Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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Maria Stella De TRIZIO
germaniche mentre Diocleziano offre al collega i doni ottenuti dal persiano
Bahram II 47 , mette in risalto il perfetto equilibrio del governo diarchico: sul
piano lessicale l’aggettivo mutuus, l’avverbio invicem, e il doppio poliptoto
ille/illi – tibi/tu focalizzano l’attenzione dell’ascoltatore sull’equilibrato
rapporto che aveva permesso, attraverso un reciproco scambio di virtù,
l’‘arricchimento’ di entrambi, cosa che in passato sembrava impossibile,
visti i contrasti verificatisi tra gli imperatori negli anni precedenti 48 .
Ancora sul tema della concordia vigente tra Massimiano e Diocleziano
è incentrata l’orazione del 291 49 . Dopo un’ampia parte introduttiva (3,1-5),
in cui il panegirista vanta le imprese dei Diarchi celebrando la pietas che li
contraddistingue (3,6), si passa in 3,7 alla lode della concordia che caratterizza
il loro governo, sottolineando come essa derivi dall’esaltazione del
reciproco valore, dalla condivisione dei successi militari, dall’avere in comune
gli stessi obiettivi (3,7,5), senza che la differenza d’età possa in alcun modo
inficiare il loro rapporto (7,7). Segue un’accurata descrizione di un nuovo
convegno 50 tra gli imperatori, svoltosi questa volta a Milano, nell’inverno
del 291, cui il panegirista dedica un’ampia parte del discorso (3,8-12) e che
rappresenta in un certo senso il corrispettivo dell’incontro di Magonza nel
panegirico precedente 51 . Si racconta del viaggio degli imperatori per
raggiungere Milano, nell’inverno del 291, da ovest, dalle Alpi Cozie, quello
di Massimiano, da est, dalle Alpi Giulie, quello di Diocleziano (9,1-3); di
come la Gallia Cisalpina, e con essa tutta l’Italia, un tempo atterrite dopo
che Annibale era comparso sulle Alpi, all’apparire degli imperatori sulla
frontiera si rallegrino e siano invase dalla luce da loro promanata (10,4);
viene quindi descritta l’esultanza della città di Milano. All’adoratio dei
47 Si ipotizza che Bahram, impossibilitato a gestire l’invasione di Diocleziano a
causa di contrasti interni, avesse preferito stipulare una pace immediata e particolarmente
favorevole per Roma, cedendo la Mesopotamia (o parte di essa) e permettendo di collocare
sul trono d’Armenia Tiridate III, vassallo di Roma. Cfr. W. Seston, Dioclétien et la
tétrarchie cit., 161-163.
48 Paneg. 3,12,3-5.
49 Non è ancora ben chiaro se il panegirico sia stato scritto in occasione del genetliaco
di Massimiano – ma, poiché si parla di geminus natalis, si dovrebbe ipotizzare che
Diocleziano sia nato nello stesso giorno del collega – oppure per l’anniversario della
nomina a Iovius ed Herculius degli imperatori: cfr., per una sintesi delle diverse ipotesi,
C.E. V. Nixon, B. Saylor Rodgers, In praise of Later Roman Emperors cit., 76-79.
50 Cfr. D. Lassandro, Storia e ideologia nei Panegyrici Latini, in Sermione mansio.
Società e Cultura della ‘Cisalpina’ tra tarda antichità e altomedioevo (a cura di N. Criniti),
Brescia, 1995, 111-121.
51 Vd. S. D’Elia, Ricerche… cit., 303.