Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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Olga MONNO
flessionali (omeoptoto) 12 , che lo stesso Servio, in chiusura di nota, segnala
come corretta mediante l’espressione secundum fidem 13 .
Il lemma virgiliano, dunque, ha offerto al commentatore l’opportunità
di introdurre interventi e osservazioni su una problematica di carattere
più generale, quella, cioè, della promiscuità del genere di alcuni nomi 14 . Tale
tematica risulta ampiamente discussa da tutta la trattatistica grammaticale
antica, i cui precetti Servio mostra di condividere appieno, specialmente
nelle opere tecniche, laddove distingue i genera in naturalia, se motivati
dalla ratio (natura o ars), ed ex autoritate, arbitrari e completamente convenzionali,
se giustificati dalla auctoritas e dalla consuetudo 15 . In parti-
altri codici tra cui il Gudianus) sia in tradizione indiretta (cfr. e.g. Quint. inst. 9,3,6, Char.
gamm. I,269,1-3, Schol. Hor. carm. 1,2,9, Philarg. Verg. ecl. 8,28, Prisc. gramm. II,144,16).
Va segnalato, tuttavia, che nella nota puntuale ad ecl. 8,28 lo stesso grammatico opterà per
la variante maschile, che l’auctus (in grassetto) giustificherà col tentativo da parte di
Virgilio di evitare l’omoteleuto: CVM CANIBVS TIMIDI V(ENIENT) A(D) P(OCVLA) D(AMNAE)
… et dammas masculino genere posuit: sic alibi „timidi dammae cervique fugaces”
(georg. 3,589): Horatius feminino ait „et superiecto pavidae natarunt aequore dammae”
(carm. 1,2,11-12). et hic, ne homoeoteleuton faceret dicendo 'timidae dammae'. L’incoerenza
in cui sembra caduto l’esegeta potrebbe spiegarsi con l’ipotesi che per il suo commento
egli disponesse o di svariate fonti esegetiche o di due o più codici virgiliani attestanti
lectiones diverse. Per la Mastellone (L’auctoritas di Virgilio cit., 114 n. 27) la compresenza
in Servio delle due lectiones confermerebbe la loro pari antichità nella tradizione testuale
delle Bucoliche.
12 Cfr. C. Facchini Tosi, Euphonia. Studi di fonostilistica (Virgilio, Orazio, Apuleio),
Bologna, 2001, 17-19 sull’uso virgiliano dell’omeoptoto, dagli antichi commentatori,
Servio in primis, spesso confuso con l’omoteleuto, da intendersi come similarità dei fonemi
finali di due o più parole (A. Traina, Forma e suono. Da Plauto a Pascoli, Bologna, 1999²,
75).
13 Espressione che ricorre solo in un altro luogo del commentario virgiliano, ad
Aen. 2,491 VI PATRIA secundum fidem generis sui, ut (Aen. 3,326) „stirpis Achilleae
fastus”. item de Hercule (Aen. 8,301) „salve vera Iovis proles”.
14 A titolo meramente esemplificativo si pensi, per tutti, all’autore del trattato De
dubiis generibus, Flavio Capro, dal quale Servio, che lo menziona sei volte (ad Aen. 6,525;
9,706; 10,344; 10,377; 10,788; 12,120), potrebbe essere stato influenzato (direttamente o
indirettamente) nella elaborazione delle sue osservazioni grammaticali in margine a
Virgilio. 15 Serv. gramm. IV,493,4-10 cetera vero, quae generare aut generari non possunt,
non habent certa genera a natura, sed ab auctoritate suscipiunt … ubi enim ars deficit,
succedit auctoritas; 499,1-2 in his ergo auctoritas sequenda est, quoniam deficit ratio. Cfr.
F. Gonzáles-Luis, El género gramatical en los Commentarii de Servio a Virgilio, in
Fortunatae, 1991, 2, 239-262, spec. 246 e Idem, Oscilaciones de género gramatical en el
gramático Servio, in Homenatge a J. Alsina. Actes del X simposi de la Seccio catalana de
la SEEC, Tarragona, 28-30 novembre 1990, II, ed. per E. Artigas, Tarragona, 1992, 83-87.