Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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Olga MONNO
Su un piano generale, preme sottolineare che tali assenze autoriali
nei trattati artigrafici si giustificano con la finalità stessa delle Artes, rivolte
ad un pubblico, latinofo o grecofo e, sempre più spesso, barbarico, caratterizzato
da degradate o del tutto inesistenti competenze linguistiche 22 . Concepite
come grammatiche per studenti che devono imparare a parlare correttamente
la lingua latina esse, spesso dominate „dal più rigoroso sforzo di
sintesi e formalizzazione concettuale” 23 , puntano ad esporre le regole quanto
più chiaramente possibile, in modo da costituire una base essenziale di morfologia.
In quest’ottica, ai fini, cioè, di facilitare l’apprendimento, risultano
molto più utili precise indicazioni sul sistema delle declinazioni, per quel
che riguarda i nomi, e sulla divisione di modi, tempi e persone, per quel che
attiene al verbo, piuttosto che martellanti riferimenti ad auctores.
Diverso, invece, il caso di un commentum come quello serviano a
Virgilio, la cui finalità rimaneva sì quella di insegnare la lingua, ma passando
obbligatoriamente per la letteratura. Ecco il motivo per cui, alle citazioni
compendiate o anonime, pur sufficientemente perspicue al fine di illustrare
l’incidenza e la peculiarità di una regula o di un vitium linguistico, Servio,
che certamente tenne conto delle fonti grammaticali anteriori, preferì più
precise citazioni letterarie. Il terenziano ‘Eunuchum suam’, che riemerge
dall’exemplum fictum ‘Eunuchus comoedia’ è, infatti, più decisamente connotato
nella direzione del recupero del bagaglio storico-letterario attraverso
il palese disambiguamento dell’auctoritas poetica, reso possibile dalla particolare
natura del prologo che a scopo polemico accoglie, come è noto, rinvii
autoreferenziali alla commedia e al suo autore. Tenendo conto di questa
‘eccezionalità’ del luogo comico, la riabilitazione fatta da Servio risulta
prodotta da un vaglio critico ancor più lucido. Quanto al secondo exemplum,
per allinearsi con la tradizione artigrafica in cui è decisamente più diffuso
l’esempio ‘Orestes tragedia’ e rimanere comunque coerente con il proprio
metodo citazionale, basato sul recupero dell’identità autoriale, il grammaticus
avrebbe dovuto registrare un verso tratto da un’omonima tragedia,
greci, tratti dalle Satire. Cfr. M. Passalacqua, I codici di Prisciano, Roma, 1978, e C. Jeudy,
Glossaires juvénaliens du haut moyen âge, in Les manuscripts des lexique et glossaries de
l’antiquité tardive à la fin du moyen âge, Louvain-Neuve, 1996, 253-292, spec. 253, 255 ss.
22 M. De Nonno, Grammatici, eruditi, scoliasti: testi, contesti, tradizioni, in Grammatica
e grammatici latini: teoria ed esegesi. Atti della I giornata ghisleriana di filologia
classica. Pavia 5-6 aprile 2001, a cura di F. Gasti, Como, 2003, 13-28, spec. 15.
23 Come si riscontra nelle anonime Declinationes nominum, Ars Abianensis, Ars
Bernensis o nel trattatello priscianeo Institutio de nomine, de pronomine et verbo per cui
cfr. la recente riedizione, dopo quella del Keil, a cura di M. Passalacqua (Urbino, 1992).