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Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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MUSICA E CANTO COME FATTORI D’IDENTITÀ<br />

che, per il Crisostomo, esistevano canti ispirati dallo Spirito Santo (vale a<br />

dire, i Salmi davidici e gl’inni liturgici) 27 : ma allo stesso modo esistevano ed<br />

erano ben noti al suo pubblico canti che, a <strong>de</strong>tta di Giovanni, traevano<br />

origine e contenuti dal <strong>de</strong>monio 28 .<br />

1.2. Canti „da prostitute” e „malvagi”<br />

Ugualmente <strong>de</strong>gradanti per chi li canta sono quelli che il Crisostomo<br />

<strong>de</strong>nomina °smata pornik¦ (porne…aj, moice…aj), o °smata ponhr…aj /<br />

ponhr¦ (¢sebe…aj, a„scÚnhj, a„scr¦), dai quali catecumeni e battezzati<br />

dovevano astenersi. La contrapposizione fra canti sacri e profani è evi<strong>de</strong>nte<br />

nel seguente brano, innestato in una ricca tessitura di citazioni scritturistiche:<br />

„…non sarebbe assurdo, dopo aver ascoltato quella voce mistica e proveniente<br />

dai cieli (quella <strong>de</strong>i Cherubini, intendo), contaminare l’udito con canti di<br />

prostitute e brani dissoluti (porniko‹j °smasi kaˆ katakeklasmšnoij<br />

mšlesi t¾n ¢ko¾n molÚnein)?” 29 .<br />

Nella III Omelia De Davi<strong>de</strong> et Saule, il predicatore sottolinea ancora<br />

una volta i pericoli insiti nelle rappresentazioni teatrali, che possono con-<br />

contrappone il banchetto, <strong>de</strong>scritto a tinte fosche come luogo di crapula e ubriachezza –<br />

mentre „un piatto di verdura con l’amore è meglio di un bue grasso con l’odio” (Prv 15,17)<br />

–, in cui, grazie ai suonatori di cetra e ai loro brani, chi festeggia fa entrare i <strong>de</strong>moni<br />

anziché il Signore: t¦ g¦r di¦ tîn phkt…dwn oÙd n ¥llo, À daimÒnwn °smata: In Epist.<br />

ad Col., Hom. 1,4 (PG 62, 306). Cfr. Exp. in Ps. 41,2 (PG 55, 157): „Coloro che fanno<br />

entrare mimi, ballerine e prostitute nei simposi, vi richiamano anche i <strong>de</strong>moni e il diavolo”.<br />

Subito dopo cita Eph 5,18-19 („E non ubriacatevi <strong>de</strong>l vino, il quale porta alla sfrenatezza,<br />

ma siate ricolmi <strong>de</strong>llo Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali,<br />

cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore”).<br />

27 In un passo il Crisostomo esalta esplicitamente l’utilità <strong>de</strong>i Salmi davidici a fini<br />

penitenziali, affermando: „I canti di Davi<strong>de</strong> (t¦ °smata t¦ Dauidik£) fanno scorrere<br />

copiosi rivoli di lacrime”: In ep. i ad Tim. (PG 62, 576). Nell’Hom. dicta postquam mart.<br />

(PG 63, 472) parla, in riferimento alla Chiesa universale, di „innumerevoli cori che<br />

intonano nella lingua <strong>de</strong>i Romani, in quella <strong>de</strong>i Siri, in quella <strong>de</strong>i barbari e in quella greca i<br />

canti di Davi<strong>de</strong> (t¦ toà Dau…d °smata)”.<br />

28 In Epist. ad Eph. (PG 62, 129): „Impara a salmodiare, e vedrai il diletto <strong>de</strong>lla<br />

cosa. Coloro che salmodiano (oƒ y£llontej), infatti, sono ricolmi di Spirito santo, così<br />

come quanti cantano canti satanici (oƒ °dontej t¦j satanik¦j òd£j) lo sono di spirito<br />

impuro”. Poco prima aveva citato Eph 5,18-21.<br />

29 Ad ill. catech. 2 (PG 49, 234). Giovanni Crisostomo aveva in prece<strong>de</strong>nza citato<br />

Gal 3,27, Io 6,58 e 6,57, Io 15,5 e 15,15, 2 Cor 11,2, Rm 8,29, Is 8,18, 1 Cor 12,27 ed Eph<br />

1,22.<br />

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