Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza
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SPIGOLATURE GRAMMATICALI E CITAZIONI DI AUCTORES<br />
per questa spiegazione. Piuttosto rimanda direttamente all’esempio di<br />
Terenzio, il quale, nel prologo <strong>de</strong>lla commedia, come Virgilio concorda a<br />
senso l’aggettivo sua ad Eunuchus (in eunuchum suam), evi<strong>de</strong>ntemente<br />
riferendosi alla fabula 7 . Diverso e opposto è invece il caso di Giovenale che,<br />
pur inten<strong>de</strong>ndo indicare la tragedia, concorda grammaticalmente finitus con<br />
Orestes, costituendo, dunque, un esempio e contrario (contra sensit). A<br />
queste esemplificazioni segue nella nota la segnalazione di altri casi di<br />
mutatio generis, giustificabili per metri ratio o ragioni di eufonia 8 : Hor.<br />
carm. 2,16,15 cupido sordidus aufert, in cui cupido è usato al maschile per<br />
evitare lo sgra<strong>de</strong>vole iato altrimenti generato dalla esatta concordanza<br />
(cupido sordida aufert), e Verg. georg. 3,539 9 , in cui damnae occorre al<br />
maschile per evitare l’omoteleuto, sebbene il genere proprio di questo vocabolo<br />
sia femminile 10 . Lo dimostra anche la concordanza virgiliana in ecl.<br />
8,28 timidae… damnae 11 , peraltro enfatizzata dall’omofonia <strong>de</strong>lle <strong>de</strong>sinenze<br />
proposizioni fanno riferimento allo stesso predicato). Di sillessi, omoteleuto e zeugma e<br />
<strong>de</strong>lle loro occorrenze in Servio trattò già, sebbene con maggiore schematicità, J. L. Moore,<br />
Servius on the tropes and figures of Vergil, in AJPh, 12, 1891, 157-191, 267-292, spec.<br />
279-281.<br />
7<br />
Ter. Eun. Prol. 31-33 eas se hic non negat / personas transtulisse in Eunuchum<br />
suam / ex Graeca.<br />
8<br />
Non a caso Quintiliano (inst. 1,6,2), nel comporre il catalogo <strong>de</strong>gli auctores a cui<br />
rifarsi per esempi grammaticali, dichiara di preferire oratori e storici, meno i poeti, i quali, per<br />
ragioni metriche, spesso ‘alterano’ il genere <strong>de</strong>i nomi.<br />
9<br />
Nel commento ad locum Servio registra lo stesso luogo oraziano (carm. 1,2,11)<br />
già citato nella nota ad ecl. 8,28 (cfr. infra n. 11) per documentare damnae al femminile,<br />
secondo un usus diverso da quello virgiliano. Consi<strong>de</strong>rando che a questo scopo egli avrebbe<br />
potuto ricordare anche Ovidio (fast. 3,646 currit ut auditis territa damna lupis) e ha invece<br />
preferito per la seconda volta ricorrere allo stesso verso di Orazio, Santini (L’auctoritas cit.,<br />
46) ritiene di poter valutare come alta la consi<strong>de</strong>razione in cui Servio teneva il poeta<br />
Venosino, evi<strong>de</strong>ntemente giudicato auctor più autorevole <strong>de</strong>l Sulmonese.<br />
10<br />
Che damna al maschile sia una usurpatio è, <strong>de</strong>l resto, la linea omogeneamente<br />
seguita dagli antichi grammatici, da Quintiliano (inst. 9,3,6) a Carisio (gramm. I, 269, 1-3)<br />
e Prisciano (gramm. II, 144, 11-19). Essi, non diversamente dagli esegeti virgiliani (cfr. e.g.<br />
Schol. Verg. Bern. georg. 1,183; Serv. Aen. 8,641), nella discettazione sul genere di alcuni<br />
nomi evocano spesso il bucolico timidi venient ad pocula damnae come exemplum per<br />
eccellenza di mutatio di genus, giustificando a Virgilio questo vitium in vario modo. Si noti,<br />
in particolare, come Prisciano accosti al virgiliano damnae, usato al maschile, l’occorrenza<br />
oraziana (carm. 1,2,11-12) <strong>de</strong>llo stesso vocabolo secondo il genere grammaticale femminile<br />
giudicato corretto.<br />
11<br />
La variante timidae damnae di ecl. 8,28 registrata in questa nota di Servio<br />
coinci<strong>de</strong> con quella tràdita dal codice virgiliano M, ma non con quella al maschile, comunemente<br />
accolta dagli editori mo<strong>de</strong>rni, più attestata sia in tradizione diretta (V P 2 e numerosi<br />
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