Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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Olga MONNO
che l’aveva ispirata e passa attraverso una serie di soluzioni di cui viene garantita
l’esattezza sulla base dell’opportuno confronto chiarificatore con
luoghi poetici intra ed extravirgiliani, induce a cedere a qualche suggestione.
Sembra verosimile, in particolare, che l’indagine grammaticale, pur importante,
non sia stato che il mezzo privilegiato attraverso cui l’esegeta ha
potuto creare la giusta cornice di contorno in cui incastonare, come una
gemma preziosa, vero e proprio unicum nel parallelo con le fonti superstiti,
il verso giovenaliano 25 .
La nota ad Aen. 5,122 dimostra, in conclusione, come Servio non si
distacchi dai trattatisti grammaticali solo per metodo esemplificativo e
ampiezza di citazioni, ma anche per scelta e funzione dei modelli evocati. In
particolare, laddove la tradizione scoliastica e grammaticale superstite per la
medesima disquisizione linguistica si distingue per la totale omissione dell’autore
delle Satire, Servio ha manifestato un cosciente recupero linguisticogrammaticale
e storico-letterario dello stesso, assolvendo in tal maniera al
duplice compito di esegeta virgiliano, in quanto è riuscito comunque a
sottolineare la liceità di certe scelte linguistiche del Vate, e di grammatico
‘di nuova generazione’, in quanto ha potuto convalidare la ratio attraverso
un ‘nuovo’ idoneus auctor.
25 Manca, infatti, persino in Prisciano che, in una discussione sulla promiscuità dei
generi dei vocaboli non disdegna di citare, accanto a Virgilio, Lucano, ma omette
Giovenale (gramm. III,185,17).