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Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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MUSICA E CANTO COME FATTORI D’IDENTITÀ<br />

chezza e <strong>de</strong>lla crapula, che provocano un allentamento <strong>de</strong>i freni inibitori,<br />

inducendo alla fornicazione e introducendo i <strong>de</strong>moni nelle case e nei cortei<br />

nuziali, e provocando in tal modo pericolosi cedimenti morali specie nelle<br />

categorie più sensibili, i giovani e le fanciulle.<br />

Se, dunque, la sua condanna <strong>de</strong>i canti conviviali, teatrali e nuziali<br />

nasce da un’esigenza di ordine morale, essa si associa a una serie di consi<strong>de</strong>razioni<br />

teologiche ed ecclesiali nel caso <strong>de</strong>l rifiuto <strong>de</strong>i canti giudaici.<br />

Dinanzi alla forza di attrazione esercitata sui cristiani dalle cerimonie e dai<br />

riti giudaici nell’Antiochia di IV secolo, Giovanni Crisostomo si trova<br />

costretto a registrare la partecipazione ai digiuni e alle feste ebraiche da<br />

parte <strong>de</strong>i suoi fe<strong>de</strong>li e a rinnovare i suoi pressanti appelli perché questi<br />

facciano ritorno nel popolo di Dio, attingendo a piene mani al repertorio<br />

antigiudaico. Così, non potendo negare il valore <strong>de</strong>lle Scritture ebraiche e in<br />

particolare <strong>de</strong>i Salmi, in uso anche presso i cristiani, Giovanni ricorre ai<br />

topoi <strong>de</strong>lla polemica antiebraica: gli ebrei sono <strong>de</strong>icidi, ottusi, testardi,<br />

carnali, non hanno rispettato la Legge finché essa era in vigore e si<br />

attengono alla lettera <strong>de</strong>lla me<strong>de</strong>sima ora che essa è stata superata<br />

dall’avvento di Cristo, festeggiano con canti, danze e squilli di trombe le<br />

loro solennità nonostante la distruzione di Gerusalemme e la cessazione <strong>de</strong>i<br />

sacrifici di sangue e <strong>de</strong>lle altre cerimonie e simboli cultuali legati al Tempio.<br />

Le loro musiche, le loro sinagoghe e le loro stesse anime, a <strong>de</strong>tta <strong>de</strong>ll’Antiocheno,<br />

sono contaminate dalla presenza <strong>de</strong>i <strong>de</strong>moni. Inoltre, la<br />

concessione divina <strong>de</strong>gli strumenti musicali agli ebrei per la liturgia era stata<br />

soltanto temporanea, per distoglierli <strong>de</strong>finitivamente dall’idolatria di cui<br />

erano ancora imbevuti dopo l’esodo dall’Egitto; mentre col ricorso al canto<br />

Dio, per bocca <strong>de</strong>i profeti, s’era prefisso di costringerli a rammentare di<br />

buona voglia i propri peccati, in modo da evitare di rica<strong>de</strong>rvi. In realtà, le<br />

prescrizioni relative all’utilizzo di strumenti musicali vanno intese in senso<br />

allegorico: l’uomo stesso, attraverso le lodi innalzate a Dio e le buone opere,<br />

diviene uno strumento musicale. Il concetto si dilata e assume respiro e<br />

portata ecclesiologici allorché il Crisostomo si sofferma sulle celebrazioni<br />

comunitarie.<br />

Ma, nonostante la condanna, meramente strumentale e motivata da<br />

consi<strong>de</strong>razioni teologico-dottrinali, <strong>de</strong>l canto e <strong>de</strong>lla musica ebraica, il pensiero<br />

di Giovanni è molto vicino alla prassi quotidiana ebraica, per due<br />

motivi. Il primo, com’è giustamente stato rilevato da Pasquato, risie<strong>de</strong> nel<br />

suo apprendistato monastico nell’ambiente ascetico siriaco, assai prossimo<br />

alla tradizione giudaica. Il secondo, sul quale non mi sembra si sia insistito<br />

abbastanza, è il ricorso continuo, direi quasi ossessivo, a temi contenuti<br />

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