Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza
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LA PROSOPOPEA DI ROMA NEI PANEGYRICI DEL 313 E DEL 321<br />
città di Roma, dolente per gli innumerevoli crimini di Massenzio, con le<br />
mani tese nell’atto di chie<strong>de</strong>re aiuto a Costantino 11 . Questo vibrante appello<br />
non lascia più dubbi: Roma, lacerata da numerose ferite, ha fatto la sua<br />
scelta, ha riconosciuto in Costantino colui che la salverà e additato Massenzio<br />
tra i sovversivi, nemici <strong>de</strong>lla patria e, dunque, parricida insieme ai suoi seguaci 12 .<br />
La scelta <strong>de</strong>lla prosopopea è prova <strong>de</strong>ll’approfondita e fine arte retorica<br />
<strong>de</strong>l panegirista <strong>de</strong>l 313 che, per raccontare le cause <strong>de</strong>lla guerra civile<br />
tra Costantino e Massenzio, potrebbe aver rielaborato gli strumenti retorici<br />
assimilati durante l’apprendistato alla scuola <strong>de</strong>l retore e arricchiti da un’approfondita<br />
conoscenza <strong>de</strong>lle <strong>de</strong>clamazioni sulle guerre civili 13 . Difatti il<br />
10 Paneg. IX, 14, 2. Si parla di prosopopea, calco <strong>de</strong>l greco proswpopoi…a, non<br />
solo per interventi di personae o res loquentes, ma anche per personaggi muti (Quint. inst.<br />
11, 1, 41). Essa veniva usata sia nell’oratoria giudiziaria sia nei panegirici perché nell’uno e<br />
nell’altro caso, pur essendo diverse le finalità <strong>de</strong>i due discorsi, si cercava di ottenere il<br />
favore <strong>de</strong>ll’uditorio (inst. 3, 8, 7). Secondo Menandro, la prosopopea è tra gli espedienti da<br />
usare nel basilikÕj lÒgoj nella sezione relativa alle pr£xeij (Rhetores Greci, ed.<br />
Spengel, III, 374, Lipsia, 1856), come si ricava anche dalla lettura <strong>de</strong>lla silloge <strong>de</strong>i Panegirici<br />
(W. S. Maguinness, Some Methods of the Latin Panegyrists, in Hermanthena, 47, 1932, 42-61).<br />
11 La qualifica di supplex riguarda sia gli <strong>de</strong>i che gli uomini. Nell’ambito <strong>de</strong>lle relazioni<br />
tra <strong>de</strong>i la divinità che voglia ottenere qualcosa di inerente ad un settore, situato al di<br />
là <strong>de</strong>lla propria specifica sfera di competenza, <strong>de</strong>ve rivolgersi in qualità di supplex al dio<br />
preposto a quel settore particolare. Nel campo <strong>de</strong>lle relazioni interumane è la persona a<br />
vario titolo in crisi che adotta l’atteggiamento <strong>de</strong>l supplex nei riguardi <strong>de</strong>lla persona dalla<br />
quale si atten<strong>de</strong> la risoluzione <strong>de</strong>lla propria crisi. Pertanto è chiaro che Roma, nel panegirico<br />
<strong>de</strong>finita supplex, è quasi posta in una posizione di subalternità rispetto a Costantino,<br />
<strong>de</strong>l quale chie<strong>de</strong> l’intervento. Cfr. M. Massenzio, s.v. supplex / supplicium, in Enciclopedia<br />
virgiliana, IV, Roma, 1988; Ph. Heuzé, L’image du corps dans l’ouvre <strong>de</strong> Virgile, Roma,<br />
1985, 603-633.<br />
12 Paneg. IX, 3, 6. La difesa <strong>de</strong>lla patria è il discrimine per classificare i cittadini e<br />
distinguere i boni cives e amantes patriae dai nemici, i patriae parricidae.<br />
13 L’uso <strong>de</strong>lla prosopopea dimostrava il possesso di una notevole abilità oratoria.<br />
Difatti questo esercizio stilistico era parte integrante <strong>de</strong>lla formazione <strong>de</strong>i poeti e di quelli<br />
che sarebbero diventati scrittori di storia (inst. 3, 8, 49). Questa figura sententiarum, inoltre,<br />
era frequentemente usata nei racconti <strong>de</strong>lle guerre civili e rispon<strong>de</strong>va alla ten<strong>de</strong>nza propria<br />
<strong>de</strong>lla cultura romana di reificare i crimini contro la patria. Quando, però, si concluse il<br />
periodo più turbolento <strong>de</strong>lla vita <strong>de</strong>lla repubblica, segnato dallo scontro <strong>de</strong>lle manus<br />
fraternae, le guerre civili diventarono un buon soggetto poetico o un tema <strong>de</strong>lle<br />
<strong>de</strong>clamazioni, a parere di Petronio (118, 6). In questa prospettiva la trattazione <strong>de</strong>lla guerra<br />
civile era solo retorica e il sostrato storico, in origine essenziale, era consi<strong>de</strong>revolmente<br />
ridotto. Anche i panegiristi pare abbiano attinto a questo fecondo vivaio per costruire la<br />
propaganda <strong>de</strong>l vincitore e usato, in un periodo in cui le guerre civili non suscitavano più lo<br />
s<strong>de</strong>gno commosso <strong>de</strong>i cittadini, gli argomenti cristallizzati dalla tradizione retorica,<br />
sapendo di fare riferimento ad un immaginario in comune con l’uditorio. Per il<br />
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