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Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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174<br />

Giovanni NIGRO<br />

„Ecco infatti che il salmo, sopraggiungendo, ha contemperato le diverse voci<br />

(diafÒrouj kšrase fwn£j) e si è apprestato a far risuonare un unico canto<br />

assai armonioso (m…an panarmÒnion òd¾n), e giovani e vecchi, ricchi e<br />

poveri, donne e uomini, schiavi e liberi, abbiamo fatto riecheggiare tutti<br />

insieme una sola melodia (m…an tin¦ melJd…an). Se un citaredo, infatti,<br />

contemperando le diverse cor<strong>de</strong> con l’abilità <strong>de</strong>lla sua arte (t¦j diafÒrouj<br />

neur¦j … cer£saj), le ren<strong>de</strong> una pur restando esse molte, che c’è di strano se il<br />

potere <strong>de</strong>l salmo e <strong>de</strong>l canto spirituale ha realizzato lo stesso fenomeno?” 66 .<br />

L’assemblea <strong>de</strong>i fe<strong>de</strong>li è il luogo in cui si realizzano isegoria e isotimia,<br />

perché in essa non è dato ve<strong>de</strong>re né schiavo né libero, né ricco né povero, né<br />

potente né privato cittadino, ma ogni differenza sociale è dimenticata, e la<br />

terra imita il cielo 67 . Nella visione i<strong>de</strong>alizzata <strong>de</strong>l Crisostomo occorre che<br />

nella Chiesa ci sia sempre una sola voce. Per questo il lettore legge, e lo<br />

stesso vescovo lo ascolta in silenzio, e colui che salmeggia canta da solo:<br />

ma quando tutti intonano il responsorio, la voce <strong>de</strong>v’essere emessa come da<br />

una sola bocca 68 .<br />

Conclusioni<br />

Giovanni attribuisce gran<strong>de</strong> importanza al canto e alla musica, la cui<br />

consonanza naturale con l’anima <strong>de</strong>ll’uomo è profondamente insita in quest’ultimo.<br />

Non vi è in lui, quindi, un pregiudizio aprioristico contro l’utilizzo di<br />

quest’arte, di cui riconosce la funzione lenitiva <strong>de</strong>lle fatiche e quella educativa.<br />

Di contro ai lazzi apotropaici e alle oscenità <strong>de</strong>i canti conviviali, che<br />

inneggiano alle divinità pagane (vale a dire ai <strong>de</strong>moni) e istigano alla concupiscenza<br />

e all’adulterio, Giovanni leva però alta la sua voce, condannando<br />

anche e soprattutto il contesto in cui essi hanno luogo e gli eccessi di cui<br />

sono conseguenze. In particolar modo, ribadisce la sua condanna <strong>de</strong>ll’ubria-<br />

amareggiato la primitiva unità <strong>de</strong>lla Chiesa antiochena e gli attuali dissidi che la lacerano:<br />

„In passato tutti si riunivano e salmodiavano insieme. Lo facciamo anche oggi: ma allora in<br />

tutti c’era un’anima sola e un solo cuore (cfr. Act. 4,32); ora non si scorgerebbe neppure in<br />

una sola anima quella concordia, ma ovunque c’è una gran<strong>de</strong> lotta”: In Ep. i ad Cor., 36,5<br />

(PG 61, 313). Nel suo articolo la Broc analizza anche l’introduzione a Costantinopoli <strong>de</strong>i<br />

canti antifonari in funzione antiariana da parte di Giovanni, argomento su cui non<br />

intendiamo soffermarci: Jean Chrysostome cit., 92-94.<br />

66<br />

De studio praesentium 5,2 (PG 63, 486).<br />

67<br />

Ibi<strong>de</strong>m (PG 63, 486-7).<br />

68<br />

In Ep. i ad Cor., 36,6 (PG 61, 315).

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