Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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Giovanni NIGRO
del Primo e Secondo Tempio. Dapprima riporta, senza fare nomi (tinšj),
l’esegesi allegorica di derivazione origeniana, che scorgeva nel timpano il
simbolo della mortificazione del corpo, e nel salterio la contemplazione dei
beni celesti 49 . Quindi afferma che, più semplicemente, essi furono tollerati
da Dio per venir incontro alla rozzezza di spirito degli ebrei, che avevano da
poco abbandonato l’idolatria praticata in Egitto: come per i sacrifici, si trattava
di una concessione temporanea alla loro debolezza 50 . Poco più avanti
anch’egli interpreta allegoricamente il detto del salmista (Ps 150,3: „Inneggiate
a Lui sul salterio e sulla cetra”): come esortava i Giudei a lodare
Dio con ogni strumento, così esorta i cristiani a farlo con tutte le membra,
secondo il detto paolino (Rm 12,1: „Offrite i vostri corpi come sacrificio
vivente, santo, gradito a Dio”). Infatti, se ogni parte del nostro corpo è correttamente
adoperata, l’uomo stesso diviene una cetra ben accordata che
innalza una melodia assai armoniosa e spirituale verso Dio 51 . Non solo, ma
la stessa Chiesa ha in sé una cetra costituita da corde spirituali, vale a dire
dai fedeli 52 .
2.1 Il canto cristiano
Come si è visto sopra, il Crisostomo afferma che Dio, vedendo che
molti uomini erano indolenti e sopportavano di malavoglia la lettura di cose
spirituali, ha mescolato alla profezia la melodia, per rendere la fatica più
49 Exp. in Ps. 149,3 (PG 55, 494). Cfr. E. Ferguson, The Active and Contemplative
Lives: The Patristic Interpretations of Some Musical Terms, in E. A. Livingstone (a cura
di), Studia Patristica XVI, Berlin, 1985, 17. In Exp. in Ps. 143,4 (PG 55, 462-63) Giovanni
dichiara, interpretando l’espressione n yalthr…J dekacÒrdw yalî soi, che è possibile
„usare il corpo al posto degli strumenti musicali, cantando non solo con la lingua, ma anche
con gli occhi, con le mani, coi piedi, con l’udito. Quando ciascuno di questi compie azioni
che rendono gloria e lode a Dio … le membra del corpo divengono salterio e cetra, e cantano
una nuova canzone, non per mezzo delle parole, ma per mezzo delle opere”.
50 Exp. in Ps. 150,2 (PG 55, 494. 497). Cfr. J. Quasten, Musik und Gesang in den
Kulten der heidnischen Antike und christlichen Frühzeit, Münster, 1973 (rist. dell’ediz. 1930),
cap. 3 (Die Auseinandersetzung des Christentums mit dem jüdischen Tempelkult. Die Abhängigkeit
der Liturgie Israels vom Götterkult der Ägypter nach Theodoret und Chrysostomus),
in part. 87-88.
51 Exp. in Ps. 150,3 (PG 55, 496-97).
52 In Ps. 145,2 (PG 55, 521-22): „Le nostre lingue infatti sono le corde della cetra,
poiché danno ciascuna un suono diverso (di£foron… fqÒggon), ma una devozione unanime
(sÚmfwnon d t¾n eÙsšbeian) (…) lo Spirito fonda la voce di ciascuno, e ricavi da tutte
un’unica melodia”.