Facultatea de Istorie - Universitatea Alexandru Ioan Cuza

SPIGOLATURE GRAMMATICALI E CITAZIONI DI AUCTORES
forse quella di Pacuvio che egli mostra altrove di conoscere 24 . Ma la diversa
strutturazione di un prologo di tragedia arcaica non offriva verosimilmente
un’occasione simile a quella della commedia terenziana e giustifica perciò il
ricorso da parte dell’esegeta ad altro exemplum letterario, che nel caso
specifico è il verso della prima satira di Giovenale, in cui il poeta, lamentandosi
delle infinite declamazioni sui soliti argomenti mitologici,
menziona un lungo e a quanto pare noioso poema dedicato alla figura del
matricida (necdum finitus Orestes). Si aggiunga, inoltre, che le modalità con
cui la citazione di Giovenale viene presentata nella nota serviana e la funzione
da essa assolta sono significativamente diverse rispetto alle modalità e
alla funzione con cui l’exemplum fictum ‘Orestes tragoedia’ occorre
all’interno della varia tradizione grammaticale latina a noi pervenuta. Ne
costituiscono riprova innanzi tutto le parole con cui Servio introduce la citazione,
in quanto con ‘contra sensit’ il grammaticus palesa chiaramente le
sue intenzioni di illustrare la regola grammaticale della concordanza questa
volta con un esempio e contrario, tratto, cioè, da un autore scelto quale
testis in contraddizione con tale regola. Egli opera, dunque, con finalità
esattamente opposte a quelle con cui ‘Eunuchus comoedia’ e ‘Orestes tragoedia’
si trovano spesso abbinati nel materiale classificatorio artigrafico. E
in questo senso va interpretato anche l’accostamento, in chiusura di nota, dei
due loci virgiliani, attestanti l’uno l’uso anomalo di damnae al maschile,
l’altro quello corretto al femminile, in quanto permettono all’esegeta di
dimostrare come uno stesso autore, a seconda dei casi e della convenienza,
possa in piena consapevolezza eccepire o meno dalla regola.
In particolare, è proprio l’aggiuntiva citazione ecl. 8,28 ad offrire un
valido sostegno al recupero per antitesi del verso satirico, in un’operazione
che si presenta, dunque, solo a prima vista come difesa della correttezza
elocutiva di Virgilio, primo oggetto dell’analisi serviana. A ben guardare,
infatti, il modo in cui procede la nota, che trascende dalla contingenza del
luogo virgiliano per disquisire più a larghe linee del problema grammaticale
24 Che Servio stesso identifica con l’autore di un’opera teatrale dedicata ad Oreste
(cfr. ad Aen. 4,473 SEDENT IN LIMINE DIRAE a Pacuvio Orestes inducitur Pyladis admonitu
propter vitandas furias ingressus Apollinis templum) e alla cui auctoritas ricorre spesso.
Cfr. e.g. ad Aen. 2,506 e 557, dove, attraverso il rinvio ad una non altrimenti denominata
Pacuvii tragoedia (per la cui identificazione, ancora incerta, cfr. G. D’Anna, Pacuvio ha
scritto un Orestes?, in StudUrb, 39, 1965, 39, 47-69, spec. 48-49 e 61), viene documentata la
variante meno nota di Priamo trucidato da Pirro in litore piuttosto che nella sua reggia. Per
le influenze dell’Oreste di Pacuvio in Virgilio cfr. il sempre utile G. D’Anna, Didone e Anna in
Varrone e Virgilio, in Virgilio. Saggi critici, Roma, 1989, 159-196, spec. 176-177, 180-182.
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