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Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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MUSICA E CANTO COME FATTORI D’IDENTITÀ<br />

<strong>de</strong>si<strong>de</strong>rabile, in modo tale che tutti fossero condotti dal ritmo <strong>de</strong>l canto a<br />

ripetere con gran<strong>de</strong> prontezza gl’inni sacri 53 . Per Giovanni, il canto riveste<br />

diversi aspetti e finalità: pedagogica, in funzione <strong>de</strong>lla proclamazione <strong>de</strong>lla<br />

parola di Dio; produce catarsi psicologica; assolve una funzione apotropaica<br />

nei confronti <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni; opera come un fattore attivo di comunità e ren<strong>de</strong><br />

visibile l’azione <strong>de</strong>llo Spirito nell’assemblea che canta. Questi aspetti<br />

saranno ora presi in esame singolarmente.<br />

Commentando Is 5,1, Giovanni s’interroga sulla ragione per cui le<br />

accuse mosse agli ebrei siano state trasformate in un canto, e rispon<strong>de</strong> che i<br />

profeti si sono serviti <strong>de</strong>lla sapienza spirituale, volendo porre nelle anime<br />

<strong>de</strong>i loro ascoltatori un grosso guadagno:<br />

„Poiché, dunque, nulla è così utile come il rammentare chiaramente i propri<br />

errori, e nulla ren<strong>de</strong> il ricordo così persistente come fa una melodia, (il profeta<br />

Isaia) temendo che, per la gravità <strong>de</strong>lle accuse, recalcitrassero ed evitassero il<br />

ricordo ininterrotto <strong>de</strong>i propri peccati, occultando col ritmo <strong>de</strong>l canto (tù mšlei<br />

tÁj òdÁj) la vergogna <strong>de</strong>rivante dal ricordo e per combattere un’intollerabile<br />

angoscia, ha composto i canti stessi (°smata aÙt¦ pepo…hken) affinché,<br />

costretti dal <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio <strong>de</strong>lla melodia a cantare continuamente quei fatti (pÒqJ<br />

melJd…aj ¢nagkazÒmenoi … fqšggesqai), continuamente se ne rammentassero<br />

e avessero costantemente un maestro di virtù nel chiaro ricordo <strong>de</strong>i<br />

loro peccati. Sapete bene infatti che ancor oggi a molte persone gli altri libri<br />

<strong>de</strong>lla Scrittura non sono noti neppure per nome; mentre tutti hanno sulla loro<br />

bocca la dottrina <strong>de</strong>i Salmi, e questi stessi canti (òd£j). Così, grazie<br />

all’esperienza di questi fatti si mostra quanto gran<strong>de</strong> sia il profitto che si ricava<br />

dalla melodia” 54 .<br />

Per questo motivo è importante che si canti ascoltando e compren<strong>de</strong>ndo<br />

il senso <strong>de</strong>lle parole, perché la mente non si disperda vagando qua e<br />

là, ma l’anima ascolti ciò che la lingua proferisce. 55 Evi<strong>de</strong>ntemente la mag-<br />

53 Cfr. anche Basilio di Cesarea, In ps. 1,1 (PG 29,212A-C) e la trattazione che ne<br />

sviluppa M. Girardi, Basilio di Cesarea interprete <strong>de</strong>lla Scrittura. Lessico, principi<br />

ermeneutici, prassi, Bari, 1998, 69-86, in part. 75-77.<br />

54 In Is. 5,1 (SC 304, 212). Cfr. ancora Basilio di Cesarea, In ps. 1,1 (PG 29,212C).<br />

55 Exp. in Ps. 41,1 (PG 55, 157), in cui l’esegeta chiosa Eph 5,18. Poco oltre,<br />

probabilmente consapevole <strong>de</strong>i limiti <strong>de</strong>l suo uditorio, Giovanni sembra fare una parziale<br />

marcia indietro, raccomandando: „Se anche ignori il significato <strong>de</strong>lle parole, fino ad allora<br />

insegna alla tua bocca a ripeterle. La lingua, infatti, è santificata per mezzo <strong>de</strong>lle parole,<br />

quando queste siano <strong>de</strong>tte con buona volontà”: Exp. in Ps. 41,2 (PG 55, 158).<br />

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