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Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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MUSICA E CANTO COME FATTORI D’IDENTITÀ<br />

mette anzi in evi<strong>de</strong>nza l’inconsistenza <strong>de</strong>lle obiezioni mossegli, e rileva i<br />

pericoli cui vanno incontro i partecipanti a tali kîmoi. La sposa è oltraggiata<br />

da canti (òda…) „contenenti ogni genere di immoralità, amori assurdi e<br />

unioni illecite, rovine <strong>de</strong>lle famiglie, che causano infinite tragedie e ripetono<br />

senza posa i nomi di amante e amico, e di amante e amica”. Ma, per il<br />

Crisostomo, il danno maggiore risie<strong>de</strong> nel fatto che le ragazze che partecipano<br />

a tali cortei mettono a repentaglio il loro pudore, comportandosi<br />

in<strong>de</strong>corosamente in compagnia di giovani dissoluti, fra canti di filastrocche<br />

sconnesse (¢t£ktoij °smasi) e oscenità recitate con l’accompagnamento<br />

d’una musica satanica (satanikÍ sumfwn…v) 21 .<br />

In altra occasione, consi<strong>de</strong>razioni di ordine morale erano state introdotte<br />

dalla citazione di Prv 6,27-29 („Si può portare il fuoco sul petto senza<br />

bruciarsi le vesti o camminare sulla brace senza scottarsi i piedi? Così chi si<br />

accosta alla donna altrui ... non resterà impunito”), in cui però i primi due<br />

vv. erano stati invertiti dal predicatore. A partire da questo brano di letteratura<br />

sapienziale, in cui l’interpretazione allegorica è già offerta al fruitore,<br />

l’Antiocheno invita il suo uditorio a riflettere sulle conseguenze negative<br />

che i canti possono avere sull’anima anche dopo che lo spettacolo o la riunione<br />

in cui sono stati uditi abbiano avuto termine 22 . Esorta in particolare<br />

alla vigilanza sui giovani, i quali, catturati dalla dolcezza <strong>de</strong>lla melodia, ne<br />

assimilano anche i danni e, una volta tornati a casa, ripetono fra sé e sé<br />

„brani <strong>de</strong>i canti satanici (tina tîn satanikîn −sm£twn mšlh) che sono<br />

riusciti a mandare a memoria”: gli anziani, più seri, non lo fanno, ma ne ri-<br />

21 In Epist. I ad Cor., Hom 12,5 (PG 61, 103. 105). Concetti simili sono espressi<br />

quasi negli stessi termini anche In Epist. ad Eph., Hom. 20, (PG 62, 145), in cui il vescovo,<br />

dopo aver commentato Eph 5,22-24 („Le mogli siano sottomesse ai propri mariti come al<br />

Signore, poiché il marito è capo <strong>de</strong>lla moglie, così come il Cristo è capo <strong>de</strong>lla Chiesa, lui<br />

che è il salvatore <strong>de</strong>l suo corpo. Ma come la Chiesa obbedisce al Signore, così pure le mogli<br />

obbediscano ai loro mariti in tutto”), si scaglia contro i canti osceni e satanici (t¦ °smata<br />

t¦ a„scr£, t¦ satanik¦) e gl’inni sconvenienti (t¦j ¢sšmnouj òd£j) che accompagnano<br />

le nozze. Nel Propter fornicationes 2, (PG 51, 210-11) oggetto <strong>de</strong>ll’attacco sono i cristiani<br />

che, in occasione di matrimoni, danzano e levano inni ad Afrodite, celebrando adulteri e<br />

rovine <strong>de</strong>lle nozze, amori illeciti e unioni empie e cantano „canti piene di sconcezze”<br />

(a„scÚnhj gšmonta °smata). Mo<strong>de</strong>llo di matrimonio cristiano <strong>de</strong>v’essere quello di Cana,<br />

perché „chi accoglie voi (scil. i sacerdoti), accoglie anche me” (Mt 10,40) e „chi compie la<br />

volontà <strong>de</strong>l Padre mio, costui è mio fratello e sorella e madre” (Mt 12,50).<br />

22 Cfr. Contra ludos et theatra 2, (PG 56, 267), in cui ritroviamo lo stesso concetto,<br />

rafforzato dalla citazione in chiave parenetica di Prv 6,28.27.29.<br />

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