi sotto la monarchia Giulio–Claudia. In De brevitate<br />

vitae 4, 5 (Expertus erat quantum illa bona per omnis terras fulgentia sudoris exprimerent,<br />

quantum occultarum sollicitudinem tegerent: cum civibus primum, <strong>de</strong>in<strong>de</strong> cum collegis,<br />

novissime cum adfinibus coactus armis <strong>de</strong>cernere mari terraque sanguinem fudit) il filosofo,<br />

coerentemente con l’interpretazione ufficiale sulle guerre civili, precisa che Ottaviano<br />

combatté contro Antonio perché costretto. Attraverso l’accurata costruzione senecana il<br />

lettore non può fare a meno di provare una certa simpatia per il padre obbligato ad infierire<br />

contro il suo stesso sangue. L’affermazione, però, viene poi ridimensionata dall’uso <strong>de</strong>l<br />

perfetto <strong>de</strong>l verbo fun<strong>de</strong>re che conferisce con la formula mari terraque, tipica <strong>de</strong>llo stile<br />

trionfale augusteo, un’ampiezza particolare alla lotta fratricida e attenua la giustificazione<br />

contenuta nel participio coactus. A proposito <strong>de</strong>l significato di questi conflitti civili,<br />

mascherati da una sapiente propaganda, si veda anche Tacito, ann. I, 9-10 in cui lo storico<br />

passa in rassegna le posizioni <strong>de</strong>gli estimatori e <strong>de</strong>i <strong>de</strong>trattori di Augusto: Hi pietate erga<br />

parentem et necessitudine rei publicae, in qua nullus tunc legibus locus, ad arma civilia<br />

actum, quae neque parari possent neque haberi per bonas artes. Anche nel Panegirico di<br />

Plinio a Traiano (17, 4: Meruisti proxima mo<strong>de</strong>ratione, ut, quandoque te vel inferre vel propulsare<br />

bellum coegerit imperii dignitas, non i<strong>de</strong>o vicisse vi<strong>de</strong>aris, ut triumphares, sed<br />

triumphare, quia viceris) vi è una dichiarazione programmatica <strong>de</strong>llo stesso tenore, che<br />

copre qualsiasi responsabilità personale <strong>de</strong>ll’imperatore e fa da pendant all’affermazione<br />

non times bella nec provocas (16, 1), a parere di Trifoglio (Opere di Plinio Cecilio<br />

Secondo, a cura di F. Trifoglio, Torino, 1973), esemplificativa <strong>de</strong>i principi ispiratori <strong>de</strong>lla<br />

politica estera di Traiano.

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