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Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

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206<br />

Francesco SCODITTI<br />

e <strong>de</strong>ll’esiguo numero <strong>de</strong>gli stessi (ars 203 foramine pauco). Le frasi musicali<br />

erano semplici. Lo strumento era dotato di pochi fori, di solito tre sulla canna<br />

di sinistra e quattro sulla <strong>de</strong>stra 18 , per cui aveva un’estensione melodica di<br />

una sola ottava e non era sicuramente in grado di muoversi tra differenti tipi<br />

di scale, a differenza di una tibia complessa, come quella in uso ai tempi <strong>de</strong>l<br />

poeta, con molti più fori, le cui melodie dovevano essere tecnicamente più<br />

artificiose. Così nell’adspirare et a<strong>de</strong>sse (ars 204), dove s’inten<strong>de</strong> il ruolo<br />

subordinato <strong>de</strong>lla tibia nel sostenere con il proprio timbro il canto corale ed<br />

essergli accanto nell’esecuzione <strong>de</strong>lla stessa melodia, il velato richiamo polemico<br />

di Orazio potrebbe essere rivolto ai contemporanei e smodati spettacoli<br />

danzati <strong>de</strong>i pantomimi, dove gli effetti strumentali e corali risultavano ben<br />

più sonori.<br />

Orazio, quindi, in sintonia con il suo ruolo di poeta lirico, sembra<br />

propen<strong>de</strong>re per una attività musicale elegante, in termini mo<strong>de</strong>rni „cameristica” 19 ,<br />

dove i timbri siano morbidi e raffinati; una soluzione strumentale a lui gradita<br />

era sicuramente l’unione timbrica <strong>de</strong>l flauto (fistula), <strong>de</strong>finito appunto dulcis (carm.<br />

1, 17, 10), con uno strumento a corda (lyra), un accoppiamento sonoro a cui<br />

il poeta fa spesso riferimento nei suoi carmi: cur pen<strong>de</strong>t tacita fistula cum<br />

lyra? (carm. 3, 19, 20) oppure sonante mixtum tibiis carmen lyra (ep. 9, 5).<br />

Anche la cetra severa e solenne <strong>de</strong>l passato (ars 216 sic etiam fidibus<br />

voces crevere severis) probabilmente si era amplificata in maniera quasi<br />

innaturale nelle sue possibilità tecniche, aumentando sempre più il numero <strong>de</strong>lle<br />

cor<strong>de</strong>; in realtà, che questo strumento partecipasse, oltre al flauto, all’accompagnamento<br />

<strong>de</strong>lle rappresentazioni teatrali è cosa non certa o frequentemente<br />

attestata 20 , quindi, riferendosi a ciò che avveniva sulla scena romana, il poeta<br />

anche qui potrebbe richiamarsi all’esagerato spettacolo pantomimico, dove<br />

certamente erano presenti alcuni tipi di cordofoni insieme agli strumenti a<br />

fiato e percussioni.<br />

In <strong>de</strong>finitiva, l’autore è interessato a <strong>de</strong>lineare un netto contrasto tra<br />

un’età aurea d’innocente semplicità e la contemporanea sofisticazione <strong>de</strong>l-<br />

18 Varro. ling. 3, 7 quattuor foraminum fuisse tibias apud antiquos. Vedi anche M.<br />

P. Guidobaldi, Musica e danza, Roma, 1992, 41.<br />

19 Nell’accezione comune l’espressione musica da camera <strong>de</strong>signa una specificazione<br />

quasi di ordine quantitativo, dovuta al minor numero di strumenti ed esecutori ch’essa<br />

richie<strong>de</strong>: ne consegue la ridotta sonorità e il carattere intimo che la rendono adatta alla<br />

„camera”, ossia all’ambiente privato e domestico, anziché al teatro o alla gran<strong>de</strong> sala. Vedi<br />

voce Camera, Musica da, in Enciclopedia <strong>de</strong>lla Musica, I, Milano, 1972<br />

20 A. Rostagni, Commento all’Ars Poetica, Torino, 1930, 63.

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